Approfondimenti

27/04/2017 - StarNews – Invariata la politica monetaria della BCE con tassi fermi a zero. Draghi: “Meno rischi per la crescita, mentre per l’inflazione ancora insufficienti i motivi di fiducia”

Il Consiglio direttivo della BCE ha lasciato invariati i tassi di interesse. Sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la BCE, rimarranno invariati rispettivamente a zero, allo 0,25% e al -0,40%.

Il board, inoltre, prevede tassi di interesse su livelli pari o inferiori a quelli attuali per un prolungato periodo di tempo e ben oltre l’orizzonte degli acquisti netti di attività.

Quanto alle misure non convenzionali di politica monetaria, conferma il piano di Quantitative easing al ritmo mensile di 60 miliardi di euro fino alla fine di dicembre 2017 o anche oltre se necessario, e in ogni caso finché non riscontrerà un aggiustamento durevole dell’inflazione, coerente con il target del 2% stabilito dalla BCE.

Meno scontate le dichiarazioni del presidente della BCE, Mario Draghi. Riscontra meno rischi al ribasso sullo scenario di crescita, tranne che sul versante dell’inflazione, sulla cui ripartenza l'istituto centrale ritiene ancora di non disporre di sufficienti motivi di fiducia. “Il recente aumento dei prezzi – puntualizza - è stato di breve durata ed ha già perso forza”.

“Si tratta di una distinzione della massima importanza - sottolinea Draghi - un conto sono i rischi sulla crescita, un altro quelli per la stabilità dei prezzi, da tempo ormai unico mandato per la banca centrale. Se tra i consiglieri Bce c'è chi è più ottimista di altri sulla ripartenza dell'economia, in materia di prospettive di inflazione non regna tra i governatori alcun dissenso”.

"I dati diffusi dopo il nostro consiglio di marzo – riferisce Draghi - confermano un ridimensionamento dei rischi al ribasso, legati prevalentemente a fattori globali, e un consolidamento della ripresa ciclica nella zona euro: sta diventando sempre più solida e ampiamente distribuita”.

L'orientamento espansivo, tuttavia, secondo il numero uno della BCE, resta necessario, in quanto è in relazione diretta solo con lo scenario previsto per i prezzi. “Di certo – rileva Draghi - con il miglioramento delle prospettive di crescita dovrebbero venire meno anche i rischi al ribasso sull'inflazione, ma a questa fase non siamo ancora arrivati".

"Non facciamo politica monetaria in base agli esiti elettorali", ha detto il numero uno dell'Istituto di Francoforte a chi gli ha chiesto se la corsa per l'Eliseo possa aver influenzato le decisioni di politica monetaria. D’altra parte, è vero che il direttivo, se anche avesse potuto sbilanciarsi, non lo avrebbe fatto prima del ballottaggio del prossimo 7 maggio in Francia, in cui rischia ancora di vincere la candidata antieuropeista Marine Le Pen.

Sulle decisioni di politica economica prese dal presidente Usa, Donald Trump, Draghi ha detto che "sarebbe prematuro reagire o prendere decisioni sulla base delle future politiche seguite dall'amministrazione statunitense e che, comunque, il rischio di protezionismo commerciale potrebbe essere in qualche modo diminuito".


Invia per E-mail stampa facebook Più Share on Google+ Share on LinkedIn