Approfondimenti

27/02/2019 StarNews – Powell preoccupato per Ue, Cina e debito pubblico Usa: “Necessario il wait and see nei rialzi dei tassi”

“I rischi provenienti da Europa e Cina sono particolarmente rilevanti e desta preoccupazione anche il debito pubblico statunitense, su una rotta ormai insostenibile". Così il presidente della Federal reserve, Jerome Powell, nell’audizione semestrale davanti al Congresso.

“Il Pil degli Stati Uniti, nel 2018, è cresciuto verosimilmente di poco meno del 3% contro il +2,5% del 2017”, ha dichiarato il banchiere. "Lo scorso anno, infatti, – ha spiegato – la crescita è stata sostenuta dai forti rialzi delle spese ai consumi e degli investimenti aziendali, ed è stata alimentata da incrementi nell'occupazione e nei salari, dall'ottimismo di famiglie e aziende, e dalle azioni di politica fiscale. Negli ultimi due mesi, invece, alcuni dati si sono indeboliti".

Di qui l’atteggiamento "paziente" della Fed nel percorso di rialzo dei tassi, la cui opportunità è stata ribadita dal governatore Powell davanti al Congresso.

La posizione di "wait and see" dell’istituto, peraltro, ha spinto in avanti l'euro nei confronti del biglietto verde.

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20/09/2018 StarNews – Ocse, crescita economica globale: stime riviste al ribasso a +3,7% sia nel 2018 che nel 2019

La crescita globale si stima a +3,7% sia nel 2018 che nel 2019 dopo l’ultima revisione dell'Economic outloook redatto dall'Ocse. Le previsioni, pertanto, sono inferiori rispettivamente dello 0,1% e dello 0,2% rispetto alle stime di maggio scorso.

Secondo l'organizzazione con sede a Parigi, dunque, il picco di crescita sarebbe ormai alle spalle (+3,8% nel 2017), mentre aumentano i rischi al ribasso: "Un aggiustamento più rapido del previsto delle politiche monetarie nelle economie avanzate, o un aggravamento delle tensioni sul commercio potrebbero generale ulteriori pressioni sui mercati e sulle economie emergenti".

Sulle stime, in particolare, pesano dazi e guerra commerciale. Sebbene il rallentamento del commercio internazionale si concentri attualmente su Cina, Canada e Messico, gli effetti potrebbero estendersi anche all'area euro. Proprio gli scambi globali, annotano dall'Ocse, hanno rallentato nella prima metà del 2018, con le tensioni "che hanno già mostrato i loro riflessi negativi sulla fiducia e sui piani d'investimento".

Un ulteriore rischio è rappresentato dal possibile irrigidimento della politica monetaria negli Stati Uniti. La divergenza nei tassi di interesse reali ha già determinato un deprezzamento di gran  parte delle valute rispetto al dollaro Usa. Un'ulteriore escalation potrebbe portare a una crisi valutaria in alcune economie in via di sviluppo come, ad esempio, Turchia e Argentina, con inevitabili ripercussioni sull'economia globale.

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11/04/2018 StarNews – Fmi, Lagarde: "I governi evitino il protezionismo. Fa male a tutti, specie ai più poveri”

"I governi devono evitare il protezionismo in tutte le sue forme. La storia ci insegna che le restrizioni all'import fanno male a tutti, soprattutto ai consumatori più poveri". A dirlo è Christine Lagarde, direttore generale del Fondo monetario internazionale, in un intervento alla University of Hong Kong.

"Il sistema di scambi commerciali internazionali – ha spiegato - ha trasformato il mondo. Ma questo sistema di regole e responsabilità condivisa ora rischia di essere distrutto. Il che sarebbe imperdonabile, un fallimento collettivo".

Lagarde resta ottimista sulla crescita economica mondiale, purché, sottolinea, "i governi proseguano sulla strada delle riforme. Bisogna riparare il tetto nei periodi in cui splende il sole. Le riforme necessarie sono spesso politicamente difficili da varare ma sono più efficaci e facili da attuare quando le economie crescono. Abbiamo bisogno di più coraggio, nelle stanze dei governi, nelle aziende, e nelle nostre menti".

Il direttore del Fmi ha lanciato un monito anche per il debito pubblico e privato: “Insieme hanno raggiunto a livello globale la quota record di 164.000 miliardi di dollari. Un indebitamento elevato rende governi, aziende e famiglie più vulnerabili a una stretta delle condizioni finanziarie".

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14/03/2018 StarNews – BCE, Draghi: “Qe sarà chiuso quando vedremo correzione sostenibile dell’inflazione. Per ora restano rischi e incertezze”

“Il Quantitative easing si potrà chiudere quando ci sarà una condizione chiara: dobbiamo vedere una correzione sostenibile nel percorso dell'inflazione verso il nostro obiettivo, ossia vicino al 2%". A dirlo è stato il presidente della BCE, Mario Draghi, in un convegno a Francoforte.

Quindi ha aggiunto: "La politica monetaria deve restare paziente, persistente e prudente per assicurare che l'inflazione torni verso il nostro obiettivo del 2%. Siamo più fiduciosi rispetto al passato ma restano rischi e incertezze. E dobbiamo ancora vedere prove convincenti del fatto che le dinamiche di inflazione si stiano muovendo nella giusta direzione”.

D’altra parte, anche fattori come l'evoluzione dei tassi di cambio e le misure protezionistiche varate dagli Usa, commenta il governatore, "potrebbero rappresentare dei rischi per le prospettive dell'inflazione".

"Entro il 2020 prevediamo che la disoccupazione cali al 7,2% - ha precisato il numero uno della BCE - Il mercato del lavoro è in ripresa, con un aumento di circa 7,5 milioni di posti dalla metà del 2013. Nell'Eurozona tutti i posti persi durante la crisi sono stati recuperati e il tasso di disoccupazione è ai minimi da dicembre 2008. Ma ci sono interrogativi sulla qualità di questi posti di lavoro, tra cui aumenta l'incidenza di part-time e contratti a termine".

Lascia ben sperare anche l’andamento della crescita nell'eurozona, "più forte delle attese, sostenuta da un rafforzamento della fiducia. Ma non possiamo ancora dire di aver completato il lavoro. La nostra politica monetaria dovrà dunque essere calibrata per centrare l'obiettivo”.

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22/02/2018 StarNews – BCE: “Prematuro modificare guidance e politica monetaria nonostante la revisione al rialzo delle prospettive di inflazione”

Per la BCE è prematuro modificare il tenore della comunicazione al mercato della forward guidance e la politica monetaria tendenzialmente espansiva, con tassi di interesse fermi ai minimi storici e un piano Qe depotenziato sino a settembre 2018. Ciò malgrado la revisione al rialzo delle prospettive di inflazione (1,5% nel 2018, 1,7% nel 2019 e 1,8% nel 2020), collegate a un tasso di crescita dell'economia più brillante”.

È quanto emerso dalle minutes pubblicate oggi sull'ultimo incontro di politica monetaria della BCE, tenutosi il 24-25 gennaio scorso.

Il Board dell’istituto di Francoforte, inoltre, si è mostrato preoccupato per lo scoppio di una guerra valutaria. Il recente apprezzamento del cambio euro/dollaro e la volatilità che ne è scaturita, infatti, ai banchieri sembra ascrivibile sorpattutto a un deprezzamento del dollaro, non compatibile con la forza dell'economia Usa, che al deprezzamento dell'euro.

Di qui, il dubbio che il governo statunitense stia deliberatamente svalutando la propria divisa e le preoccupazioni per i riflessi che ciò potrà avere sulla competitività del commercio europeo.

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05/02/2018 StarNews – BCE, Draghi: “Pil area euro sopra il potenziale e le previsioni, e occupazione al livello più alto dall'introduzione dell'euro. Inflazione vicina al target, anche se è presto per cantare vittoria”

“Il Pil dell'area euro sopra il potenziale, a +2,5% nel 2017 dall'1,7% previsto a dicembre 2016, e occupazione al livello più alto dall'introduzione dell'euro. L’inflazione è vicina al target, ma presto  per cantare vittoria. Merito anche delle misure di politica monetaria dell'Eurotower, che hanno sostenuto soprattutto le piccole e medie imprese”. Così il presidente della BCE, Mario Draghi, inaugura il nuovo anno di audizioni al Parlamento europeo con un messaggio di fiducia.

 "Anche se si è rafforzata la nostra fiducia che l'inflazione convergerà verso l'obiettivo" del 2% - precisa Draghi – dobbiamo ricordare che dopo un aumento al 2% all'inizio del 2017, da maggio l'inflazione fluttua tra 1,3% e 1,5%, ed è soggetta a nuovi venti contrari nati dalla recente volatilità nei tassi di cambio. Una situazione che, tra l'altro, ha implicazioni per le prospettive a medio termine che richiedono uno stretto monitoraggio".

Il presidente ha rassicurato anche sui tassi d'interesse: “Resteranno ai livelli attuali per un periodo esteso di tempo, e ben oltre l'orizzonte del programma di acquisto di asset".

Sul fronte della crescita, sottolinea che "l'espansione economica nella zona euro è robusta e ampiamente diffusa, e il grado di dispersione dei tassi di crescita fra i vari Paesi è ai livelli più bassi da 20 anni a questa parte. Di conseguenza, vediamo crescita positiva in oltre l'85% dei settori dell'economia dell'eurozona contro una media storica del 74%”.

“E anche l'occupazione – aggiunge -, in continua ripresa, ha raggiunto i livelli più alti dall'introduzione dell'euro. Il numero di persone occupate è aumentato di circa 7,5 milioni da quando ha toccato un minimo a metà 2013. I redditi delle famiglie aumentano. Importante il sostegno degli investimenti delle imprese, puntellati dalla crescente domanda da PAesi extra area euro".

Ma bisogna affrontare ancora, rileva Draghi, eredità ancora pesanti del passato, come gli stock di crediti deteriorati, evitando che se ne accumulino altri: “Servono sforzi aggiuntivi – afferma – di banche, supervisori, regolatori e legislatori, per creare un ambiente in cui gli npl possano essere smaltiti. Inoltre, va completata l'Unione bancaria con lo schema comune di garanzia sui depositi, perché tutti nella zona euro dovrebbero aver fiducia che i soldi nel proprio conto abbiano lo stesso livello di protezione. E va messo in campo anche il paracadute per il fondo salva-banche”.

Infine, il governatore mette in guardia dai possibili effetti negativi della riforma del fisco Usa: “Potrebbe scatenare una guerra fiscale globale a chi offre condizioni migliori alle imprese, erodendo così le basi imponibili dei Paesi Ue”.

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22/09/2017 StarNews – Draghi: “Dopo 17 mesi di crescita nell'area euro, oltre 6 mln di nuovi posti di lavoro. Ma contro disoccupazione giovanile occorre intervenire su cause strutturali”

“Il Pil della zona euro, in crescita da 17 trimestri consecutivi, ha creato oltre 6 milioni di posti di lavoro”. Lo ha ricordato Mario Draghi, presidente della BCE, in un discorso al Trinity College di Dublino.

“La disoccupazione giovanile - ha riferito il governatore - dal picco del 24% nel 2013 è scesa al 19% nel 2016 ma resta di circa 4 punti percentuali più alta rispetto all'inizio della crisi, nel 2007”.

In alcuni Paesi dell'area si sono fatti passi avanti, ma per Draghi, bisogna affrontare le cause strutturali del problema, assicurando un livello uniforme di tutele tra i lavoratori, accordi flessibili, programmi di formazione, apertura al commercio e sostegni alla mobilità sociale.

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07/09/2017 StarNews – BCE lascia tassi invariati. Il presidente Draghi: "Crescita solida e diffusa. Ma ancora rischi al ribasso. Se necessario siamo pronti a rafforzare il Qe"

La crescita economica nell'area euro appare solida e diffusa tra tutti i settori. D’altra parte, persistono rischi al ribasso, legati soprattutto alle dinamiche globali e ai tassi di cambio. È quanto ha rilevato il presidente della BCE, Mario Draghi, lo scorso 7 settembre nella conferenza successiva al meeting di politica monetaria dell’istituto.

Il Consiglio direttivo dell’Eurotower, come previsto, ha lasciato invariati i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali allo 0%, su quelle di rifinanziamento marginale allo 0,25% e sui depositi in banca centrale a -0,40%.

Draghi, inoltre, ha ribadito la necessità di una politica monetaria accomodante per favorire la crescita delle pressioni inflazionistiche e la disponibilità del Consiglio direttivo, già dalla prossima riunione di ottobre, a discutere su possibili incrementi del programma di acquisti in termini di entità e/o durata, se le circostanze dovessero richiederlo.

La Banca centrale europea ha rivisto di nuovo al rialzo le stime per il Pil nel 2017, al +2,2% dal precedente +1,9%. Ha lasciato invariate, invece, quelle per il 2018, a +1,8%, e per il 2019, a +1,7%. Il governatore della BCE ha anche ripetuto che l’andamento dei prezzi nell’area euro “deve ancora mostrare segnali convincenti di un rialzo sostenuto”.

L’istituto centrale, infatti, ha rivisto al ribasso le stime di inflazione per 2017 (a +1,5%), per il 2018 (a +1,2% da +1,3%) e per il 2019 (a +1,5% da +1,6%). 

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13/07/2017 StarNews – Beige Book della Fed: "Attività economica Usa cresce a un ritmo che da lieve passa a moderato"

"L’attività economica cresce a un ritmo che da lieve passa a moderato in tutti e 12 i distretti in cui sono divisi gli Stati Uniti". Lo rileva il Beige Book, il rapporto periodico della Federale Reserve sullo stato di salute delle regioni economiche del Paese.

Il report, riferito al periodo terminato lo scorso 30 giugno, ha registrato una ripresa ma ha posto l'accento sulla debolezza dei salari e delle assunzioni: "L'occupazione ha mantenuto un ritmo d'espansione da modesto a moderato e la tendenza è la stessa per i salari, anche se con una disoccupazione al 4,4%, le preoccupazioni sono arrivate di recente proprio dal fronte salariale, le cui pressioni, sono comuni a posizioni poco e altamente qualificate. Le nuove assunzioni – riferisce il report - sono state limitate dalla mancanza di lavoratori qualificati”.

La spesa dei consumatori, invece, scrive l’istituto di Washington nel documento, "sembra in crescita, anche se le vendite di auto sono calate nella metà dei distretti”.

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12/07/2017 StarNews – Yellen: “Fed continuerà ad aumentare in modo graduale i tassi per sostenere l'espansione economica”

“La Fed continuerà ad aumentare in modo graduale i tassi per sostenere l'espansione economica”.

A dirlo è Janet Yellen, presidente della Federal reserve, durante la consueta audizione semestrale davanti alla Commissione Finanza della Camera e a pochi giorni dalla prossima riunione della Fed, in programma a fine luglio.

“L'economia statunitense – ha spiegato - continuerà ad espandersi a un ritmo moderato nei prossimi due anni, il mercato del lavoro potrà rafforzersi ulteriormente e l'inflazione salirà al 2%. La politica monetaria della Fed, dunque, è ancora orientata a un sentiero di rialzi graduali dei tassi di interesse".

Yellen ha ribadito anche che le azioni per la riduzione del bilancio della Banca centrale, volato sopra i 4.500 miliardi di dollari a causa delle misure varate dopo la crisi finanziaria, "inizieranno quest'anno, visto che l'economia procede nel solco delle previsioni".

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04/07/2017 StarNews – Praet: “BCE non è pronta per la riduzione dello stimolo monetario. Serve più tempo per centrare l’obiettivo dell’inflazione”

Peter Praet, membro dell'esecutivo e capo economista della BCE, ha frenato sull’ipotesi di riduzione dello stimolo monetario da parter dell’Eurotower. La BCE, ha spiegato Praet in un intervento al ministero dell’Economia a Roma, non ha ancora completato la sua missione, perché la convergenza dell’inflazione verso l’obiettivo fissato dall’istituto (appena sotto il 2%) ha bisogno di più tempo per mostrarsi in modo convincente nei dati".

“L’economia dell’area euro – spiega Praet – sta migliorando e l’ampia coda negativa nelle aspettative di inflazione, che era così visibile all’inizio del nostro programma di acquisto di titoli, è praticamente scomparsa. Ciò rafforza la fiducia dell’istituto su un’inflazione in grado di muoversi gradualmente verso l’obiettivo, ma i dati restano molto volatili e le misure delle pressioni di fondo sui prezzi restano modeste”.

“Lo scenario di base per l’inflazione futura – conclude - resta dipendente in modo cruciale da condizioni finanziarie molto favorevoli che dipendono soprattutto dalla politica monetaria accomodante in atto".

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27/06/2017 StarNews – Draghi: “Politiche di stimolo della BCE hanno ridotto la disuguaglianza in Europa, altamente destabilizzante"

"Lo scenario economico è migliorato e la politica monetaria ha giocato il suo ruolo", ha detto il presidente della BCE, Mario Draghi, in apertura del meeting delle banche centrali in corso a Sintra (Portogallo).

Il numero uno dell'Eurotower continua a difendere l'impatto delle politiche di stimolo adottate dalla banca centrale: “I bassi tassi di interesse hanno contribuito a creare posti di lavoro per i giovani cittadini europei e a ridurre la disuguaglianza in Europa, fenomeno altamente destabilizzante".

Draghi non ha parlato di politica monetaria e di quando la BCE inizierà a ridurre gli stimoli, perché a suo giudizio sarebbe controproducente farlo troppo presto.

"Una ripresa più forte - ha detto il governatore - ha dato nuova voce alla maggioranza europeista, mentre gli euroscettici sono diventati silenziosi. Ora è il momento di riflettere su come possiamo capitalizzare le migliori condizioni cicliche per migliorare in modo strutturale lo scenario".

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16/06/2017 StarNews – Fmi: “Circolo virtuoso di consumi privati e nuovi posti di lavoro opportunità per spingere sulle riforme e rafforzare Unione economica e monetaria

"La ripresa ha guadagnato slancio con il circolo virtuoso che va dai consumi privati alla creazione di posti di lavoro. Ciò offre un'ottima opportunità per spingere sul fronte delle riforme strutturali e per rafforzare l'Unione economica e monetaria nella Ue”. Così il Fondo monetario internazionale al termine della sua missione nella zona euro. 


“Le riforme strutturali a livello nazionale - precisa l’organismo guidato da Christine Lagarde - sono ancora necessarie per stimolare la crescita della produttività, ridurre le lacune della competitività e contribuire a rilanciare la convergenza dei redditi in tutta l'Unione”.

Per il Fmi, infatti, il quadro generale è incrinato ancora dal rischio dei Paesi ad alto debito pubblico, come Italia (dove di recente ha toccato il massimo storico) e Portogallo.

Questi Paesi, secondo l’organizzazione di Washington, devono proseguire sulla strada del consolidamento e delle riforme strutturali, senza deprimere la crescita dell'economia che dopo anni comincia a dare segnali confortanti.

"Gli sforzi nazionali - rileva il Fmi -dovrebbero essere completati da misure volte a rafforzare il mercato unico. Una maggiore integrazione dei mercati in materia di energia, trasporti e servizi digitali aumenterebbe la produttività. Gli sforzi per promuovere ambiziosi accordi di libero scambio devono essere perseguiti in modo vigoroso".

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29/05/2017 StarNews – BCE, Draghi: “Politica monetaria ancora necessaria per riassorbire risorse inutilizzate e perché l'inflazione si stabilizzi intorno al 2% nel medio termine”

"Rimaniamo convinti che una quantità straordinaria di supporto alla politica monetaria è ancora necessaria per riassorbire l'attuale livello di risorse non utilizzate e perché l'inflazione rientri e si stabilizzi in modo duraturo intorno al 2% nel medio termine". Così il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, in audizione davanti agli eurodeputati membri del Comitato Affari economici e monetari del Parlamento europeo, torna a difendere l'attuale "straordinario" orientamento ultra-espansivo della politica monetaria, anche attraverso la cosiddetta “forward guidance”.

“La ripresa e le prospettive economiche dell'area euro - spiega Draghi - stanno migliorando, mentre i rischi che la crescita subisca rallentamenti sono in flessione, così come alcuni dei 'tail risk' cui si faceva fronte alla fine dell'anno scorso sono rientrati in maniera significativa”.

In linea con i commenti al termine dell'ultimo consiglio sui tassi, il governatore ribadisce che le pressioni sull'inflazione core degli ultimi mesi restano moderate. Ed è proprio la mancata ripresa dei prezzi al consumo, fotografata anche dalla debole dinamica dei salari, che rende necessario, per la Bce, mantenere l'attuale livello eccezionale di stimolo economico.

Quindi Draghi ha ribadito che al Consiglio direttivo del 7 e 8 giugno "riceveremo un aggiornamento delle previsioni dei nostri tecnici e un quadro di informazioni più completo in base al quale formulare i nostri giudizi sul bilancio dei rischi e sulle prospettive più probabili per crescita e inflazione”. 

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24/05/2017 StarNews – Verbali della Fed: "Rallentamento dell'economia temporaneo, presto nuovo rialzo dei tassi"

Il Fomc si aspetta presto un rialzo dei tassi di interesse. È scritto nei verbali della Federal reserve appena pubblicati, che riportano la discussione intavolata in occasione della scorsa riunione di politica monetaria.

I membri del Fomc, pertanto, sembrano inclini a rispettare il piano di rialzi. Nella riunione del 2-3 maggio il Fomc avevano lasciato invariati i tassi di interesse di riferimento tra lo 0,75% e l’1%. Un ulteriore ritocco, secondo la Fed, sarebbe “appropriato” anche se l’economia USA ha subito una battuta d’arresto nel primo trimestre. Il rallentamento, infatti, nei verbali è considerato solo transitorio. Alcuni membri si dicono preoccupati per la recente debolezza dell’inflazione, ma non tanto da rimandare l’intenzione di aumentare i tassi due volte nel corso del 2017. Il prossimo potrebbe arrivare già dalla prossima riunione, fissata per il 13-14 giugno.

"La maggior parte dei membri – riporta il comunicato - ha giudicato che se le informazioni sull’economia saranno in linea con le loro aspettative, presto sarebbe opportuno che la Commissione intraprenda un altro passo nella rimozione dello stimolo di politica monetaria".

L’istituto di Washington, inoltre, sarebbe vicino all’accordo sulla pianificazione per la riduzione del suo bilancio, attualmente di 4.500 miliardi di dollari, entro la fine dell’anno.

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24/05/2017 BCE, Draghi: “In vista del ‘tapering’, normalizzazione dei rendimenti obbligazionari nell'area euro ma rischi per il debito nei Paesi più esposti”

“In vista del ‘tapering’, si potrà realizzare una positiva normalizzazione dei rendimenti obbligazionari nell'area euro ma esistono anche rischi che i rendimenti possano salire bruscamente senza un miglioramento simultaneo delle prospettive di crescita e alimentare le preoccupazioni sulla sostenibilità del debito per i paesi con un'esposizione maggiore”. La previsione è del presidente della BCE, Mario Draghi, intervenuto in conferenza stampa in occasione della pubblicazione della Financial Stability Review della BCE.

Il numero uno dell’istituto di Francoforte, dunque, è tornato sul problema del debito pubblico e ha lanciato un allarme sulla possibilità di shock per i Paesi che hanno un debito troppo elevato o, comunque, lontani da un trend discendente.

La BCE, infatti, potrebbe rimodulare la politica monetaria nella ormai imminente riunione del Consiglio direttivo dell'8 giugno, e rivedere le previsioni macroeconomiche. Sulla base degli indicatori, pertanto, non si esclude possa avviare un ritiro graduale degli acquisti di asset. 

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11/05/2017 StarNews – Eurozona, stime Commissione europea: Pil a +1,7% nel 2017 e a + 1,8% nel 2018, disoccupazione al 9,4% nel 2017 e all'8,9% nel 2018, inflazione a +1,7% quest'anno a +1,3% il prossimo

La Commissione europea ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita per la zona euro, prevede una flessione del tasso di disoccupazione e una flessione dell'inflazione l'anno prossimo.

In particolare, prevede il Pil a +1,7% quest'anno e a +1,8 il prossimo, dall'1,6% e dall'1,8% delle stime di febbraio.

Nel dettaglio geografico, si aspetta una crescita in Germania a +1,9% nel 2018 e più robusta del previsto in Spagna e Portogallo. L'Italia, invece, su questo fronte, si conferma fanalino di coda, con un dato stabile.

Al di fuori della zona euro la Commissione ha rivisto all'1,8% dall'1,5% precedente la crescita 2017 della Gran Bretagna e all'1,3% dall'1,2 nel 2018.

La Gran Bretagna, d’altra parte, secondo la Commissione, resterà nei prossimi mesi uno dei principali rischi per la crescita europea, insieme all'incertezza legata alle future politiche economiche e commerciali degli Stati Uniti, agli aggiustamenti della Cina, all'inasprimento delle tensioni geopolitiche e alle turbolenze del settore bancario europeo.

Nell’eurozona, il tasso di disoccupazione della zona euro si profila al 9,4% nel 2017 e all'8,9% nel 2018, dal 10,0% del 2016.

L'inflazione si prospetta a +1,7% quest'anno e in rallentamento a +1,3% l’anno prossimo.

Sempre secondo la Commissione, le finanze pubbliche della zona euro potranno migliorare, con conseguente calo delle stime di deficit e debito. La Francia, però, dovrebbe mostrare un deficit più ampio del previsto e ancora superiore a quanto richiesto dalla Commissione, pari al 3% nel 2017 e al 3,2% nel 2018.

Mentre il surplus commerciale tedesco, considerato eccessivo da Bruxelles, si prevede rallenterà all'8,0% nel 2017 e al 7,6% nel 2018 dall'8,5% del 2016.

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10/05/2017 StarNews –BCE, il presidente Mario Draghi: “Grazie agli stimoli, la ripresa dell'eurozona migliora, si consolida e amplia”

“Grazie al sostegno degli stimoli della BCE, la ripresa dell'eurozona sta migliorando, si è evoluta e dall'esser fragile e diseguale si è consolidata ed ampliata". Lo ha detto il presidente della BCE, Mario Draghi, nell'audizione davanti al Parlamento olandese.

Sulla crescita dell’inflazione, Draghi ha spiegato che occorreranno quattro condizioni perché diventi soddisfacente: “Deve raggiungere il target del 2% nel medio periodo, dimostrarsi stabile su questo livello, autosostenersi senza il supporto di un sostegno monetario, e risultare omogenea in tutta l'area euro e non solo in alcuni Paesi”.

“Quando ricorreranno questi quattro criteri, la BCE potrà considerare stabili i prezzi” ha chiarito Draghi, rispondendo anche ai malumori sollevati da alcuni parlamentari olandesi per i rendimenti magri dei fondi pensione indotti dai tassi di interesse bassi.

 Il presidente dell’Eurotower, infine, ha ribadito che l'Eurozona è in una fase positiva del ciclo economico e che "a un certo punto i tassi torneranno a salire. Ma la vera sfida sulla quale dovremmo interrogarci - ha puntualizzato - è come faranno i Paesi a gestire pensioni con una società che invecchia".

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27/04/2017 StarNews – Invariata la politica monetaria della BCE con tassi fermi a zero. Draghi: “Meno rischi per la crescita, mentre per l’inflazione ancora insufficienti i motivi di fiducia”

Il Consiglio direttivo della BCE ha lasciato invariati i tassi di interesse. Sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la BCE, rimarranno invariati rispettivamente a zero, allo 0,25% e al -0,40%.

Il board, inoltre, prevede tassi di interesse su livelli pari o inferiori a quelli attuali per un prolungato periodo di tempo e ben oltre l’orizzonte degli acquisti netti di attività.

Quanto alle misure non convenzionali di politica monetaria, conferma il piano di Quantitative easing al ritmo mensile di 60 miliardi di euro fino alla fine di dicembre 2017 o anche oltre se necessario, e in ogni caso finché non riscontrerà un aggiustamento durevole dell’inflazione, coerente con il target del 2% stabilito dalla BCE.

Meno scontate le dichiarazioni del presidente della BCE, Mario Draghi. Riscontra meno rischi al ribasso sullo scenario di crescita, tranne che sul versante dell’inflazione, sulla cui ripartenza l'istituto centrale ritiene ancora di non disporre di sufficienti motivi di fiducia. “Il recente aumento dei prezzi – puntualizza - è stato di breve durata ed ha già perso forza”.

“Si tratta di una distinzione della massima importanza - sottolinea Draghi - un conto sono i rischi sulla crescita, un altro quelli per la stabilità dei prezzi, da tempo ormai unico mandato per la banca centrale. Se tra i consiglieri Bce c'è chi è più ottimista di altri sulla ripartenza dell'economia, in materia di prospettive di inflazione non regna tra i governatori alcun dissenso”.

"I dati diffusi dopo il nostro consiglio di marzo – riferisce Draghi - confermano un ridimensionamento dei rischi al ribasso, legati prevalentemente a fattori globali, e un consolidamento della ripresa ciclica nella zona euro: sta diventando sempre più solida e ampiamente distribuita”.

L'orientamento espansivo, tuttavia, secondo il numero uno della BCE, resta necessario, in quanto è in relazione diretta solo con lo scenario previsto per i prezzi. “Di certo – rileva Draghi - con il miglioramento delle prospettive di crescita dovrebbero venire meno anche i rischi al ribasso sull'inflazione, ma a questa fase non siamo ancora arrivati".

"Non facciamo politica monetaria in base agli esiti elettorali", ha detto il numero uno dell'Istituto di Francoforte a chi gli ha chiesto se la corsa per l'Eliseo possa aver influenzato le decisioni di politica monetaria. D’altra parte, è vero che il direttivo, se anche avesse potuto sbilanciarsi, non lo avrebbe fatto prima del ballottaggio del prossimo 7 maggio in Francia, in cui rischia ancora di vincere la candidata antieuropeista Marine Le Pen.

Sulle decisioni di politica economica prese dal presidente Usa, Donald Trump, Draghi ha detto che "sarebbe prematuro reagire o prendere decisioni sulla base delle future politiche seguite dall'amministrazione statunitense e che, comunque, il rischio di protezionismo commerciale potrebbe essere in qualche modo diminuito".

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19/04/2017 StarNews – Fmi alza le stime globali di crescita per il 2017. “Ma preoccupa la virata della Casa Bianca verso il protezionismo"

Il Fondo monetario internazionale migliora le stime globali di crescita, al 3,5% per il 2017 (dal 3,1% dello scorso anno) e al 3,6% per il 2018 (come nel report precedente).

In particolare, le economie avanzate dovrebbero crescere del 2% nel 2017 e del 2% nel 2018, da +1,7% del 2016. Bene anche l'economia Usa, che dovrebbe accelerare dall'1,6% del 2016 al 2,3% del 2017 e al 2,5% del 2018. L'eurozona, invece, si profila in crescita stabile dell'1,7% nel 2017 e dell'1,6% nel 2018. L'Italia potrà crescere dello 0,1% in più per l'anno in corso, ossia dello 0,8%, come nel 2018.

Queste stime, tuttavia, sono suscettibili di revisioni al ribasso. Il rapporto rileva preoccupazioni soprattutto per la nuova impostazione economica della Casa Bianca, inficiata da "una virata verso il protezionismo che può condurre a una guerra commerciale". Per il Fmi un mondo economicamente più chiuso non è affatto una spinta per la crescita internazionale e potrebbe determinare un netto rallentamento dello sviluppo del Pil globale.

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06/04/2017 StarNews – BCE, Draghi gela le aspettative di un rialzo dei tassi nell'eurozona o di altre mosse per uscire dall'attuale politica ultra espansiva

Acquisto di obbligazioni almeno fino a dicembre e tassi ai minimi anche oltre per stimolare l'inflazione. Così, confermando lo status quo, il presidente della BCE, Mario Draghi, alla Conferenza "The ECB and Its Watchers" organizzata dal Center for Financial Studies at Goethe University, ha gelato le aspettative di un rialzo dei tassi nell'Eurozona, o di altre mosse per uscire dall'attuale politica ultra espansiva.

"Non vedo ragioni per modificare le indicazioni che abbiamo sempre inserito nel comunicato introduttivo delle nostre conferenze stampa - ha precisato - Prima di apportare qualunque modifica all'attuale corso Bce (tassi di interesse, acquisto titoli e forward guidance) c'è ancora bisogno di creare un clima di fiducia, per cui l'inflazione raggiungerà il nostro obiettivo nel medio termine e resterà a quel livello anche in un contesto di politica monetaria meno accomodante".

"Nonostante i rialzi dell'inflazione è chiaramente troppo presto per dichiarare vittoria – ha proseguito - L’inflazione resta subordinata a un notevole grado di accomodamento monetario. L'attuale orientamento di politica monetaria è determinato dall'interazione tra tutti i tre principali strumenti di politica: i tassi di interesse, gli acquisti di asset e prospettive di entrambe. La BCE deve essere sufficientemente sicura che l'inflazione converga davvero verso l'obiettivo del 2% e che riesca a restare a questi livelli anche con condizioni di politica monetaria meno espansive". Il capo dell'Eurotower delude dunque gli auspici, ventilati qualche settimana fa, dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, che aveva chiesto una riduzione del Quantitative easing portato avanti dalla BCE.

Non solo. Per il numero uno dell'Eurotower permangono "rischi al ribasso sulle prospettive di crescita", alimentati da fattori geopolitici. E "ancora oggi l'eredità della crisi finanziaria pesa sulla ripresa e lo scenario globale resta incerto".

Non mancano però i segnali di ottimismo: “Siamo fiduciosi sul fatto che la nostra linea stia funzionando. La ripresa sta migliorando e guadagna forza – ha detto – Sta beneficiando soprattutto dal circolo virtuoso fra consumi in rialzo, crescita dell'occupazione e redditi da lavoro".

In giornata si attendono i verbali dell'ultimo Consiglio direttivo della BCE.

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05/04/2017 StarNews – Fed, verbali ultima riunione: rialzo dei tassi graduale e probabile riduzione del bilancio della Fed entro fine anno

Il rialzo del costo del denaro sarà graduale. Lo ha confermato il Fomc nei verbali dell'ultima riunione. Il comitato di politica monetaria della Federal reserve, infatti, ha deciso di alzare i tassi di interesse di un quarto di punto, portandoli in un range fra lo 0,75% e l'1%.

Janet Yellen, presidente della Fed, resta ottimista sull'andamento dell'economia americana e conferma come la decisione di alzare i tassi sia legata ai continui progressi dell'economia, come indica anche l'inflazione, che negli Usa a febbraio ha centrato l'obiettivo del 2%.

Dai verbali, inoltre, è emerso anche come la Fed sia pronta a ridurre il proprio bilancio entro la fine dell'anno. Molti membri del Fomc ritengono che l'istituto debba iniziare a tagliare il bilancio di 4.500 miliardi di dollari entro la fine dell'anno, se lo permetteranno i dati economici. Il che ha spiazzato la maggioranza degli operatori, che escludeva il ricorso della Fed al portafoglio di Treasury e titoli legati ai mutui nel 2018. Prevedeva, invece, che la riduzione del bilancio sarebbe avvenuta quando il processo di normalizzazione dei tassi d'interesse sarebbe stato "ben avviato".

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28/03/2017 StarNews – Fed, Yellen: “Economia in recupero e mercato del lavoro migliorato ma restano sacche di elevata disoccupazione”

“L'economia è in recupero", ha detto la presidente della Fed, Janet Yellen. nel discorso preparato su sviluppo della forza lavoro per una conferenza a Washington.

Il capo della Fed, nel suo discorso, non ha menzionato la politica monetaria o le prospettive economiche. Ha più volte affermato, invece, che uno degli ostacoli alla crescita e per l'occupazione è la mancanza di un'appropriata istruzione e formazione professionale. 

"Il mercato del lavoro - ha spiegato - è decisamente migliorato dalla fine della recessione, ma restano sacche di elevata disoccupazione nelle comunità a basso reddito e fra le minoranze”.

Il tasso di disoccupazione, rileva Yellen, è in media intorno al 13% tra i redditi medio bassi tra il 2011 e il 2015, rispetto al 7,3% registrato nelle comunità ad alto reddito. 

"Programmi educativi e formazione favoriscono buste paga migliori e più posti di lavoro, e sono cruciali per le persone non laureate, soprattutto per i lavoratori a basso reddito"

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14/02/2017 StarNews – Fed, Yellen: “L’economia Usa potrà continuare a crescere a un ritmo moderato, consentendo alla Fed di alzare gradualmente i tassi nelle prossime riunioni”

“L’economia Usa potrà continuare a crescere a un ritmo moderato. Il che dovrebbe permettere alla Federal Reserve di alzare i tassi in modo graduale nelle prossime riunioni”. È quanto ha sostenuto la presidente dell’istituto centrale, Janet Yellen, in audizione davanti alla Commissione bancaria del Senato.

Nelle sue prossime riunioni, ha riferito il capo della Fed, “l’istituto studierà i dati macroeconomici per appurare se il mercato del lavoro starà continuando a progredire e se l’inflazione si starà muovendo verso il target del 2%, considerato ottimale. Nel qual caso un ulteriore aggiustamento dei Fed Funds sarebbe probabilmente appropriato”.

Di contro, rileva Yellen, “aspettare troppo tempo per alzare i tassi di interesse comporta dei rischi, perché la Fed potrebbe essere costretta ad alzarli rapidamente. Il che alimenterebbe i rischi di una recessione”.

Quindi ha difeso la decisione di lasciare il bilancio stabile a 4,5 miliardi di dollari, in quanto ha consentito di mantenere accomodanti le condizioni finanziarie”.

D’altra parte, a suo parere, l’outlook resta incerto, pertanto la politica monetaria non può essere data per acquisita. Gli stessi cambiamenti della politica fiscale americana, come quelli proposti dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, “possono incidere sull'economia – commenta la Chairwoman – ma è prematuro valutarne ora gli effetti”. A ogni modo, Yellen auspica “che ogni piano su tasse e spese indirizzi il budget su una traiettoria sostenibile e che le misure si concentrino sul miglioramento della produttività dei lavoratori, leva importante per la crescita economica e per migliorare il tenore di vita degli americani”. 

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06/02/2017 StarNews – Draghi: “La BCE è pronta ad agire se peggiora la situazione. Euro è irrevocabile"

“La BCE è pronta ad agire in caso di peggioramento della situazione, attraverso un rafforzamento del programma di acquisti di titoli (Qe) in ammontare o durata”. A dirlo è il presidente della BCE, Mario Draghi, alla Commissione Affari economici dell'Europarlamento.

Sempre a proposito del programma di acquisti, ha rilevato che i benefici superano di gran lunga gli effetti collaterali, come l’inflazione, al momento "gestibili".

Rispondendo alle accuse del presidente Usa, Donald Trump, Draghi ha anche negato la tendenza a ricorrere a svalutazioni competitive: "Non siamo dei manipolatori dei cambi". Quindi ha ammesso che la BCE guarda con preoccupazione alle nuove politiche protezionistiche Usa, mentre l'Unione europea è stata creata sulle fondamenta del libero commercio.

Il numero uno di Francoforte è tornato con forza sull'importanza dell'unione monetaria: “L'euro è irrevocabile – spiega - Senza la moneta unica l'Ue non reggerà. L’unione monetaria va resa più solida e prospera. Funzionerà solo se disponiamo di istituzioni e politiche, a livello europeo e nazionale, che assicurino che funzioni per tutti".  Replica così alle forze centrifughe che rischiano di disgregare l'unione monetaria, da Spagna e Portogallo che hanno lanciato l'ipotesi di un'Europa a due velocità alle numerose forze politiche anti euro. Conferma dunque un miglioramento delle condizioni economiche dell'area euro negli ultimi due anni. Sugli Spread, ossia i differenziali tra i tassi, Draghi minimizza: “Non abbiamo come obiettivo gli spread".

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02/02/2017 StarNews – Bollettino BCE allontana ipotesi di una stretta dopo la risalita dell'inflazione nell'eurozona a +1,8%

“I tassi d'interesse nell'Eurozona resteranno ai livelli attuali, o inferiori, per un prolungato periodo di tempo e il quantitative easing continuerà sino alla fine di dicembre 2017 o anche oltre se necessario”. Se, infatti, “le prospettive diverranno meno favorevoli o le condizioni finanziarie risulteranno incoerenti con ulteriori progressi verso un aggiustamento durevole del profilo dell’inflazione, la BCE è pronta a incrementare il programma di acquisto di attività in termini di entità e/o durata". È quanto scrive la BCE nell’ultimo Bollettino economico, allontanando l’ipotesi di una stretta dopo la risalita dell'inflazione nell'eurozona a +1,8%.

Le recenti pressioni inflazionistiche, secondo l’istituto centrale,  sono ascrivibili “in larga misura ad effetti base dei prezzi dell'energia, ma le pressioni sull'inflazione di fondo restano contenute". Secondo la Bce, inoltre, il livello dei prezzi al netto di alimentari ed energia a dicembre si è attestato a +0,9%, un incremento che non mostra "segnali convincenti di una tendenza al rialzo".

L’espansione economica prosegue e si rafforza nell’area. Ma l'Eurotower auspica "un ulteriore consolidamento della crescita". La ripresa è trainata soprattutto dalla domanda interna: “La trasmissione delle misure di politica monetaria della BCE sostiene la domanda interna e facilita il processo di riduzione della leva finanziaria in atto”, si legge nel documento.

“Le condizioni finanziarie molto favorevoli e il miglioramento della redditività delle imprese continuano a promuovere la ripresa degli investimenti - aggiunge la BCE - Inoltre, i durevoli incrementi dell’occupazione, che beneficiano anche delle passate riforme strutturali, forniscono sostegno ai consumi privati attraverso l’aumento del reddito disponibile reale delle famiglie”.

Tuttavia, avverte la BCE, la crescita economica dell’area dell’euro sarebbe frenata dalla lenta attuazione delle riforme strutturali e dagli ulteriori aggiustamenti dei bilanci in diversi settori. I rischi, prosegue l’istituto di Francoforte, "restano orientati al ribasso, soprattutto per le prospettive degli investimenti delle aziende penalizzate dai fattori geopolitici, tra cui le incertezze legate all'uscita del Regno Unito dall'Ue e le politiche commerciali degli Usa".

"L'Europa, e ancor più l'Eurozona, si trova dinanzi al momento della decisione", ha detto Mario Draghi, presidente della BCE, intervenendo a Lubiana, in Slovenia. "Una politica commerciale decisa in comune dà all'Europa una reale influenza nei negoziati globali, sia negli accordi che possono ottenersi bilateralmente che nello stabilire regole multilaterali nell'Organizzazione mondiale del commercio", dice il governare rispondendo idealmente alla nuova amministrazione Usa, che mette in dubbio il multilateralismo, critica la politica commerciale tedesca e sostiene di puntare al ritorno ad accordi bilaterali con i singoli Paesi europei.

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31/01/2017 StarNews – BCE, Draghi: "Andare verso una integrazione finanziaria dei mercati in Europa è un obiettivo fondamentale dell'eurosistema, oltre ad essere una priorità per la stabilità dei prezzi"

"Andare verso una integrazione finanziaria dei mercati in Europa è un obiettivo fondamentale dell'eurosistema, oltre a essere una priorità per la stabilità dei prezzi e un elemento essenziale per il buon funzionamento della moneta unica".

A dirlo è il presidente della BCE, Mario Draghi, in apertura della conferenza congiunta BCE-Commissione europea a Francoforte sul tema: "Verso il futuro, il mercato digitale integrato in Europa".

Per il governatore dell'istituto centrale europeo "si può guardare all'integrazione finanziaria e alla valuta unica come a due facce della stessa medaglia. Il lavoro sull'integrazione non è finito: resta molto da fare per raggiungere una piena unione dei capitali. Mentre un'integrazione finanziaria incompleta crea vulnerabilità e alimenta i rischi di frammentazione. Quello che conta è la qualità. Con l'Unione bancaria stiamo ponendo le basi per un'integrazione più completa nel futuro". 

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19/01/2017 StarNews – BCE lascia il tassi invariati. Draghi: "Crescita più robusta nel IV trimestre 2016. Ma rischi orientati ancora al ribasso per fattori globali"

La BCE, come previsto dal mercato, ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali allo 0,00%, sulle operazioni di rifinanziamento marginale allo 0,25% e sui depositi in banca centrale allo 0,40%.

L’istituto, inoltre, ha prospettato resteranno su un livello pari o inferiore a quello attuale per un prolungato periodo di tempo e ben oltre l’orizzonte degli acquisti netti di attività.

Quanto alle misure non convenzionali di politica monetaria, l’Eurotower ha confermato gli acquisti mensili di attività per 80 miliardi di euro sino alla fine di marzo 2017, mentre da aprile intende proseguire con gli acquisti netti a un ritmo mensile di 60 miliardi di euro fino a fine dicembre 2017 e, se necessario, anche oltre, finché non riscontrerà un aggiustamento durevole dell’evoluzione dei prezzi coerente con il proprio obiettivo di inflazione.

L’istituto di Francoforte riferisce anche che sarà reinvestito il capitale rimborsato sui titoli giunti a scadenza acquistati nel quadro del Qe.

Se le prospettive diverranno meno favorevoli o se le condizioni finanziarie impediranno un aggiustamento durevole del profilo dell’inflazione, peraltro, il direttivo della BCE si è detto pronto a incrementare il programma in termini di entità e/o durata.

Il presidente della BCE, Mario Draghi, nella consueta conferenza stampa a margine della riunione del comitato esecutivo, ha rilevato nell'eurozona una "crescita più robusta nel quarto trimestre del 2016”. Per Draghi, l'espansione continuerà grazie alla politica monetaria accomodante che "sta sostenendo la domanda interna e il corrente processo di disindebitamento". Tuttavia, i rischi per l’economia dell’area "restano orientati al ribasso", soprattutto "per fattori di ordine globale".

Inoltre, ha ripetuto Draghi, la ripresa è frenata dal "lento ritmo di applicazione delle riforme strutturali e dagli aggiustamenti di bilancio”, necessari in tutti i Paesi.

Il recente aumento dell'inflazione nell'eurozona, ha osservato il capo della BCE, è legato in larga parte al rincaro dei prezzi dell'energia, mentre le pressioni sui prezzi restano basse. “Se lo scenario dovesse diventare meno favorevole o se le condizioni finanziarie non dovessero essere più coerenti con il target di inflazione (il più possibile vicino al 2%, ndr), pertanto – conferma Draghi - il consiglio direttivo dell’istituto è pronto a incrementare il programma di acquisti, in termini di entità e durata".

“Non abbiamo discusso il tapering né in questa né nella passata riunione - ha assicurato Draghi - È ovvio che un giorno arriverà il momento di farlo e ne discuteremo approfonditamente, ma ora non ci siamo".

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18/01/2017 StarNews – Fed, Yellen: “Usa vicini alla massima occupazione e prezzi stabili. Opportune più strette fino al 2019”

“L'economia americana è vicina alla massima occupazione e alla stabilità dei prezzi. Ciò rende opportuni aumenti dei tassi di interesse graduali, ritardare l'azione sul costo del denaro comporta il rischio di brutte sorprese”. A dirlo è la presidente della Federal reserve, Janet Yellen, al Commonwelth Club di San Francisco, in California.

La governatrice mette in guardia su una possibile mancata azione della Fed sui tassi, prevedendo diverse strette fino al 2019, alla luce anche dei risultati emersi nel Beige Book, il rapporto sullo stato dell'economia che copre il periodo che va da metà novembre al 9 gennaio e che farà da base alle decisioni di politica monetaria della riunione del 31 gennaio-1 febbraio, la prima dell'era Trump.

Dall'analisi delle 12 Fed regionali, emerge come la ripresa americana continui a una velocità moderata. Sulla stabilità finanziaria pesano solo rischi moderati, grazie al maggiore capitale delle banche. Quanto al mercato del lavoro, la banca centrale riconosce che la crescita nelle varie regioni vada da moderata a scarsa, mentre i salari sono cresciuti ad un tasso modesto in gran parte dei distretti.

La Fed ha riconosciuto un lieve aumento dei prezzi in almeno 8 dei 12 distretti e che le pressioni si sono intensificate, come certificato anche dagli ultimi dati, il che giustifica ulteriori rialzi dei tassi nei prossimi mesi.

Alla luce di questi dati, Yellen ha auspicato i tassi al 3% nel 2019, un "livello neutrale" di lungo termine, ossia in grado di mantenere in equilibrio l'economia sui livelli di piena occupazione e stabilità dei prezzi.

La tempistica dei rialzi, per Yellen, deve restare graduale, per rendere l'economia forte a sufficienza da affrontare eventuali shock e, allo stesso tempo, non essere troppo attendista per evitare contraccolpi spiacevoli sul fronte dell’inflazione.

Il rialzo di 25 punti operato a dicembre 2016, comunque, per il presidente della Fed "riflette la fiducia sul fatto che l'economia continuerà a migliorare".

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14/12/2016 StarNews – Usa, Fed aumenta il costo del denaro. Il presidente Janet Yellen: “Confidiamo nel progresso dell'economia”

La Federal reserve ha aumentato il costo del denaro a un anno dall’ultimo rialzo (il secondo in dieci anni). I Fed Funds sono stati portati tra 0,5-0,75% dal precedente 0,25-0,50%. La decisione presa dal Fomc (Federal open market committee), il comitato esecutivo della Fed, era attesa dal mercato ed è legata alla revisione al rialzo da parte della banca centrale delle stime di crescita per l'anno in corso.

L’istituto di Washington, infatti, ha previsto il Pil a +1,9% dal +1,8% stimato in precedenza. Il tasso di disoccupazione, invece, è atteso in calo al 4,7%, al 4,8% previsto a settembre, e in stabilizzazione nel 2018. 

"La nostra decisione di aumentare i tassi – spiega il presidente della Fed, Janet Yellen - dovrebbe certamente essere intesa come un riflesso della fiducia che abbiamo nel progresso dell'economia, che, a nostro giudizio, continuerà".

Malgrado ciò, il numero uno dell’istituto raccomanda cautela. Ammette come la Fed stia operando comunque sotto una “nube di incertezza”, almeno finché non sarà più chiaro cosa farà il presidente eletto Donald Trump.

“La Fed – precisa Yellen - è in contatto con la squadra che si occupa della transizione e collabora perché il passaggio di consegne da Obama a Trump avvenga senza intoppi. Ma si concentra soprattutto sul suo doppio mandato, che prevede massima occupazione in un contesto di stabilità dei prezzi”. Nessuna novità sul suo futuro: Yellen ha riferito che non andrà da nessuna parte fino alla scadenza del suo primo mandato nel 2018.

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08/12/2016 StarNews – BCE lascia invariati tassi e stime di inflazione e crescita. Qe fino a dicembre 2017 ma da aprile più blando

La BCE lascia invariati i tassi, precisa resteranno bassi ancora a lungo, e non muta sostanzialmente nemmeno le stime di crescita e inflazione.

La crescita economica è attesa ancora costante ma moderata.  Si stima a +1,7% nel 2016, rivista leggermente al rialzo la proiezione per il 2017, a +1,7% da +1,6% di settembre. Per il 2018 è stata confermata a +1,6%, mentre per il 2019 è atteso un +1,6%.

I prezzi si prevedono in crescita ancora lenta, insufficiente a raggiungere il target dell’istituto (2%) già nel 2019. Per il 2016 la stima è stata confermata a +0,2%, per il 2017 è data a +1,3%, poco oltre il +1,2% previsto a settembre, mentre per il 2018 in decelerazione a +1,5% da +1,6% e per il 2019 in accelerazione a +1,7%, ancora sotto il target del 2%, per quanto di poco.

“La BCE non ha discusso di provvedimenti di “tapering”, ovvero di una graduale riduzione dell’acquisto di titoli - ha dichiarato il presidente dell’Eurotower, Mario Draghi, nella conferenza stampa a margine della riunione del comitato esecutivo - La nostra intenzione è di mantenere la politica monetaria straordinaria in atto. Vogliamo trasmettere il messaggio che la BCE c’è e sostiene i mercati”.

L’istituto ha annunciato un’estensione del programma di allentamento quantitativo fino a dicembre 2017. E da aprile 2017 gli acquisti continueranno a un ritmo mensile di 60 miliardi di euro, dagli attuali 80.

Il consiglio direttivo, inoltre, ha riferito Draghi, ha deciso di cambiare alcuni parametri dell’allentamento quantitativo, per garantirne una corretta prosecuzione. La forchetta di scadenza è stata ampliata e la maturazione minima è stata abbassata da 2 anni a uno. Inoltre, se necessario, sarà possibile acquistare titoli con un rendimento inferiore a -0,40%, il tasso dei depositi parcheggiati dalla banche commerciali presso la BCE.

Le manovre decise nella riunione di oggi, per il numero uno di Francoforte, serviranno a portare l'inflazione verso il target dell’istituto, che comunque monitorerà la situazione e apporterà eventuali modifiche a seconda delle necessità. In particolare, in caso di peggioramento delle condizioni economiche, la BCE potrà aumentare e/o estendere la durata degli acquisti.

Per il momento le decisioni, per quanto ampiamente attese dal mercato, hanno favorito un incremento dell'azionario e un deciso deprezzamento della moneta unica, scivolata a 1,06 dollari dopo un'euforia iniziale, che l'aveva spinta oltre la soglia di 1,08 dollari.

Le borse europee hanno chiuso la seduta odierna in rialzo dopo la conferenza stampa di Mario Draghi. L'oro ha mostrato un timido incremento dello 0,41%. Segno più per il petrolio (Light sweet crude oil), in aumento dell'1,08%. In deciso rialzo lo spread, a 164 punti base, con un forte incremento di 9 punti base, mentre il Btp con scadenza 10 anni ha riportato un rendimento del 2,02%.

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30/11/2016 StarNews – Il presidente della BCE, Draghi: “Le riforme strutturali sono necessarie e urgenti per la crescita della produttività"

“Le riforme strutturali sono necessarie e urgenti per la crescita della produttività e per far emergere le potenzialità inutilizzate del lavoro e dunque per evitare la stagnazione nel reddito pro-capite". Così il presidente della BCE, Mario Draghi, intervenuto a un convegno a Madrid.

“Alcune di queste misure – commenta Draghi -  potrebbero essere impopolari nel breve termine, in quanto potrebbero aumentare i livelli di disuguaglianza, ma sono l'unica via d'uscita da una situazione di lenta ripresa dell'economia europea".

"Eppure il ritmo delle riforme – rileva - sembra in rallentamento, i governi appaiono riluttanti a metterle in atto, malgrado gli evidenti benefici che portano e la loro urgenza".

Per Draghi, invece, il vero problema in Europa è più la bassa produttività che non la crescita dell'occupazione. Di qui l’esortazione ai governi europei ad adottare misure per aumentare la flessibilità del mercato del lavoro.

In una intervista al quotidiano spagnolo, El Pais, poi, Draghi ha messo in guardia sulle "incertezze politiche a livello mondiale”, in particolare su rallentamento della crescita cinese, Brexit e risultato a sorpresa delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. "Negli ultimi quattro anni – ricorda il capo dell’Eurotower - sono stati creati quattro milioni di posti di lavoro e il tasso di disoccupazione è sceso dal 13% al 10%. Ma quanto peserà sulla ripresa economica l’incertezza politica, nel medio termine non è ancora chiaro".

Nell’area euro, comunque, rassicura Draghi, “la ripresa economica, per quanto modesta, è robusta. Stiamo crescendo e l'inflazione sta migliorando. Il Pil è tornato ai livelli pre-crisi, anche se abbiamo impiegato sette anni e mezzo".

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28/11/2016 StarNews – Il capo della Bce, Draghi: “Ripresa zona euro continuerà in modo graduale ma stabile, anche grazie allo stimolo monetario”

“La ripresa della zona euro ha resistito all'incertezza economica e politica, e prosegue a un ritmo moderato ma stabile. Ci si attende che questa graduale tendenza si confermi in futuro, anche grazie allo stimolo monetario della Banca Centrale Europea”. A dirlo è il presidente della BCE, Mario Draghi, davanti alla commissione Affari economici del Parlamento europeo e a meno di due settimane dal direttorio dell'Eurotower.

Draghi, peraltro, ha ribadito la necessità di completare e rafforzare l'Unione economica e monetaria: "Una delle lezioni della crisi – ha spiegato - è che una casa costruita a metà non è stabile ma fragile". 

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23/11/2016 StarNews – Minutes della Fed: “Prossimo rialzo dei tassi relativamente presto". Forse già a dicembre

Il prossimo rialzo dei tassi arriverà "relativamente presto". A scriverlo è il Federal open market committee, il braccio di politica monetaria della Federal Reserve, nei verbali appena pubblicati della riunione dell'1 e 2 novembre.  

Le minutes, dunque, prospettano un rialzo probabilmente già a dicembre, in linea con le aspettative e come i mercati già scontano. Il costo del denaro attualmente è rimasto da dicembre scorso (mese dell’ultimo rialzo) allo 0,25-0,50%. Ora potrebbero salire di 25 punti base a dicembre, replicando quanto accaduto proprio un anno fa.

L'ago della bilancia nella decisione, per la Fed, però, resta ancora una volta la crescita dell'economia e del mercato del lavoro e la convergenza rispetto ai target di inflazione fissato dall’istituto centrale.

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18/11/2016 StarNews – BCE, Draghi: "Molti segnali incoraggianti nell'eurozona, ma la ripresa dipende ancora dal sostegno monetario”.

"Molti segnali incoraggianti nell'eurozona ma la ripresa dipende ancora dal sostegno monetario”. Così Mario Draghi, presidente della BCE, a Francoforte davanti al Congresso bancario europeo.

"La ripresa – spiega il numero uno dell’Eurotower – è ancora legata a una costellazione di condizioni di finanziamento, a loro volta supportate dal costante sostegno monetario. La BCE continuerà ad agire, come garantito, utilizzando tutti gli strumenti disponibili nel suo mandato per garantire una convergenza dell'inflazione verso un livello prossimo al 2% nel medio termine. E dovrà essere durevole anche con una riduzione dello stimolo monetario. Per ora la risalita dell’inflazione (ancora allo 0,5%), dovuta più che altro a fattori statistici, dipende dalla continuazione dello stimolo monetario”.

Non fa riferimento esplicito, come altri governatori nei giorni scorsi, all’incertezza politica alimentata dalla Brexit, dalle Presidenziali negli Stati Uniti, e, nelle prossime settimane e mesi, dal referendum costituzionale in Italia e dalle elezioni politiche in Francia e Germania.

"Operiamo ancora in un significativo grado di incertezza – si limita a dire Draghi - La ripresa dipende non solo dall'attuale orientamento di politica monetaria, ma anche da altre politiche, come ho già rilevato in altre occasioni. Il ripristino di un senso di direzione e di fiducia sarebbe la strada più semplice e il modo più forte per fornire stimolo economico. Dall'inizio della crisi finanziaria globale, il 2016 è stato il primo anno in cui il Pil nella zona euro è arrivato al di sopra del suo livello pre-crisi. Ci sono voluti circa 7 anni e mezzo per arrivarci. L'economia – prosegue - ora si sta riprendendo a un ritmo moderato ma costante. L'occupazione è cresciuta di oltre quattro milioni di unità dal 2013 e la ripresa è diventata più generalizzata, con meno differenze di performance economica tra tutti i Paesi".

Sul fronte bancario, Draghi ha rilevato "sviluppi molto incoraggianti e la guarigione del settore bancario dell'area, che ha permesso la crescita del credito, condizione necessaria per un pieno ritorno alla stabilità macroeconomica". "Se c'è una lezione che possiamo trarre dall'ultimo decennio - sottolinea - è che per essere veramente robusto, il settore bancario deve essere ben regolamentato".

Draghi ha ricordato anche il problema dei crediti deteriorati delle banche, che restano alti in alcuni Paesi. Ma ha notato che sono coperti da accantonamenti per quasi il 50% e da garanzie per buon parte della quota restante.

Draghi, infine, ha prospettato nella prossima riunione dell’8 dicembre, una discussione del consiglio su una possibile estensione del programma di acquisto di titoli oltre la scadenza prevista del marzo 2017. 

Per il governatore, ci sono tutti i presupposti per essere più fiduciosi nella forza della ripresa di quanto lo fossimo un anno fa, “ma non possiamo essere ottimisti sulle prospettive economiche - conclude - Oltre ai rischi geopolitici che restano prevalenti, infatti, ci sono tre fattori che impongono cautela: la redditività delle banche dell'area, la relativa debolezza delle dinamiche inflazionistiche e la dipendenza della ripresa in materia di politica monetaria accomodante".

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17/11/2016 StarNews – Usa, Yellen: “Stretta del credito potrebbe arrivare a breve”. Annuncia di voler restare alla guida della Fed per tutto il mandato e boccia l’ipotesi di riforma della regole di Wall Street

“La Federal reserve potrebbe alzare i tassi relativamente presto se i dati macroeconomici continueranno a mostrare progressi”. A dirlo è la presidente dell’istituto, Janet Yellen, davanti alla Commissione economica congiunta del Congresso.

La prossima riunione della Fed si terrà i prossimi 13 e 14 dicembre. Potrebbe essere già quella l'occasione per una stretta di politica monetaria. Quasi tutti gli osservatori scommettono su un nuovo rialzo di un quarto di punto, che potrebbe così alzare i tassi tra lo 0,5% e lo 0,75% dall’attuale 0,25-0,50 per cento.

La Fed ha posto fine a sette anni di tassi a zero con un rialzo di un quarto di punto lo scorso dicembre, il primo in quasi dieci anni (il precedente risaliva a giugno 2006). La stretta ad oggi non ha ancora avuto seguito, anche a causa di turbolenze di breve termine, come il crollo dei mercati cinesi lo scorso gennaio e il referendum sulla Brexit, e in attesa dell’esito delle Presidenziali statunitensi.

Yellen, tuttavia, avverte: "L'economia e il mercato del lavoro statunitensi hanno ancora margini di miglioramento”, anche se è in atto una ripresa dell'inflazione, supportata ora, secondo alcuni analisti, dalla politica fiscale prospettata dal nuovo presidente degli Usa, Donald Trump.

“L'economia – rileva - sembra avere accelerato dal passo lento di inizio anno, con moderati guadagni delle spese per consumi e miglioramenti del mercato del lavoro. Sebbene una crescita superiore ai trend della forza lavoro e dell'occupazione non può continuare a tempo indefinito, c'è comunque margine per ulteriori miglioramenti del mercato del lavoro, in particolare sul fronte dei salari”.

“Se il Fomc (il comitato di politica monetaria della Fed) dovesse rimandare troppo a lungo l'aumento dei tassi di interesse – rileva Yellen - si troverebbe poi a dover sceglier per la stretta monetaria in modo improvviso, per evitare che l'economia si surriscaldi rispetto agli obiettivi di lungo termine della Banca centrale”, cioè quelli in materia di occupazione e inflazione. Inoltre, continua, “tenere i tassi agli attuali livelli troppo a lungo potrebbe anche incoraggiare un'eccessiva assunzione di rischio e minare la stabilità finanziaria".

Secondo la presidente dell’istituto centrale, la crescita proseguirà a un ritmo moderato sufficiente a rafforzare il mercato del lavoro e un ritorno dell’inflazione all’obiettivo del 2% in un paio di anni.

“La Fed – aggiunge - continua a prevedere che si renderanno necessari rialzi graduali rialzi dei tassi nel tempo per raggiungere e mantenere massima occupazione e stabilità dei prezzi”. Per Yellen, l’attuale politica monetaria è “moderatamente accomodante” perché il livello dei Fed Funds è solo di poco inferiore al tasso stimato neutrale, cosa appropriata per promuovere ulteriori progressi verso gli obiettivi della Fed.

Nell’audizione, Yellen ha anche detto di voler restare in carica fino alla scadenza del mandato (in scadenza a fine gennaio 2018), smentendo le voci che la davano in partenza dopo l’elezione di Trump. E, in risposta anche alla campagna elettorale di quest’ultimo, ha stigmatizzato l’ipotesi di un’abrograzione della Dodd-Frank, la riforma della finanza varata dal presidente uscente Barack Obama dopo la crisi del 2008: “Ha molti aspetti positivi - ha concluso - e non sarebbe opportuno portare indietro le lancette della regolamentazione finanziaria. Anzi, si dovrebbe essere felici che ora il sistema finanziario è più sicuro e poggia su basi più solide. In particolare, non sarebbe opportuno tornare ai precedenti standard sui mutui, che hanno portato alla crisi”.

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06/10/2016 StarNews – Minutes della BCE smentiscono le voci di una riduzione del Qe prima del raggiungimento degli obiettivi di inflazione

“Il piano di Quantitative easing proseguirà fino alla sua scadenza, fissata a marzo 2017 e, oltre se necessario, fino a raggiungere gli obiettivi”. Lo ribadisce la BCE nelle minutes dell'ultima riunione di politica monetaria, smentendo le voci sulla possibilità di un “tapering”, ossia di una progressiva riduzione del Qe, trapelate martedì, che hanno causato turbolenze nei mercati.

Il Consiglio direttivo dell'istituto centrale, infatti, a larga maggioranza conferma l'impegno del piano di acquisto di titoli da 80 miliardi di euro al mese fino alla scadenza di marzo 2017 o finché non si raggiungerà il target di normalizzazione dell'inflazione vicino al del 2%.

La BCE, inoltre, si riserva di “aggiustare i parametri del programma in qualunque momento per raggiungere l'ammontare prestabilito” e di “adottare altre misure, se necessarie".

La Banca centrale europea di certo sta preparando da tempo una strategia di uscita dall’attuale fase di politica monetaria ma al momento appare prematura. Tutto dipenderà dai dati macroeconomici che saranno pubblicati nei prossimi mesi. L’indice di inflazione si profila in accelerazione (e già a settembre è salita dello 0,4% dal precedente +0,2%) sostenuta dall’aumento dei prezzi del petrolio. Ma al netto dell’energia, l’indice dei prezzi ha addirittura decelerato, sia pur di poco.

Né il livello dei prezzi sarà per il momento condizionato dall’andamento del Pil, essendosi stabilizzato su un +0,4% trimestrale, livello lontano dalla crescita potenziale che può innescare una risalita dell’inflazione. L’eurozona, pertanto, potrebbe aver bisogno ancora a lungo di una politica ultraespansiva.

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28/09/2016 StarNews – Fed, Yellen riconosce il rafforzamento finanziario delle banche Usa. Nessuna indicazione certa su rialzo tassi

“Le condizioni finanziarie delle maggiori banche americane si sono rafforzate in modo significativo dalla crisi finanziaria, il sistema bancario è ben capitalizzato”. Così il presidente della Federal reserve, Janet Yellen, davanti alla commissione Finanza della Camera per testimoniare sulla supervisione bancaria

Il numero uno della Fed ha anche parlato di un’accelerazione della crescita del credito e di prestiti in sofferenza ora ai minimi dall’inizio della crisi finanziaria.

Sul tema particolarmente sentito dai mercati, il prossimo rialzo dei tassi negli Stati Uniti, invece, ha spiegato di non avere “una tempistica prefissata”. La banca centrale americana ha deciso di lasciare il costo del denaro fermo a un intervallo tra lo 0,25 e lo 0,50%, aprendo tuttavia alla possibilità di rialzi entro fine anno. Secondo molti analisti, la stretta potrebbe arrivare durante il meeting di dicembre.

La delusione suscitata dal discorso di Yellen ha trascinato in basso la borsa di Wall Street, dopo un avvio già debole.

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28/09/2016 StarNews – Draghi al Bundestag: “Le nostre misure funzionano. Col Qe Germania risparmia sul debito pubblico 28 miliardi di euro. Banche in difficoltà non per tassi bassi"

Le nostre misure stanno funzionando, contribuiscono a mantenere in carreggiata la ripresa, che così crea lavoro e assicura un recupero. E aiuta anche i rendimenti di risparmiatori e pensionati in tutta l'area euro. Dal Qe risparmi sul debito pubblico da 28 miliardi per la Germania”.

Così Mario Draghi, presidente della BCE, davanti ai parlamentari tedeschi (alla Commissione affari europei), che negli ultimi mesi non gli hanno risparmiato critiche, sostenendo che il cocktail quantitative easing-tassi negativi non funzionerebbe e anzi starebbe danneggiando seriamente i risparmiatori e i pensionati tedeschi.

“I tassi oggi devono essere bassi – risponde invece Draghi - per consentire un ritorno a tassi più alti in futuro. Ma per ottenere tutti i benefici delle misure di politica monetaria, altre politiche dovrebbero contribuire in maniera più decisa sia a livello nazionale che europeo”.

Draghi non nega che i tassi bassi erodano i rendimenti dei risparmi, ma al contempo, rileva come diminuiscano “i costi delle rate dei mutui, anche a beneficio delle famiglie tedesche” e si riducano “i costi di rifinanziamento del debito pubblico".

Draghi, pertanto, rivendica il ruolo della Bce nel contrastare il rischio di una nuova “Grande Depressione” e ha confermato le attuali politiche finché sarà necessario e l'obiettivo non sarà raggiunto. La Germania, che secondo i suoi critici è “vittima” della politica della Bce, in realtà, secondo il numero uno dell’Eurotower, ha tratto importanti benefici, “attraverso i nostri sforzi per riportare l'inflazione verso il 2% -  dice Draghi - abbiamo contribuito a una crescita più alta e alla creazione di più posti di lavoro. In Germania, le esportazioni stanno beneficiando della ripresa nell'area dell'euro, la disoccupazione è al livello più basso dalla riunificazione, i salari sono aumentati notevolmente e il venture capitale si sta riversando sulla Silicon Alley di Berlino”.

“I tassi d'interesse reali, cioè al netto dell'inflazione – ha precisato Draghi - sono stati negativi anche in passato, come mostra uno studio della Bundesbank, e la minor spesa per interessi delle famiglie tedesche è superiore ai minori introiti nel periodo fra il 2008 e il 2015. Ma l'effetto sui cittadini si estende ad altre aree: come contribuenti, per esempio, essi beneficiano dal fatto che il Governo ha risparmiato grazie ai minori interessi sul debito pubblico 28 miliardi di euro nel solo 2015”.

Mentre i problemi delle banche, secondo il governatore, non sono ascrivibili, come sostengono i suoi critici tedeschi, alla politica dei tassi bassi dell'istituto di Francoforte, bensì ad altre cause, come deficienze del modello di business e della gestione del rischio. “Se una banca presenta rischi per il sistema dell'area euro, non dipende dai tassi bassi”, ha detto, senza fare però riferimenti diretti, ad esempio al caso Deutsche Bank.

“Se da un lato subiscono una compressione del margine d'interesse – ha chiarito - dall'altro si avvantaggiano di minori costi di raccolta, dell'aumento del volume del credito e della minor rischiosità del portafoglio prestiti”.

Sempre in giornata, alla prima conferenza annuale della BCE sulla ricerca, Draghi è tornato a parlare di riforme strutturali. “Per far risalire in sicurezza i tassi dal loro limite minimo – ha dichiarato - servono riforme strutturali, utili a far crescere il potenziale di crescita dell'area euro e a sostenere i tassi sul lungo termine”. Ha riconosciuto come siano “politicamente difficili da portare avanti” e come sia “necessario studiare accuratamente quali siano le più necessarie e in quale sequenza vadano adottate, in modo da assicurare risultati il più velocemente possibile”.

“Allo stesso modo – ha concluso - abbiamo bisogno di linee guida più certe su quella che è l'ottimale composizione delle politiche di bilancio volta a promuovere la crescita”. 

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26/09/2016 StarNews – BCE, Draghi: “Zona euro ha resistito alla Brexit ma è ancora esposta a rischi”

“Gli indicatori macro in arrivo continuano a indicare che l'economia della zona euro sta facendo fronte senza problemi al clima di incertezza a livello globale e, in particolare, al risultato del referendum britannico, che ha avuto un impatto limitato sull’area euro”. A dirlo è il presidente della BCE, Mario Draghi, in un'audizione davanti al Parlamento europeo.

“Lo scossone iniziale del voto britannico – rileva - è stato contenuto e le forti reazioni del mercato finanziario, come i cali dei prezzi delle azioni, sono ampiamente rientrati, anche grazie ai preparativi delle banche centrali, sia da parte di Bank of England sia da parte nostra, perché abbiamo scongiurato sviluppi traumatici dopo il referendum”.

“Le conseguenze nel medio termine, invece – ha precisato Draghi -, dipendono dal tempo necessario per avere chiarezza rispetto alla nuova situazione. E si dovrà capire quali politiche saranno intraprese da Uk e Ue".

La ripresa economica, pertanto, riferisce Draghi, prosegue a un ritmo moderato e costante. Ma con un po' meno slancio di quanto previsto a giugno. L'inflazione continua a restare a livelli bassi. E il mercato del credito gode di buona salute".

"Eurolandia, comunque, resta esposta a rischi – aggiunge il numero uno dell’Eurotower – Il deciso indebolimento delle prospettive di domanda estera potrebbe innescare ricadute negative sulle esportazioni".

“Gli obiettivi della BCE hanno avuto effetti sulle condizioni monetarie e di credito che hanno supportato la spesa aggregata dell'area”. Per Draghi, però, ora è necessario  che “l'Ue vada incontro alle aspettative dei cittadini. Deve concentrarsi sui loro bisogni reali, ristabilire la fiducia tra gli Stati e completare l'Unione economica e monetaria”.

Il presidente della BCE ha ribadito con forza l'impegno politico nel mantenere la valuta unica nel Vecchio Continente, sottolineando che bisogna “garantire il progresso dell'Eurozona attraverso il completamento dell'unione bancaria e la creazione del mercato unico dei capitali”.

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22/09/2016 StarNews – Bollettino della BCE: "Le misure adottate assicurano ancora condizioni di finanziamento favorevoli e sostenegono la ripresa nell'area euro". Il capo della BCE Draghi: "Paesi con debito pubblico elevato facciano sforzi ulteriori"

"Le misure di politiche adottate continuano ad assicurare condizioni di finanziamento favorevoli e a sostenere la ripresa economica nell'area dell'euro". Così la BCE nel consueto bollettino mensile. Il Consiglio Direttivo dell’istituto prevede una ripresa graduale nelle economie avanzate e una crescita del Pil reale nell'area euro a un ritmo ancora moderato ma costante nei prossimi mesi, in linea con le proiezioni di giugno 2016.

Questa dinamica è favorita dai bassi tassi di interesse e dal miglioramento dei mercati del lavoro e della fiducia. Sullo scenario globale, tuttavia, continuano a pesare le incertezze economiche e politiche a livello globale che alimentano rischi al ribasso, tra cui la Brexit.

In particolare, secondo il Consiglio direttivo, se la domanda interna è sostenuta dalle misure di politica monetaria per l'economia reale, la ripresa degli investimenti è puntellata dalle condizioni di finanziamento favorevoli e dai miglioramenti nelle prospettive della domanda e della redditività delle imprese.

La Bce ha collocato, presso le banche dell'area euro, un totale di 45,3 miliardi di euro nel secondo round del programma Tltro2, prestiti legati alla concessione di finanziamenti a famiglie e imprese. Nella precedente operazione l'ammontare era stato di 31 miliardi.

Le previsioni sul Pil, già diffuse dal presidente, Mario Draghi, nella riunione dello scorso 8 settembre, sono pari all'1,7% nel 2016, all'1,6 nel 2017 e all'1,6 nel 2018. L'Eurotower, tuttavia, prevede che la ripresa nell'area sarà ostacolata dalla persistente debolezza della domanda estera, parzialmente connessa all'incertezza alimentata dalla Brexit, dagli aggiustamenti di bilancio necessari in diversi settori e dalla lenta attuazione delle riforme strutturali".

Il Bollettino conferma come il tasso di inflazione, supportato dalle misure di politica monetaria e dalla prevista ripresa economica, dovrebbe aumentare ulteriormente nel 2017 e nel 2018.

In questo quadro, secondo la Bce si profilano tassi di interesse "su livelli pari o inferiori a quelli attuali oltre la primavera 2017 e la conferma dell’attuale piano di acquisto di titoli da 80 miliardi di euro al mese fino a marzo del prossimo anno o anche oltre, se necessario". Il Consiglio, infatti, ribadisce  resterà vigile e pronto ad agire ad ogni evenienza.

Draghi, oggi ha presieduto la conferenza annuale dell'European Systemic Risk Board, che coordina il monitoraggio dei rischi sistemici. In questa sede, ha respinto le accuse rivolte alla Bce dal settore bancario, secondo cui i bassi tassi d’interesse e soprattutto i tassi negativi applicati ai depositi delle banche presso l'Eurotower stessa, comprimono i margini d’interesse e quindi la redditività degli istituti di credito. “I tassi sono in calo da oltre due decenni per diversi fattori - ha ricordato - la politica monetaria accomodante può avere contribuito a questo trend ma, secondo le nostre ricerche, la compressione dei margini di interesse è più che compensata, nei bilanci delle banche, dai guadagni di capitale sul loro portafoglio di titoli a reddito fisso e dall’aumento dei prestiti e dal calo delle possibili perdite su crediti. Anche la sovraccapacità in alcuni settori bancari nazionali, e la concorrenza che ne consegue, aggravano la pressione sui margini e sono sintomo di come il settore non funzioni al massimo dell'efficienza". Secondo il presidente della Bce, pertanto, "nel più ampio contesto di eccesso generalizzato di capacità produttiva e innovazione tecnologica, alcune banche dovranno rivedere i propri modelli di business per sostenere la redditività".

L’Eurozona soffre anche di una eccessiva dipendenza dalle banche, secondo Draghi: le imprese hanno bisogno di accedere a un più ampio ventaglio di fonti di finanziamento, in particolare a un mercato dei capitali più sviluppato. Per questo Esrb e Bce sostengono l’iniziativa della Commissione europea per un’unione dei mercati dei capitali in Europa, anche per ridurre il gap nei confronti degli Usa.

Un altro rischio sistemico da monitorare, ha detto Draghi, è lo sviluppo di una parte non regolata del sistema finanziario.

"La politica – commenta Draghi - deve rimanere vigile e agire di fronte a rischi sistemici. Perché il pericolo più grande è nel non fare niente. Inoltre, deve compiere ulteriori sforzi di risanamento, soprattutto nei Paesi con debito pubblico elevato, vulnerabili a un aumento dell'instabilità nei mercati finanziari o a una risalita dei tassi di interesse". D’altronde, "la piena conformità al Patto di stabilità e crescita sarebbe di supporto ai Paesi nella correzione degli squilibri di bilancio, guidandoli in tal modo verso una traiettoria di indebitamento adeguata".

"La riforma del mercato del lavoro introdotta in Italia nel 2015 – conclude il governatore - ha sostenuto negli ultimi trimestri il rinnovato dinamismo dell'occupazione nel Paese, che però, insieme alla Francia, ha contribuito meno di Germania e Spagna alla ripresa dell'occupazione nell'area euro.

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22/09/2016 StarNews – Ocse, economia globale nella trappola della bassa crescita. Limate al ribasso le stime di giugno

L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha limato le stime di crescita per l'economia globale.

Il Pil globale, infatti, attestatosi nel 2015 a +3,1%, per il 2016 è previsto a +2,9% e per il 2017 a +3,2%. L'organizzazione con sede a Parigi, pertanto, in entrambi gli anni, ha tagliato di un decimo di punto le previsioni rilasciate a giugno.

Da quanto emerge dall’“Interim Economic Outlook” dell’Ocse, l’economia globale sarebbe bloccata “in una trappola di bassa crescita”, indotta soprattutto dalla debolezza del commercio, in particolare in Asia. I tassi d’interesse eccezionalmente bassi, inoltre, secondo l’organizzazione stanno creando distorsioni sui mercati e aumentando i rischi per il sistema finanziario.

Di qui la richiesta dell’Ocse, rivolta ai Paesi aderenti, di “implementare azioni di politica fiscale e strutturale per ridurre il ricorso eccessivo alle banche centrali e garantire opportunità e prosperità per le future generazioni”.

Tagliate le stime per gli Usa, a +1,4% nel 2016 e a +2,1% nel 2017 (da +1,8% e da +2,2% di giugno), dopo un +2,6% nel 2015, e anche per la zona euro a +1,5% nel 2016 e a +1,4% nel 2017 (+1,6% e +1,7% a giugno), dopo un +1,9% nel 2015. Non fa eccezione l’Italia, le cui stime sono state tagliate per entrambi gli anni dello 0,8% rispetto a giugno, quando si attestavano a +1,0% per il 2016 e a +1,4% per il 2017. Nel 2015 l’economia italiana era cresciuta dello 0,6%. La locomotiva d’Europa, invece, la Germania, è data in accelerazione a +1,8% quest'anno, ma in ralentamento  a +1,5% nel 2017.

Per il Regno Unito le stime sono state alzate per il 2016 a +1,8% da +1,7% ma ridotte per il 2017 a +1% da +2%. Secondo l’Ocse, infatti, la risposta della Bank of England dopo lo shock della Brexit ha contribuito a stabilizzare i mercati, Ma l’incertezza resta elevata e i rischi orientati al ribasso.

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08/09/2016 StarNews – BCE, come atteso, lascia invariati i tassi

La BCE, come atteso, lascia invariati i tassi di interesse al termine del consiglio di politica monetaria. Francoforte conferma così il costo del denaro a zero, al minimo di tutti i tempi, in vigore ormai da marzo. Fermi anche i tassi sui depositi marginali, a -0,40% - livello raggiunto anche in questo caso a marzo con una limatura di un decimo - e sui prestiti marginali a 0,25%.

I tassi si profilano ai livelli attuali se non inferiori per un periodo di tempo prolungato, comunque ben oltre il termine del programma di Qe.

L’Istituto, inoltre, conferma a marzo 2017 il termine dell'attuale programma di acquisto asset, e l'importo mensile degli acquisti a 80 miliardi di euro. Ma ancora una volta non ne esclude un allungamento nel tempo se non si rileverà un sostenuto aggiustamento dell’inflazione.

Lo staff della BCE rivede leggermente al rialzo le previsioni del Pil per il 2016 ma lima quelle per il 2017 e il 2018. La crescita quest'anno sarà pari all'1,7% contro l'1,6% di giugno, mentre sia nel 2017 che nel 2018 sarà dell'1,6%, rispetto al +1,7% previsto in precedenza per entrambi gli anni.

Quanto all’inflazione, si stima per il 2016 ancora a +0,2%. Per il prossimo anno si prevede  in accelerazione all’1,2%, di poco inferiore rispetto all’1,3% previsto a giugno. La stima per il 2018 si conferma a +1,6%.

Di qui l’orientamento attendista del consiglio della Banca centrale europea, che ha confermato l'attuale pacchetto di misure accomodanti, alla luce anche di una certa resilienza mostrata dall'economia della zona euro allo shock della Brexit.

“La revisione delle proiezioni dello staff – spiega Mario Draghi, presidente dell’istituto nella consueta conferenza stampa a margine del meeting di politica monetaria - non è al momento tale da giustificare un intervento. Siamo del parere che la politica monetaria sia efficace”,

“Il consiglio dei governatori ha incaricato appositi comitati di valutare qualsiasi opzione permetta di garantire il buon funzionamento del programma degli acquisti - garantisce comunque Draghi - Il prossimo passo (molto probabilmente a dicembre, anche se già c'è chi si sbilancia sul prossimo appuntamento il 20 ottobre, ndr) sarà l'aggiustamento del programma degli acquisti, che potrebbe necessitare di un ritocco quantitativo o qualitativo”. 

I mercati finanziari accolgono con freddezza la decisione di posticipare qualsiasi intervento. Per quanto atteso, il nulla di fatto ha favorito una risalita dei rendimenti sui titoli di Stato che ha denotato attese tra alcuni investitori di una retorica più espansiva da parte di Francoforte.

L'euro si è spinto fino a oltre 1,13 dollari e i listini di borsa si sono girati in negativo, mentre lievitano di alcuni centesimi i rendimenti sui governativi.

La Bce, comunque, ha ribadito di essere pronta ad agire con tutti gli strumenti a disposizione e di continuare a monitorare attentamente le mosse dei mercati finanziari.

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01/09/2016 StarNews – Fmi, Lagarde: “Probabile taglio delle stime di crescita globale nel 2016”

“Il Fmi taglierà molto probabilmente le sue stime per la crescita globale del 2016 alla luce del deterioramento delle prospettive economiche a causa della debolezza della domanda e della scarsa crescita del commercio e degli investimenti”.

A dirlo è la responsabile dell'istituto di Washington, Christine Lagarde.

Il taglio delle stime del Fmi sarebbe il sesto di fila in circa 18 mesi. “I leader del G20 – secondo Lagarde - devono fare molto di più per stimolare la domanda e contrastare le diseguaglianze”.

Per quanto importanti minacce per l'economia globale non si siano ancora materializzate, come la recessione legata alla Brexit o il collasso della crescita cinese, Lagarde ritiene che la crescita sia già “in calo significativo, fragile, debole e di sicuro non alimentata dal commercio".

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27/07/2016 StarNews – Usa, la Fed conferma i tassi tra lo 0,25 e lo 0,5%. Ma considera più bassi i rischi di breve per l'outlook economico e i mercati si aspettano una stretta dello 0,25% prima di fine anno

Negli Usa, in linea con le attese, il comitato di politica monetaria di Federal Reserve conferma i tassi di riferimento tra lo 0,25 e lo 0,5%, livello raggiunto a metà dicembre, quando l'istituto centrale ha alzato il costo del denaro di un quarto di punto, operando la prima stretta da circa dieci anni.

I mercati finanziari, pertanto, si aspettano una stretta di un quarto di punto prima di fine anno, che porterebbe i Fed Fund a 0,50-0,75%. Per la fine del 2017 si prevedono, poi, altri due rialzi fino a 1-1,25%.

Secondo la Fed, i rischi di breve per l'outlook economico sono diminuiti. Nel breve termine, l’istituto prospetta una crescita economica minacciata da rischi che, al momento, sembrano meno preoccupanti del previsto, tra cui l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. In più, il mercato del lavoro si è rafforzato, come si evince dal recupero a giugno dei Non Farm Payrolls, seguito al tracollo di maggio.

La Fed continuerà a monitorare l’inflazione, che si profila ancora ben al di sotto degli obiettivi fissati dall'istituto. Malgrado ciò, per il Fomc, il quadro macroeconomico complessivo potrebbe legittimare entro la fine dell’anno un rialzo dei tassi di interesse, i quali, peraltro, secondo le stime del Comitato, resteranno al di sotto dei livelli attesi nel lungo termine.

Qualsiasi intervento, però, si ribadisce a Washington, non potrà ignorare l’andamento dei dati macroeconomici in arrivo. Nel report del Fomc si rileva la crescita dei consumi e, in generale, dell’attività economica, sostenuta da un rinnovato ottimismo rispetto alle stime della riunione precedente. 

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21/07/2016 StarNews – BCE lascia i tassi invariati. Draghi: “Politica monetaria invariata, informazioni insufficienti per prendere decisioni all’indomani della Brexit”

La BCE lascia i tassi invariati sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rispettivamente a zero, a -0,25% ed a -0,40%. La decisione è in linea con le previsioni dei mercati. Non si ripete, pertanto, la sorpresa di maggio, in cui li aveva spiazzati tagliando i tassi di 5 punti base a un nuovo minimo storico per la zona euro e aveva annunciato altre misure espansive, tra cui il rafforzamento del Quantitative easing.

 “I mercati hanno reagito con resilienza e forza allo shock della Brexit”, ha rilevato nella consueta conferenza stampa che segue la riunione del Consiglio direttivo, il presidente dell’istituto Mario Draghi. A suo giudizio, però, le informazioni attualmente disponibili non sono sufficienti per prendere decisioni. “La BCE – ha detto - potrà valutare meglio la situazione quando avrà a disposizione i dati delle prossime settimane e dei prossimi mesi. La ripresa potrà proseguire a un ritmo moderato e la crescita nel secondo trimestre si profila inferiore a quella registrata nei primi tre mesi dell’anno. Mentre La domanda interna dell'eurozona sostiene un export modesto e l’inflazione potrà mantenersi bassa nei prossimi mesi e tornare a salire nel 2017 e nel 2018”. L’istituto di Francoforte, peraltro, assicura Draghi, è pronto a ricorrere a tutti gli strumenti a propria disposizione e a mantenere i tassi di interesse bassi agli attuali livelli oltre l'orizzonte temporale del Qe.

 Per ora, dunque sembra che la Brexit non avrà un impatto significativo sull'economia mondiale, quindi con molta probabilità l’unica Banca centrale che risponderà alla Brexit sarà la Bank of England, che durante la riunione di agosto potrebbe decidere un taglio di 25 punti base dei tassi di interesse.

 “Il Consiglio direttivo della Bce - si legge nel comunicato emesso al termine della riunione - continua ad attendersi che i tassi di interesse di riferimento si mantengano su un livello pari o inferiore a quello attuale per un prolungato periodo di tempo e ben oltre l'orizzonte degli acquisti netti di attività". Conferma, pertanto, l'intenzione di condurre gli acquisti mensili di attività per 80 miliardi di euro sino alla fine di marzo 2017, o anche oltre se necessario, "e in ogni caso finché non riscontrerà un aggiustamento durevole dell'evoluzione dei prezzi, coerente con il proprio obiettivo di inflazione".

In particolare il Direttivo verificherà l'effettivo passaggio all'economia reale delle misure monetarie decise e "nei prossimi mesi" riesaminerà la situazione "anche con le nuove informazioni, tra cui le stime aggiornate dei tecnici BCE" su crescita e inflazione.

 Draghi è intervenuto anche sulla questione dei crediti deteriorati (Npl) in Europa, non escludendo il paracadute pubblico per le banche in difficoltà, purché solo in casi eccezionali o quando "il mercato dei crediti deteriorati è sotto pressione" per evitare una loro svendita. I crediti deteriorati, per Draghi, sono un problema per "la futura redditività delle banche e la loro capacità di fare prestiti". Draghi ha rilevato come i governi possano agire per far funzionare "pienamente" il mercato degli Npl anche con misure legislative. "Le regole europee – ha precisato - contengono tutta la flessibilità necessaria per le circostanze eccezionali. Su questo aspetto i poteri ricadono sulla Commissione europea".

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28/06/2016 StarNews – Draghi: "No a svalutazioni competitive e sì a un allineamento delle politiche monetarie a livello globale”

"Contro gli effetti della Brexit, no a svalutazioni competitive e sì, invece, a un allineamento delle politiche monetarie a livello globale”. A dirlo è Mario Draghi, presidente della BCE, intervenuto a Sintra, in Portogallo, dove si sono riuniti i governatori delle banche centrali per il forum annuale dell’istituto. Poi è volato a Bruxelles, al Consiglio europeo, dove ha presentato il quadro delle possibili ripercussioni della Brexit sull’economia dell’eurozona, sulla politica monetaria della Bce e sui mercati finanziari.

A Sintra, invece, Draghi ha evitato riferimenti diretti al referendum britannico e alle sue possibili conseguenze. Si è soffermato, invece, sulla divergenza delle politiche monetarie. “Crea incertezza – ha spiegato - così come le svalutazioni competitive sono una soluzione in cui tutti hanno da perdere. Generano maggior volatilità e costringono le altre banche centrali a rispondere. Dobbiamo pensare, invece, non solo se le nostre politiche sono appropriate, ma se sono allineate globalmente, partendo da una diagnosi condivisa che porti a impegni condivisi”. Draghi ha escluso, invece, un coordinamento formale delle politiche, complesso per varie ragioni.

Quindi ha ribadito il suo appello per politiche di bilancio favorevoli alla crescita, anche nell’eurozona. "Un miglioramento del mix di politiche economiche a livello nazionale e globale - ha detto Draghi – aiuterebbe a ridurre gli effetti indesiderati della politica monetaria, dato che l’onere della stabilizzazione sarebbe suddiviso meglio fra le diverse politiche".

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24/06/2016 StarNews – Brexit, Fed vigile sugli sviluppi nei mercati finanziari globali e pronta a fornire liquidità in dollari

Dopo l'esito del referendum che ha sancito il divorzio del Regno Unito dall'Unione europea, anche la Federal reserve corre ai ripari per rassicurare i mercati.

"Stiamo monitorando attentamente gli sviluppi sui mercati finanziari globali - fa sapere l’istituto centrale -  in collaborazione con le altre banche centrali e siamo pronti a fornire liquidità in dollari attraverso le linee di swap esistenti con le banche centrali, se necessario, per affrontare le pressioni nei mercati del finanziamento a livello mondiale, che potrebbero avere implicazioni avverse per l'economia".

È intervenuto anche il segretario al Tesoro americano, Jacob Lew. "Il popolo britannico ha parlato ed ha espresso la sua decisione, che noi rispettiamo – ha detto - Lavoreremo con Londra e Bruxelles e con i partner internazionali per garantire stabilità economica, sicurezza e prosperità in Europa e non solo".

"Da parte nostra - ha ribadito Lew- continuiamo a monitorare gli sviluppi nei mercati finanziari. Nelle ultime settimane, sono stato in regolare contatto con le controparti e con i partecipanti ai mercati del Regno Unito e dell'Unione europea e stiamo continuando le consultazioni. Uk e altri attori politici hanno gli strumenti necessari per sostenere la stabilità finanziaria, elemento chiave della crescita economica".

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24/06/2016 StarNews – BCE pronta a iniettare liquidità in euro e in altre valute per far fronte ai contraccolpi della Brexit

La BCE è pronta a iniettare liquidità in euro e in altre valute per far fronte ai contraccolpi della Brexit. Lo ha reso noto lo stesso istituto centrale europeo in una nota.

L'Eurotower ha riferito che sta "monitorando con molta attenzione l'andamento dei mercati” e si è detta pronta all'emergenza e in stretto coordinamento con le altre banche centrali e i rispettivi organi di controllo. "Le banche dell'eurozona – ha assicurato l’istituto - sono resilienti in termini di capitale e liquidità per far fronte alla Brexit”. E avrebbero chiesto alla Bce 399 miliardi di euro nella prima asta del Tltro2, secondo quanto riportato dall’Eurotower in una nota sui risultati della nuova edizione di maxi-prestiti alle banche che per la prima volta prevedono l'assegnazione a tasso zero - ma anche a tassi negativi fino a -0,40% - agli istituti che più garantiranno credito all'economia reale.

Oltremanica, anche Bank of England (BoE) ha sminuito i timori per la Brexit. Subito dopo l’esito definitivo del referendum che ha deciso l’uscita dall'Unione europea, l'istituto ha annunciato che sta facendo "tutti i passi necessari" per assicurare la stabilità del Paese e sta monitorando da vicino gli sviluppi, "ha intrapreso un ampio piano di emergenza e sta lavorando a stretto contatto con il Tesoro britannico, le altre autorità nazionali e le banche centrali estere".

Intanto, terremoto sulle borse mondiali. Apertura a picco per tutti i listini europei, con ribassi anche a doppia cifra. Precipita Londra, ma anche piazza Affari, con le banche che arrivano anche a perdere tra il 20 e il 25%. Non va meglio sui listini extra-europei. Tutte le principali borse asiatiche registrano perdite significative. Tokyo rileva il tonfo peggiore dal 2000.

La divisa britannica è andata a picco. Il cambio sterlina-dollaro è sceso al più basso livello dal 1985. Soffre meno ma cala anche l’euro. Il cambio euro-dollaro è precipitato a 1,0913, da oltre 1,14 di ieri sera.

Lo yen, invece, beneficia del suo carattere difensivo e guadagna sul dollaro il 4,5%.

Scatta la corsa ai beni rifugio, in particolare bund tedeschi e oro, il cui prezzo sale del 6% a 1.342 dollari l’oncia. La forte incertezza pesa anche sul prezzo del petrolio. Nelle contrattazioni elettroniche la quotazione del Wti scende del 6% a 47,07 dollari al barile.

Le contrattazioni a Tokyo sono state temporaneamente sospese quando il Nikkei perdeva circa l’8%.

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22/06/2016 StarNews – Fmi, economia Usa in forma ma Pil rivisto al ribasso per il 2016 al 2,2% dal 2,4

L'economia Usa è "complessivamente in buona forma". A dirlo è il Fondo monetario internazionale, secondo cui la crescita dell’economia statunitense dovrebbe accelerare rispetto alla recente battuta d'arresto e nonostante un dollaro sopravvalutato del 10-20% rispetto alle principali valute.

Nel report annuale sulle politiche economiche negli Stati Uniti, tuttavia, il Fmi ha rivisto al ribasso le stime di crescita del Pil negli Usa, al 2,2% nel 2016 (da 2,4%). Ma ha confermato la previsione di una crescita del 2,5% nel 2017. L'inflazione si profila in lenta risalita verso l'obiettivo della Fed del 2%.

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21/06/2016 StarNews – Fed, Yellen: "Crescita lenta, inflazione bassa e politiche già accomodanti ci espongono al rischio Brexit"

La crescita resta lenta, l’inflazione bassa e le politiche monetarie sono già molto accomodanti. In questo quadro, scrive il presidente della Federal reserve, Janet Yellen, nel documento presentato davanti alla Commissione bancaria del Senato, un esito del referendum favorevole all’uscita del Regno Unito dalla Ue presenta rischi significativi per l’economia statunitense e per la stabilità dei mercati finanziari a livello globale.

“Potrebbe avere gravi ripercussioni economiche - ha commentato il numero uno della Fed - Gli investitori a livello globale sono nervosi e la tendenza al rischio può cambiare bruscamente”.

In questo contesto, secondo Yellen, resta appropriato anche l’approccio cauto della Fed rispetto al rialzo dei tassi: “Gli ultimi dati su occupazione e debolezza degli investimenti rispecchiano un rischio al ribasso: la domanda domestica potrebbe rallentare”.

L’incertezza, per il presidente della Fed, è alimentata anche dalla Cina: “Sta affrontando sfide considerevoli nei suoi sforzi per diventare meno dipendente dalle esportazioni”.

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15/06/2016 StarNews – Fed lascia invariati i tassi, in linea con le attese dei mercati, e rivede al ribasso le stime di crescita per il 2016

In linea con le attese dei mercati e degli analisti di Star am, il comitato di politica monetaria  (Federal Open Market Committee) della Federal reserve ha confermato i tassi di riferimento statunitensi in un range tra lo 0,25% e lo 0,50%.

La decisione, presa all’unanimità, sembra legata alla dinamica controversa degli ultimi dati macroeconomici. Mentre il progresso dell’occupazione ha rallentato e gli investimenti fissi delle imprese sono apparsi deboli, i consumi, il settore immobiliare e le esportazioni sono migliorate e accreditano un’accelerazione della crescita.

L’istituto di Washington, peraltro, dopo l’intervento sui Fed Funds di dicembre, il primo dal 2006, ha confermato di avere in programma due rialzi del costo del denaro nel 2016, in vista di un ulteriore miglioramento del mercato del lavoro. Il target di lungo termine per i Fed Funds è stato tagliato dal 3,3% al 3%.

Nel comunicato che accompagna l'annuncio della decisione, inoltre, ha rivisto al ribasso le stime di crescita per il 2016 a +2% dal +2,2% previsto nel meeting di marzo. Le stime sull’inflazione per quest’anno, invece, sono state riviste al rialzo, dall‘1,2% all‘1,4%.

 

La Fed ha prospettato stretta monetarie meno aggressive nel 2017. Ma non ha fornito indicazioni precise sulla tempistica dei rialzi. Gli interventi della presidente della Fed, Janet Yallen, hanno lasciato aperta la porta a un eventuale intervento il mese prossimo. Difficilmente, però,  il prossimo rialzo potrà verificarsi a luglio o a settembre, con una campagna elettorale in corso in vista delle elezioni presidenziali negli Usa del prossimo novembre e data la debolezza dell’attività economica e le possibili reazioni dei mercati a un’eventuale uscita dall’Ue del Regno Unito, dopo il referendum del 23 giugno.

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10/06/2016 StarNews – Draghi: “Rafforzamento dell'Ue e della governance nell'area euro per rilanciare investimenti e crescita in Europa”

Rafforzamento dell'Ue e della governance nell'area euro, due riforme sempre più necessarie per accelerare la trasmissione della politica monetaria, rilanciando investimenti e crescita in Europa. A dirlo è il capo della BCE, Mario Draghi, in un discorso tenuto alla quinta Padoa-Schioppa Lecture.

 “L'assetto istituzionale dell'eurozona è incompleto - ha dichiarato Draghi – Progressi nel completamento dell'unione monetaria sono necessari per il lungo termine ma anche rilevanti per il breve termine, per gli effetti sugli investimenti: il modo migliore per aumentare la produzione oggi è rimuovere gli ostacoli alla fiducia che provengono da tale incertezza e che inducono a maggiori risparmi".

"Nell'eurozona – ha aggiunto il numero uno dell’Eurotower - sono state attuate molte riforme strutturali negli ultimi anni, specialmente nei Paesi più colpiti dalla crisi. I benefici si stanno vedendo. Ma ci sono molti altri benefici a cui puntare. Ci sono molte ragioni politiche comprensibili per rinviare le riforme strutturali, ma poche valide ragioni economiche. Ritardarle avrebbe un costo semplicemente troppo alto".

I bilanci nel comparto bancario, per Draghi, "non sono ancora stati completamente rimessi in ordine, come dimostra l’elevato stock di crediti non performing presenti in alcune parti dell'eurozona. C'è bisogno di nuovo lavoro su questi asset, e le condizioni perché ciò accada devono essere realizzate dalle giuste politiche ed autorità".

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06/06/2016 StarNews – Yellen: “La politica monetaria non è una strada predefinita, dipenderà molto da come si risolveranno grandi incertezze globali”

“La politica monetaria non è una strada predefinita, dipenderà molto da come si risolveranno le grandi incertezze globali”. A dirlo è il presidente della Federal Reserve, Janet Yellen, nel suo intervento al World Affairs Council di Philadelphia, l'ultimo pubblico prima della riunione della Fed in calendario il 14 e 15 giugno.

Tra le principali incognite, Yellen rileva la "Brexit": “Se il referendum dovesse chiudersi con la vittoria di chi vuole la Gran Bretagna fuori dall'Unione europea, potrebbero esserci ripercussioni significative”.

Il capo della Fed ricorda anche le difficoltà della Cina, impegnata in uno sforzo importante per riequilibrare l'economia. Quindi ha definito ''deludenti'' e ''preoccupanti'' i dati di maggio sul mercato del lavoro statunitense (solo +38.000 posti creati), invitando però a non limitarsi alla lettura dei singoli dati: “Nel complesso - rimarca – emerge finalmente un’accelerazione dei salari”.

Le parole della Yellen, attese per tutta la giornata, in realtà sono state poco risolutive, avendo lasciato aperte tutte le possibilità. Di certo, se rialzi dei tassi ci saranno, saranno graduali.  

Secondo James Bullard, governatore della Fed di St. Louis, “in questo momento le possibilità di un rialzo dei tassi a giugno sono molto basse, mentre la Fed lascia una porta aperta a un cambio di passo a luglio”. Sulla stessa linea Dennis Lockhart, presidente della Fed di Atlanta. In un'intervista ha sostenuto che il rialzo dei tassi “può attendere, almeno fino a luglio. La prossima settimana voterò per mantenere lo status quo". 

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02/06/2016 StarNews – La BCE lascia i tassi invariati. Rivede al rialzo le previsioni di crescita e inflazione nel 2015 e si dice pronta a gestire l'eventuale uscita dell’Uk dall'Ue

Come ampiamente atteso, nell’incontro di politica monetaria, la BCE lascia invariato a zero il costo del denaro, minimo di tutti i tempi in vigore da marzo. Il tasso sui depositi marginali resta a -0,4%, livello fissato anche in questo caso a marzo, e quello sui prestiti marginali a 0,25%.

Il Consiglio direttivo dell’istituto, inoltre, ha annunciato che lascerà i tassi a questi livelli, se non li abbasserà, per un periodo prolungato, e comunque ben oltre il termine del programma di acquisti asset da 80 miliardi al mese, confermato a marzo del 2017. Il quantitative easing ora includerà anche le obbligazioni societarie. Dall’8 giugno, infatti, inizieranno gli acquisti dei corporate bond. E, dal 22 giugno, la prima operazione della nuova serie di aste a più lungo termine (Targeted Long Term Refinancing Operation), le maxi operazioni di finanziamento alle banche condizionate al credito a famiglie e imprese.

"La ripresa prosegue in modo graduale, sostenuta dalla domanda interna ma penalizzata dall'export - ha ribadito il Presidente della BCE Mario Draghi nella conferenza stampa seguita alla riunione - Le misure annunciate a marzo hanno contribuito a sostenere la ripresa economica mediante la riduzione del costo del credito, ma è essenziale che il contesto di bassa inflazione non si radichi e che la BCE sia pronta a usare tutti gli strumenti a disposizione perché questo accada”. Draghi, comunque, ha escluso particolari pressioni al ribasso sui salari.

Il capo dell’Eurotower ha riferito che la BCE ha rivisto al rialzo la stima di inflazione, alzandola allo 0,2% dallo 0,1% precedente. Ma si conferma sempre lontana dal target del 2%. Rivista al rialzo anche la stima di crescita nell'Eurozona nel 2016, all'1,6% dall'1,4% indicato in precedenza. Confermate invece le stime per il biennio seguente (+1,6% nel 2017 ed +1,3% nel 2018).

Draghi è tornato a sollecitare i leader europei, perché supportino l’azione della BCE con politiche fiscali adatte e con misure di stimolo a produttività, investimenti e infrastrutture nei singoli Paesi.

Sulla Grecia, ha detto Draghi, il Consiglio direttivo non ha preso alcuna decisione sulla possibilità di accettare come collaterali anche i bond ellenici. Sulla “Brexit”, invece, Draghi ha affermato che la BCE sarebbe pronta a gestire tecnicamente l'uscita dell’Uk dall'Ue ma anche che auspica un esito del referendum diverso, perché la sua permanenza nell’unione porterebbe benefici per tutti.

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27/05/2016 StarNews – Yellen: “Probabile un rialzo dei tassi nei prossimi mesi”

“I tassi di interesse devono salire in modo graduale e con cautela. Se l’economia continuerà a migliorare potrebbe essere appropriato un aumento nei prossimi mesi”. A dirlo è Janet Yellen, il presidente della Fed, in un intervento alla Harvard University.

Yellen, tuttavia, non ha precisato se la banca centrale americana agirà a giugno o a luglio. A suo parere, però, gli ultimi indicatori segnalano un rimbalzo dell’economia statunitense dopo un primo trimestre difficile. “La crescita sembra in accelerazione - ha sottolineato - e le condizioni del mercato del lavoro sono migliorate in modo significativo. Ma l’aumento dei salari e la crescita della produttività sono stati molto deludenti”.

“Pertanto, per la Fed è appropriato alzare i tassi gradualmente e cautamente nel tempo – ha ribadito il numero uno dell’istituto di Washington - E probabilmente tale mossa sarà opportuna nei prossimi mesi”. Yellen si è detta ottimista anche sulla stabilizzazione del calo del prezzo del petrolio e del rafforzamento del dollaro. Il che permetterà all'inflazione di tornare a crescere al ritmo annuale del 2%, in linea con il target della Fed.

Yellen, infine, ha definito “magnifica” la gestione da parte della Federal Reserve della crisi economica e finanziaria esplosa a livello globale nel 2008 (la peggiore dalla Grande Depressione degli anni ‘30 del secolo scorso). Merito, a suo giudizio, anche di Ben Bernanke, il governatore al vertice della Fed dall’inizio del 2006 all’inizio del 2014. Per Yellen, dunque, oggi l’economia americana è alle prese con una ripresa lenta ma ha compiuto molti progressi. 

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19/05/2016 StarNews – BCE cautamente ottimista sulla crescita dell’eurozona: “Gli effetti positivi degli stimoli monetari non sono immediati. Soprattutto se gli Stati membri ignorano le raccomandazioni”

“Ci vorrà tempo per vedere gli effetti positivi degli stimoli monetari, potenziati a marzo scorso”. La BCE, negli ultimi verbali della riunione del 20 e 21 aprile scorsi, conferma le tesi del presidente dell’istituto, Mario Draghi.

L'Eurotower, infatti, resta cautamente ottimista sulla crescita dell’eurozona malgrado la recidiva deflazione. È impegnata nell’implementazione delle ultime misure di stimolo annunciate a marzo e conferma anche l’invio degli acquisti dei bond corporate a giugno. Rinnova così il suo impegno nel perseguire l’obiettivo di inflazione vicino al 2% senza ritardi. Esprime preoccupazione, però, per il disallineamento tra l’inflazione attesa e il prezzo del petrolio.

I membri del consiglio direttivo tornano a riaffermare l’indipendenza istituzionale della BCE dopo le critiche piovute da esponenti del governo tedesco, richiamate implicitamente nel verbali dell’istituto.

L’istituto di Francoforte ha stigmatizzato anche la reticenza di alcuni Stati membri nel seguire nel migliore dei modi le sue raccomandazioni specifiche. "Molti Paesi – ha rilevato - hanno messo mano a riforme del mercato del lavoro ma non tutti i risultati attesi sembrano essere stati raggiunti e altri interventi dovrebbero essere considerati come prioritari nell'attuale contesto economico”.

"Guardando i recenti sviluppi in una prospettiva più ampia del ciclo economico – ha aggiunto il Direttivo - la ripresa economica in corso nella zona euro è stata trainata ancora soprattutto dalla domanda interna, mentre l'interscambio netto ha contribuito negativamente alla crescita del Pil negli ultimi due trimestri del 2015”.

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18/05/2016 StarNews – Usa, verbali dell'ultima riunione del Fomc: “Appropriato alzare i tassi a giugno in caso di accelerazione della crescita nel secondo trimestre”

“Appropriato alzare i tassi a giugno se i dati macro rileveranno un’accelerazione”. È quanto rilevano i verbali dell'ultima riunione del Federal Open Market Committee (Fomc), il comitato esecutivo della Federal Reserve. In quell'occasione, il 26 e 27 aprile scorso, i banchieri avevano preferito lasciare invariati i tassi di interesse fra lo 0,20% e lo 0,50%, dopo il primo rialzo deciso a dicembre scorso.

La maggioranza degli esponenti della banca centrale degli Usa, dunque, a fine aprile non ha escluso un nuovo rialzo dei tassi se le condizioni del mercato del lavoro continueranno a migliorare e l’inflazione farà progressi verso il target del 2% fissato dalla Fed. E il rialzo di giugno appare ora sempre più probabile, stando anche all'andamento del contratti future sui Fed Funds.

Dopo la pubblicazione delle minutes, Wall Street si è indebolita, ha eroso il guadagno accumulato e ha chiuso appena sulla parità. Il Dow Jones è andato giù e il dollaro si è rafforzato rispetto alle altre principali valute. In forte aumento anche i rendimenti dei Treasury a breve termine, per quanto il Pil nel 1° trimestre abbia segnato una netta decelerazione, e la Fed, a causa delle turbolenze internazionali, abbia dovuto ridurre da quattro a due i possibili aumenti dei tassi nel 2016.

Nell'ultima riunione è stato eliso soprattutto il riferimento ai "rischi" posti dall'economia globale. Il Fomc ha prospettato solo uno stretto monitoraggio dell'evoluzione del quadro internazionale e ha rilevato un’attenuazione dei potenziali rischi economici e finanziari. Alcuni membri del Comitato sarebbero stati disponibili a un rialzo già da aprile scorso. Poi però ha vinto la prudenza delle "colombe", più favorevoli ad aspettare una nuova accelerazione dell'economia. 

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09/05/2016 StarNews – Fmi: "Se i tassi sono negativi la colpa è dell’eccesso di risparmio in Germania, non della BCE"

Se i tassi sono negativi la colpa è dell’eccesso di risparmio in Germania, non della BCE. A dirlo, in occasione delle consultazioni annuali con l’esecutivo di Berlino, è il Fondo monetario internazionale, in occasione delle consultazioni annuali con l’esecutivo di Berlino.

L’istituto di Washington, infatti, ha chiesto alla Germania di sfruttare appieno il bassissimo costo del denaro per finanziare investimenti pubblici in infrastrutture. Questa mossa, secondo l’istituto, avrebbe il duplice effetto riequilibrare la bilancia corrente tedesca, in forte surplus, e di stimolare la ripresa dell’area euro. Il Fmi conferma così quanto rilevato da altre istituzioni internazionali e dal suo stesso direttore, Christine Lagarde, che, in più occasioni, nelle ultime settimane, aveva suggerito di utilizzare per gli investimenti il margine del bilancio pubblico, che si prevede almeno in pareggio da qui al 2020. Il Fmi riconosce che la politica fiscale darà quest'anno un impulso alla crescita pari a circa l'1% del prodotto interno lordo, riconducibile soprattutto grazie alla spesa per l'accoglienza ai rifugiati. Ma ritiene che, se le entrate fiscali dovessero essere superiori al previsto, come è avvenuto negli anni scorsi, il governo tedesco dovrebbe utilizzarle per compiere più investimenti.

Il Fondo sollecita anche passi avanti sul fronte delle riforme strutturali, che darebbero nuova linfa alla ripresa ancora fragile dell'area dell'euro e alla crescita potenziale della Germania, che rafforzerebbe così anche la sua leadership in Europa. In particolare ha chiesto riforme del mercato del lavoro e liberalizzazioni nel settore dei servizi.

Nel medio termine, invece, secondo il Fmi, la crescita potenziale dell'economia tedesca è destinata a declinare, a causa dell'invecchiamento della popolazione, dinamica che ha contribuito, facendo aumentare il risparmio e frenando gli investimenti, al surplus delle partite correnti, oggi intorno all'8% del Pil. La crescita tedesca, dunque, si profila ancora moderata quest'anno grazie alle forte domanda interna, favorita dalle condizioni monetarie e fiscali, che compenserà la debolezza della domanda estera. Nelle previsioni del mese scorso elaborate nel “World Economic Outlook”, in particolare, il Fondo ha indicato una crescita dell'economia teutonica dell'1,5% nel 2016 e dell'1,6% nel 2017, entrambe ritoccate al ribasso dalle stime di gennaio e di poco inferiori alle cifre del governo.

Il Fmi ha condotto anche un'analisi del settore finanziario, che sarà resa nota oggi a Francoforte. I tecnici del Fmi ritengono necessario un rafforzamento dei consigli di sorveglianza per monitorare al meglio anche le banche tedesche, sostenute da ingenti sostegni pubblici durante la crisi finanziaria globale e spesso nel mirino dei mercati negli ultimi mesi, coinvolte (soprattutto, l’istituto privato Deutsche Bank) anche in scandali finanziari.

 

 

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05/05/2016 Starnews - BCE: "Nella zona euro la ripesa prosegue, grazie anche alle politiche monetarie ma rischi ancora al ribasso per crisi internazionale e ritardi in politiche fiscali e riforme strutturali"

La ripresa economica nell'area dell'euro prosegue, grazie anche alle misure di sostegno offerte dalla BCE. Ma i rischi per le prospettive di crescita restano orientati verso il basso: la domanda estera si conferma debole, a causa dell'andamento di alcune aree dell'economia mondiale, che minacciano anche la stabilità dei mercati finanziari, e dell'insufficiente attuazione delle riforme strutturali e delle politiche di bilancio restrittive da parte degli Stati membri, che frenano gli stimoli di politica monetaria. È questo il quadro sintetico emerso dal bollettino di maggio pubblicato oggi dall'Eurotower.

Per l’istituto di Francoforte, in particolare, “La domanda interna è ancora sorretta dalle misure di politica monetaria. Infatti, il loro impatto favorevole sulle condizioni finanziarie, con il miglioramento della redditività delle imprese, incentiva gli investimenti. Mentre il reddito disponibile reale delle famiglie e i consumi privati sono sostenuti ancora dall'aumento graduale dell'occupazione (+0,3% nell'ultimo trimestre del 2015 e riduzione del tasso di disoccupazione al 10,3%), a sua volta favorita dalle riforme strutturali attuate in precedenza e dal prezzo ancora relativamente basso del petrolio”.

L'analisi del Bollettino fa eco alle recenti dichiarazioni con cui il presidente della BCE, Mario Draghi, ha ribattuto alle critiche verso l'espansione monetaria forzata, provenienti soprattutto dal ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble e, in parte, dal presidente della Bundesbank, Jeans Weidmann. Per Draghi l’orientamento espansivo della BCE è una scelta obbligata. L’alternativa sarebbe stata un'economia arenata nella recessione. Ma il pilastro monetario, per il capo dell’Eurotower, deve essere affiancato necessariamente da quello delle politiche di bilancio. Attualmente l'orientamento di queste ultime è solo lievemente espansivo. Per Francoforte, invece, le politiche fiscali andrebbero rafforzate ulteriormente, soprattutto da parte dei Paesi (tra cui la Germania) che possono permettersele.

Malgrado ciò, le nuove misure di politica monetaria dei primi di marzo, scrivono gli economisti della Bce, hanno favorito un miglioramento delle condizioni finanziarie generali nell'area dell'euro: “Si è rafforzata la trasmissione dello stimolo monetario alle imprese e alle famiglie, in particolare attraverso il sistema bancario. La crescita della moneta è rimasta solida, mentre il tasso di incremento dei prestiti continua ad aumentare gradualmente. I bassi tassi di interesse, le operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine e il programma ampliato di acquisto di attività finanziarie sostengono il miglioramento della dinamica della moneta e del credito. Nel complesso, le misure di politica monetaria in vigore da giugno 2014 hanno migliorato nettamente sia le condizioni di prestito per famiglie e imprese sia i flussi di credito nell'intera area dell'euro. E le misure di politica monetaria adottate a maggio 2016 sostengono il continuo recupero della crescita dei prestiti, favorendo la ripresa dell'economia reale”.

 La BCE, pertanto, intende proseguire sul sentiero della politica monetaria espansiva, per assicurare il radicamento della ripresa economica e un ritorno dell'inflazione in prossimità del target, appena sotto il 2%. Per la banca centrale, infatti, "è indispensabile evitare che le condizioni di inflazione molto bassa si radichino, causando effetti collaterali sul processo di formazione di salari e prezzi".

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02/05/2016 StarNews - Draghi: "Rilancio dell'economia globale con riforme strutturali, i bassi tassi di interesse non la malattia ma il sintomo"

StarNews – Per il rilancio dell'economia globale occorrono riforme strutturali, mentre i bassi tassi di interesse non sono la malattia ma il sintomo. Sono, infatti, un effetto della carenza di investimenti e dell'incertezza di persone e imprese. A dirlo è il presidente della BCE, Mario Draghi, davanti  all’Assemblea annuale dell’Asian Development Bank a Francoforte, intitolato "Addressing the causes of low interest rates".

I tassi bassi, spiega Draghi, segnalano un eccesso di risparmi, legati a tendenze demografiche (la popolazione invecchia e le persone mettono risorse da parte per il periodo, spesso lungo, in cui non lavorano) e a una scarsità di investimenti a causa della riduzione delle spese di capitale pubbliche (frenate dai debiti alti) e a causa della bassa produttività, che non garantisce grandi ritorni.

La leva dei tassi serve a rilanciare l'attività e l'inflazione. “Se le banche centrali tenessero i tassi a livelli troppo alti rispetto ai loro livelli reali – precisa Draghi - investire non sarebbe attraente, perché il costo del credito sarebbe più alto dei ritorni. E l’economia resterebbe bloccata nella recessione. Dal momento che gli alti risparmi sono un fenomeno di lunga durata - la popolazione, per esempio, resterà ‘vecchia’ per molto tempo - questa è l’unica strada”.

Ma, per il presidente dell’Eurotower, da sola la politica monetaria non può risolvere i problemi di fondo e gli squilibri di lungo periodo. Anzi, alla lunga, un livello dei tassi troppo basso crea squilibri di lungo termine legati al risparmio. Ad oggi, riferisce, il fenomeno dei tassi bassi è generalizzato: il 18% dell'economia globale ha tassi negativi e la percentuale sale al 40% considerando tassi compresi fra zero e l'1%.

In Eurolandia, invece, per Draghi, bisogna ridurre le incertezze attraverso altre leve, riformando ad esempio la governance dell’area euro, così da rimuovere i persistenti dubbi sul suo futuro». Inoltre, un ruolo minore per le banche centrali o un periodo più breve di espansione monetaria, per il governatore, "implica necessariamente un ruolo maggiore per la politica fiscale".

Per Draghi, i risparmiatori devono essere messi in condizione di diversificare il proprio portafoglio: “Quelli statunitensi detengono un terzo (il 33%) delle loro attività finanziarie sotto forma di azioni, mentre i numeri corrispondenti per le famiglie italiane e francese è circa un quinto (20%) e per quelle tedesche un decimo (10%). Al contrario, le famiglie tedesche detengono quasi il 40% delle loro attività sotto forma di contanti o depositi e quelle francesi e italiane circa il 30%. Il corrispondente numero per le famiglie statunitensi è meno del 15%”.

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28/04/2016 StarNews – Usa, come previsto la Fed lascia i tassi invariati tra lo 0,25-0,50%. Costo del denaro fermo anche in Giappone e Nuova Zelanda

Negli Usa, come previsto dal mercato, la Federal Reserve ad aprile lascia i tassi di interesse di riferimento invariati nel range dello 0,25-0,50%, ossia al livello raggiunto con il rialzo di dicembre, il primo da quasi un decennio. La decisione è stata presa nella riunione di politica monetaria con voto unanime, se si esclude il governatore della Fed di Kansas City, Esther George, che ha votato per un incremento di un quarto di punto.  

Dal comunicato del Fomc trapelano segnali di ottimismo sulle prospettive dell'economia Usa: il mercato del lavoro è ulteriormente migliorato nonostante il recente rallentamento della crescita e resta una forte attenzione sull'inflazione.

Secondo l’istituto di Washington, permangono elementi sfavorevoli nell'economia globale ma rispetto al comunicato del precedente meeting il Comitato non fa riferimenti specifici ai rischi portati da tali elementi.

La Fed riconosce un rallentamento nella crescita della spesa delle famiglie ma evidenzia anche l’incremento dei redditi reali a un ritmo "solido" e i livelli elevati su cui si mantiene la fiducia dei consumatori.

Le aspettative non escludono, peraltro, un rialzo nel prossimo meeting della Fed, in calendario a giugno, e un altro entro la fine dell'anno, probabilmente nel quarto trimestre. Secondo gli stessi membri del Fomc, potranno esserci due rialzi graduali dei tassi nel 2016 rispetto ai quattro previsti a ottobre scorso.

Nella notte e durante la giornata anche le banche centrali di Giappone e Nuova Zelanda hanno deciso di lasciare invariata la politica monetaria.

In Giappone, la BOJ ha deciso di mantenere il tasso sullo stesso livello di -0,10%. Il mercato ha reagito bruscamente, facendo apprezzare bruscamente lo Yen, deluso per l’intervento poco deciso dell’istituto, per quanto i suoi portavoce non abbiano escluso, in caso di necessità, interventi di politica monetaria su tutte e 3 le variabili fondamentali, quantità, qualità e tasso d’interesse.

La RBNZ ha lasciato invariato il tasso al livello 2,25%, contro ogni aspettativa. I portavoce della banca centrale neozelandese, peraltro, propsettano un probabile intervento a giugno per portare l’inflazione verso il range desiderato dall’istituto. L’intervento sui tassi tassi nel breve termine è accreditato, secondo la RBNZ, anche dalle prospettive di crescita deteriorate, soprattutto in Cina e nei mercati finanziari globali, da un’inflazione ancora troppo bassa, limitata in particolar modo dai bassi prezzi del petrolio e dalle altre commodities da importare, e dal tasso di cambio, sempre troppo alto, considerando i bassi prezzi di esportazione del Paese.

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13/04/2016 StarNews - Fmi rivede al ribasso le stime di crescita mondiale a +3,2% quest’anno e a +3,7% nel 2017

Un output globale a +3,1% nel 2015, con un +1,9% nelle aree avanzate e un +4% nei Paesi emergenti e in via di sviluppo.

Sono queste le stime del Fondo monetario internazionale contenute nel consueto World Economic Outlook.

Secondo il Rapporto, la crescita mondiale dovrebbe attestarsi a +3,2% quest’anno e accelerare a +3,7% nel 2017.

Si tratta di previsioni riviste al ribasso rispetto all’aggiornamento di gennaio scorso, rispettivamente -0,4% nel 2016 e -0,3% nel 2017. Al di là delle limature, comunque, nel prossimo biennio le economie emergenti, secondo il documento, rappresenteranno una quota ancora rilevante del Pil mondiale, sebbene inferiore del 2% rispetto alla media degli ultimi anni. E proprio in queste aree, secondo il Fmi, sono concentrati i rischi al ribasso per lo scenario centrale, a causa delle incertezze riguardanti l’aggiustamento della domanda nei Paesi esportatori di petrolio e il processo di riequilibrio della domanda aggregata nella crescita della Cina.

Le aree industrializzate, invece, sono minacciate soprattutto dalla debolezza dei consumi in Giappone, penalizzati dall’aumento delle imposte programmato sui consumi. 

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07/04/2016 StarNews – Draghi conferma le misure espansive della BCE contro deflazione persistente. E i verbali dell'istituto non ne escludono un potenziamento in caso di necessità

Il presidente della BCE, Mario Draghi, ha confermato le misure espansive dell’istituto contro la continua flessione dei prezzi. "Le prospettive per l'economia mondiale – ha detto durante la Presentazione del Rapporto annuale 2015 dell’Eurotower - sono circondate da incertezza. Si pongono interrogativi riguardo alla direzione in cui andrà l'Europa e alla sua capacità di tenuta a fronte di nuovi choc".

Le misure della BCE, ha aggiunto Draghi, "hanno ribadito che, anche dinanzi a perduranti forze disinflazionistiche su scala mondiale, la BCE non si piega a un livello di inflazione eccessivamente basso. Gli effetti avversi si sono intensificati agli inizi del 2016, rendendo necessario un orientamento ancora più espansivo della politica monetaria".

Dunque Draghi difende la decisione presa nell'ultima riunione di politica monetaria di estendere gli stimoli all'economia, attraverso un insieme di strumenti: tassi, acquisti di asset (quantitative easing) e una seconda operazione di lungo termine (Ltro). “Misure che finora sono state efficaci” ha precisato nella prefazione del rapporto.

“Le condizioni di finanziamento – si legge ancora nel rapporto - hanno registrato un considerevole allentamento, dalla metà del 2014 i tassi sui prestiti bancari sono diminuiti di circa 80 punti base nell’area dell’euro, con un effetto di trasmissione equivalente, in circostanze normali, a una riduzione una tantum dei tassi di 100 punti base”.

Anche la crescita e l’inflazione hanno tratto benefici. Per Draghi, in base alle valutazioni degli esperti dell’Eurosistema, in assenza del programma di acquisto di attività (Paa) l’inflazione sarebbe risultata negativa nel 2015 e sarebbe stata inferiore di oltre mezzo punto percentuale nel 2016 e di circa mezzo punto percentuale nel 2017. Il Paa determinerà inoltre un aumento del Pil dell’area dell’euro di circa 1,5 punti percentuali nel periodo 2015-2018.

Malgrado ciò, secondo il governatore, il 2016 porterà numerose altre sfide per la BCE. Sulle prospettive per l’economia mondiale continuano a gravare molte incertezze. Draghi ha ricordato soprattutto l'alta disoccupazione giovanile, che colpisce "la generazione più istruita di sempre" e rappresenta un vulnus significativo, "per evitare una generazione perduta dobbiamo agire velocemente".

Non si esclude nemmeno un ulteriore potenziamento delle misure già prese se la congiuntura della zona euro dovesse trovarsi in difficoltà. È quanto rilevano i verbali del Consiglio direttivo della Bce sulla riunione del mese scorso, in cui ha varato un pacchetto di nuove misure anti-deflazione e durante il quale il board ha considerato l’ipotesi di futuri ulteriori tagli dei tassi d'interesse, che potrebbero rendersi necessari in caso di choc economici. Ed è quanto sottolinea anche il consigliere esecutivo ed economista capo della BCE, Peter Praet: "Se dovessero materializzarsi ulteriori shock avversi - ha chiarito - potremmo ricalibrare le nostre misure in modo da commensurarle alla forza dei venti contrari, tenendo conto anche dei possibili effetti collaterali". Sulla stessa linea il vicepresidente della BCE, Vitor Constancio, che ha anche sollecitato, per l’ennesima volta, uno schema europeo comune di garanzia dei depositi bancari per completare l'unione del credito e altre politiche a livello europeo a sostegno di un miglioramento duraturo e sostenibile delle prospettive di crescita economica. I tassi di interesse estremamente bassi fissati dalla BCE, secondo Constancio, per quanto possano erodere i margini di alcune banche, sono necessari per sostenere la bassa inflazione in Europa. 

Uno degli effetti collaterali dell'attuale politica monetaria BCE, che ha portato in negativo il tasso sui depositi marginali, imponendo un costo agli istituti di credito che parcheggiano liquidità in banca centrale, è di comprimere i margini dei bancari, rendendo in questo modo indirettamente più oneroso concedere finanziamenti ai privati.

Nel bollettino annuale riflettori puntati anche sull'Italia: da un lato, guardando ai Paesi dell'area euro su cui sono stati identificati "squilibri eccessivi", l'istituzione monetaria ha riconosciuto al Paese di aver mostrato un livello di adempimento "in qualche misura superiore" rispetto alle raccomandazioni avanzate dalla Commissione europea, rispetto a quanto fatto da altri Stati nella medesima situazione, come Portogallo e Francia.

D’altra parte, l'Italia è tra i quattro Stati il cui bilancio 2016 è stimato "a rischio di non attuazione" rispetto alle regole del Patto di stabilità e di crescita (il giudizio definitivo dell'Ue è atteso dopo le previsioni economiche di primavera). Quanto al risanamento delle Finanze pubbliche, però, la BCE privilegia sempre una disciplina "favorevole alla crescita", schierandosi con i sostenitori della flessibilità come strumento per rafforzare la ripresa.

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06/04/2016 StarNews – Fed resta cauta nelle minute sulla riunione di marzo: "Non è ancora il momento di aumentare i tassi”

Il Board della Fed si mostra ancora prudente nelle minute della riunione di marzo pubblicate oggi. Al termine di un fitto dibattito, infatti, si è imposta con una buona maggioranza la posizione cauta sostenuta dal governatore Janet Yellen. 

Per il numero uno dell'istituto di Washington, nei prossimi anni sarà appropriato procedere con cautela “nel processo di normalizzazione dei tassi”. Malgrado le condizioni economiche meno favorevoli rispetto a dicembre, indotte dalle turbolenze che hanno caratterizzato l'economia internazionale all'inizio dell'anno, Yellen ha previsto un ulteriore rafforzamento della congiuntura. A suo parere, inoltre, è ancora prematuro dire se sarà duratura la recente accelerazione dell’inflazione. In ogni caso,  resta ben lontana dal target del 2% dell’istituto. 

Per molti partecipanti al meeting di politica monetaria, la situazione economica e finanziaria mondiale pone ancora dei rischi al ribasso apprezzabili che minacciano le prospettive dell’economia statunitense, che pure è riuscita a crescere moderatamente, mostrando una certa resilienza e un miglioramento del mercato del lavoro e di quello immobiliare.

"Un rialzo del tasso di riferimento ad aprile – hanno sostenuto vari governatori – sarebbe rivelatore di un senso di urgenza che sarebbe inappropriato", mentre altri si sono dichiarati favorevoli a una stretta rispetto allo 0,25-0,5% attuale.

Due membri del Fomc hanno votato per un rialzo dei tassi di un quarto di punto percentuale nella riunione di marzo. Tra questi, John Williams, presidente della Fed di San Francisco. Ha ribadito che i recenti dati macroeconomici statunitensi rafforzano l’aspettativa di un’inflazione “sulla buona strada per tornare al target del 2% nei prossimi due anni”. Per il governatore, l'economia statunitense è in grado di affrontare altri rialzi dei tassi nonostante "non sia ancora tornata ai sui abituali livelli. 

Più contrastate le posizioni su possibili rialzi nella riunione di aprile. Alcuni vedono un rafforzamento del trend dell’inflazione statunitense, mentre altri ritengono che i lievi miglioramenti monitorati non siano sostenibili. Ma anche chi è a favore del rialzo dei tassi per aprile pone delle condizioni, ossia che "i dati economici in arrivo restino in linea con le attese per una crescita moderata”, e che ci sia “un ulteriore miglioramento del mercato del lavoro e una crescita dell'inflazione al 2% nel medio termine".

Secondo alcuni membri, poi, la Fed non avrebbe a disposizione molto spazio di manovra se si rendesse necessario tornare a stimolare la politica monetaria.

Nove banchieri su 17 hanno sostenuto l’ipotesi di due rialzi dei tassi nel 2016 (dai quattro preventivati a dicembre), con una tempistica però ancora incerta. L'ultimo rialzo dei tassi da parte della Fed è arrivato lo scorso dicembre, dopo sette anni in cui erano rimasti fermi a zero. L'idea iniziale dei governatori era di alzarli ulteriormente fino al +1% nel 2016, ma alla riunione di marzo, si sono fermati in attesa di notizie più positive sul fronte macroeconomico.

Sul versante monetario, infine, secondo il Fomc, la debolezza della crescita mondiale potrebbe alimentare un forte apprezzamento del dollaro Usa.

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05/04/2016 StarNews – Fmi: negli ultimi mesi crescita globale minacciata da rischi in aumento in Cina e emergenti

Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) lancia l’allarme: negli ultimi mesi la crescita globale è minacciata da rischi in aumento in Cina e Paesi emergenti. È penalizzata anche dai prezzi delle materie prime più bassi e dalla prospettiva di condizioni finanziarie stringenti in molti Paesi.

Per Christine Lagarde, direttore del Fmi, interventa alla Goethe University a Francoforte (Germania), la ripresa dell'economia mondiale prosegue ma resta "troppo lenta e fragile, con rischi in aumento sulla sua tenuta, malgrado i progressi fatti dalla grande crisi finanziaria”.

Una crescita contenuta ancora a lungo, infatti, secondo Lagarde, "può auto-rafforzarsi e ridimensionare la crescita potenziale, la cui direzione potrebbe essere difficile da invertire".

Sul fronte delle economie avanzate, Lagarde intravede "rischi associati alle eredità della crisi: debito alto, inflazione, investimenti e produttività bassi e, in alcuni casi, disoccupazione elevata. La ripresa – a suo giudizio - è più moderata delle attese, con il dollaro forte che pesa sugli Usa, un'inflazione e una crescita più deboli del previsto che frenano il Giappone e una disoccupazione alta e investimenti bassi che impediscono l'espansione dell'area euro.

Nelle economie emergenti, invece, i rischi dipendono dalle vulnerabilità legate a prezzi delle materie prime in calo, a debito aziendale in rialzo, a flussi di capitali volatili e, in alcuni casi, a un calo della concessione di credito da parte delle banche".

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24/03/2016 StarNews – Bollettino BCE: ripresa economica nella zona euro prosegue ma a ritmi inferiori alle attese

La ripresa economica nella zona euro prosegue ma "a ritmi inferiori a quelli attesi". A dirlo è la Banca Centrale Europea (BCE) nell’ultimo bollettino mensile.

Nel quarto trimestre del 2015, ricorda l’istituto centrale, il Pil si è mantenuto a un livello di circa il 3% superiore al punto di minimo toccato durante la crisi e inferiore di solo lo 0,2% rispetto al massimo pre-crisi del primo trimestre del 2008. I dati delle indagini disponibili fino a febbraio di quest’anno, inoltre, hanno indicato “una crescita moderata all’inizio dell’anno”, ritmo che potrà confermarsi anche nei prossimi mesi, a causa del rallentamento dei Paesi emergenti, della volatilità nei mercati finanziari, dei necessari aggiustamenti dei bilanci in diversi settori e della lenta attuazione delle riforme strutturali.

A livello settoriale, il valore aggiunto dei servizi ha superato il livello pre-crisi, favorito da una ripresa in gran parte ascrivibile ai consumi privati, mentre ciò non è ancora avvenuto per l’industria delle costruzioni. La crescita degli investimenti ha acquisito slancio nel quarto trimestre, molto probabilmente grazie agli investimenti in attrezzature per le costruzioni e altro tipo.

Nelle proiezioni macroeconomiche formulate dagli esperti della Bce, sono state tagliate le previsioni di crescita nell’eurozona, a +1,4% nel 2016 da +1,7%, e a +1,7% nel 2017 da +1,9% (+1,8% nel 2018). Si stima anche un aumento ancora molto graduale della crescita in termini reali del Pil mondiale (area euro esclusa) dal 3,1% del 2015 al 3,2 nel 2016, al 3,8 , nel 2017 e al 3,9 nel 2018.

La domanda interna, spiega l’Eurotower, potrà trovare un supporto ulteriore nei bassi prezzi del petrolio, che “dovrebbero espandere il reddito disponibile reale delle famiglie e i consumi privati, oltre che la redditività delle imprese e gli investimenti"; ma anche le misure di politica monetaria e il loro impatto favorevole sulle condizioni finanziarie, così come il costante incremento dell'occupazione, favorito dalle riforme strutturali già adottate. 

 In linea con quanto già anticipato dal presidente dell’istituto, Mario Draghi, a margine dell'incontro di inizio mese, infatti, “il Consiglio direttivo - si legge nella nota - dopo il pacchetto di misure deciso a inizio marzo e tenendo conto delle attuali prospettive di stabilità dei prezzi, si attende che i tassi di interesse di riferimento della Bce rimangano su livelli pari o inferiori a quelli attuali per un prolungato periodo di tempo, ben oltre l’orizzonte degli acquisti netti di attività effettuati tramite il piano di Qe. In aggiunta alle misure varate da giugno 2014, attraverso l’insieme articolato di decisioni di politica monetaria assunte a marzo 2016, è stato  fornito un considerevole stimolo monetario per contrastare i rischi più elevati per l’obiettivo di stabilità dei prezzi della Bce”. Per la BCE sarà cruciale evitare effetti di secondo impatto e assicurare il ritorno dell’inflazione a livelli inferiori ma prossimi al 2% “senza indebiti ritardi”. Il Consiglio direttivo, pertanto, assicura che “continuerà a seguire con molta attenzione l’evoluzione delle prospettive per la stabilità dei prezzi nel prossimo periodo”.

In prospettiva, sulla base dei prezzi correnti dei contratti future per l'energia, i tassi di inflazione nell’area dell’euro “si manterrebbero su livelli negativi nei prossimi mesi, per poi risalire nel prosieguo del 2016”. In seguito, l’inflazione si ritiene “continuerà a salire, sorretta dalle misure di politica monetaria della Bce e dalla ripresa economica”. La dinamica dei prezzi dei beni energetici, in particolare del greggio, secondo la Bce “continua a incidere sull’andamento dell’inflazione complessiva”, ma anche le misure dell’inflazione di fondo, al netto dei beni energetici e degli alimentari, “non mostrano un chiaro andamento al rialzo”. In prospettiva pertanto, l’inflazione nell’area dell’euro “si profila ancora negativa nel 2016 ma in risalita nel 2017 e nel 2018”.

Il tasso di disoccupazione in eurolandia, rileva la BCE, “ha continuato a ridursi ma resta elevato. A gennaio 2016 si è attestato al 10,3%, il livello minimo dalla metà del 2011. L’occupazione è costantemente aumentata dal 2013 e l’occupazione complessiva nell’area euro è salita di oltre due milioni di unità nel terzo trimestre del 2015. Tuttavia, dalla crisi si è osservata una divergenza tra il numero di occupati e le ore lavorate totali. Soprattutto a causa di una flessione ciclica delle ore lavorative degli occupati a tempo pieno e di un incremento nell’utilizzo di occupati part time, in particolare nel settore dei servizi”.

Il mercato del lavoro nella zona euro presenta evidentemente un eccesso di offerta di lavoro superiore a quanto mostrato dal tasso di disoccupazione. Si contano, infatti, circa sette milioni di persone (il 5% della forza lavoro) che lavorano a tempo parziale involontario per mancanza di un’occupazione a tempo pieno e oltre 6 milioni di lavoratori scoraggiati.

La banca centrale europea, infine, è tornata a sollecitare ulteriori sforzi di risanamento nei Paesi membri con alti livelli di debito, che diversamente saranno "particolarmente vulnerabili a un rialzo dell'instabilità nei mercati finanziari". Tra questi, soprattutto l'Italia, che rischierebbe di incappare in un "significativo scostamento dai requisiti" europei sui conti pubblici "anche se in primavera le venisse concessa una maggiore flessibilità".

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16/03/2016 StarNews – Usa, la Fed lascia i tassi invariati: “Rischi per l'economia Usa dagli sviluppi economici e finanziari a livello globale”

Negli Usa, la Fed lascia i tassi invariati: “Gli sviluppi economici e finanziari a livello globale – scrive nella consueta nota che segue le decisioni di politica monetaria dell’istituto - continuano ad adombrare rischi per gli Usa”. Il Federal open market committee (Fomc), comitato esecutivo della Federal reserve, pertanto, ha lasciato invariati i tassi di interesse tra lo 0,25% e lo 0,50%. La decisione è stata presa con nove voti a favore e uno contro, dopo che, a dicembre scorso, l’istituto aveva alzato i Fed Funds per la prima volta dal 2006.

Mentre la BCE interviene con misure rafforzate e la Banca centrale del Giappone (BoJ) dice di non temere tassi di interesse negativi (ma per il momento temporeggia), la Fed sembra rimodulare il sentiero di rialzi prospettato. E nel 2016 si prospettano solo due rialzi dei tassi dai quattro previsti a dicembre. I Fed Funds dovrebbero quindi salire entro la fine dell’anno allo 0,9% dall’1,4% stimato in precedenza. Ora l’istituto stima una crescita del Pil del Paese nel 2016 del 2,2%, dal 2,4% previsto a dicembre e un’inflazione al ribasso per l’anno in corso, dall‘1,6% all‘1,2% mentre la core resta all'1,6%. La disoccupazione è confermata al 4,7%.

Lo statement della banca centrale statunitense giustifica la decisione con la "crescita moderata" in atto e con l'andamento dell'inflazione ancora al di sotto del target di lungo termine della Fed, a dispetto dei recenti segnali di vitalità. La presidente della Fed, Janet Yellen, a margine della riunione, ha confermato una politica monetaria prudente, a fronte dei rischi insiti nella crisi internazionale e dei bassi prezzi dell'energia: “La Fed – ha aggiunto - continuerà a monitorare attentamente gli sviluppi della congiuntura internazionale, soprattutto quelli dell'inflazione”. 

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10/03/2016 StarNews – Draghi: “Contro una ripresa ancora debole, revisione totale Qe e nuove azioni”

"La ripresa c’è ma è ancora troppo debole". A dirlo è il presidente della BCE, Mario Draghi, nella conferenza stampa al termine del consiglio mensile sui tassi dell’istituto, supportato dagli ultimi dati macro dell’eurozona: a febbraio, ad esempio, l’inflazione è tornata in territorio negativo per la prima volta da settembre, mentre il Pmi composite è sceso a 53 punti da 53,6 di gennaio, picco minimo degli ultimi 13 mesi.

Per questo l'Istituto di Francoforte, ha riferito Draghi, "ha condotto una revisione totale del programma di quantitative easing. Le nuove azioni rafforzeranno la trasmissione della politica monetaria".

"I tassi di rifinanziamento della BCE - ha aggiunto - resteranno ai livelli attuali o a livelli ancora più bassi, per un periodo esteso e oltre la scadenza temporale del quantitative easing. E il piano di acquisti di titoli potenziato e ampliato dalla BCE proseguirà se necessario oltre la scadenza prevista di marzo 2017, così da agevolare la ripresa economica e accelerare il ritorno dell'inflazione vicino ma sotto il 2%". 

L’Eurotower ha anche rivisto al ribasso le stime di crescita e di inflazione. In particolare, il livello dei prezzi nel 2016 si stima a +0,1% da +1,0% delle ultime proiezioni (di inizio dicembre), nel 2017 a +1,3% dal precedente +1,6%. Francoforte ha fornito anche la prima indicazione sull'inflazione del 2018, a +1,6%. Quanto al Pil della zona euro, nel 2016 ha previsto una crescita dell'1,4% dall'1,7% di dicembre, nel 2017 dell’1,7% da +1,9%, nel 2018 (prima previsione) dell’1,8%. 

"Non possiamo tagliare all'infinito senza conseguenze per le banche", ha però precisato il governatore. Per questo ha definito cruciale anche il rispetto del Patto di Stabilità e Crescita e ha chiesto ai governi dei Paesi membri dell’eurozona di accelerare sulle riforme strutturali e spingere per la creazione di nuovi posti di lavoro.

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10/03/2016 StarNews – Bce a sorpresa porta a zero il tasso dei rifinanziamenti principali, Qe da 60 a 80 miliardi e apre a corporate bond

Mossa a sorpresa della Bce. Nella riunione di politica monetaria, ha portato a zero (nuovo minimo storico) il tasso sui rifinanziamenti principali, abbassandolo di cinque centesimi dal precedente 0,05%, livello su cui viaggiava da settembre 2014. Anche il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginali è stato limato inaspettatamente di 5 punti base, dallo 0,30% allo 0,25%. Più netto, di 10 punti base, il taglio dei tassi sui depositi straordinari (ossia il costo - in luogo della remunerazione - che gli istituti di credito della zona euro devono caricarsi per depositare da un giorno all'altro liquidità presso la BCE), che ha toccato un nuovo minimo storico, da -0,30% a -0,40.

Tra le misure “non standard”, si registra soprattutto l’estensione del programma di Quantitative easing, sia per l’ammontare dell'importo mensile degli acquisti, da 60 a 80 miliardi di euro, sia per la tipologia di asset eleggibili, che includono ora anche i Corporate Bond europei a rating massimo (investment grade) emessi da società non bancarie dell’eurozona.

Da giugno 2016, inoltre, si prevedono quattro nuove Tltro (Targeted long term refinancing operation) a durata di quattro anni, ossia le maxi operazioni di finanziamento alle banche condizionate al credito a famiglie e imprese.

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18/02/2016 Interim Economic Outlook dell’Ocse taglia le stime di crescita per l’economia globale: per il 2016 Pil a +3%, per il 2017 a +3,3%

Nell’Interim Economic Outlook, l’Ocse rileva un rallentamento della crescita in molti Paesi emergenti a fronte di una ripresa ancora modesta nelle economie più avanzate, con commercio e investimenti che si confermano deboli.

In questo quadro, l’istituto internazionale ha sollecitato uno sforzo congiunto per rafforzare la domanda, soprattutto attraverso investimenti pubblici finanziati da nuovo debito. A suo giudizio, infatti, “la politica monetaria da sola non basta”.

L’organizzazione, intanto, ha tagliato le stime di crescita per l’economia globale, prevedendo per il 2016 un Pil a +3% (come nel 2015) e per il 2017 a +3,3% (-0,3%, dunque, in entrambi gli anni rispetto alle stime precedenti). I tassi di crescita registrati nel biennio, inoltre, si profilano i più bassi degli ultimi cinque anni, ben al di sotto della media di lungo termine.

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18/02/2016 StarNews – Usa, le turbolenze economiche e finanziari esogene hanno indotto la Fed al rinvio dei piani di rialzo dei tassi

Preoccupazioni crescenti nella Fed sul panorama economico e sui rischi di un aumento dei tassi. Le prospettive di inflazione, secondo l’istituto, sono incerte e aumentano i timori che la crisi della Cina e il peggioramento delle condizioni finanziarie mondiali possano ripercuotersi sull’economia Usa.

È quanto emerge dai verbali del Federal Open Market Committee (diffusi ieri sera e riferiti al meeting della Fed del 26-27 gennaio), attesissimi dagli investitori, desiderosi di capire se la banca centrale degli Stati Uniti alzerà o meno il costo del denaro quest’anno.

Durante la riunione, infatti, i membri della commissione si sono chiesti se un aumento dei rischi nell’economia possa alterare i piani sui tassi. Dopo una lunga discussione il Fomc è arrivato a sostenere che le attuali condizioni finanziarie potrebbero portare le stesse conseguenze negative di un ulteriore rialzo dei tassi d’interesse. Di qui la decisione di lasciare i tassi dei Fed funds fermi allo 0,25%, dopo il rialzo di dicembre, il primo dal 2006 (i tassi sostavano attorno allo zero dal 2008).

Il presidente della Fed, Janet Yellen, aveva anticipato la volontà di alzare gradualmente i tassi d’interesse quattro volte nel 2016, ma evidentemente la situazione critica dell’economia globale, con il crollo dei mercati e la crescita lenta, ha messo in discussione le prospettive economiche globali. Di qui l'annucio di Yellen, in audizione al Congresso, la settimana scorsa, della possibilità di rinvio dei piani di rialzo dei tassi, per valutare come l’economia reagisce agli attuali venti contrari: “La politica monetaria – ha detto - non è un percorso prestabilito e ogni decisione di alzare i tassi d’interesse dallo 0,2% allo 0,5% saranno determinati dagli sviluppi economici”.

Una larga maggioranza dei membri della Fed, si legge nelle minutes pubblicate ieri, ha “fatto notare che la politica monetaria si trova in una posizione meno favorevole per reagire efficacemente agli shock che riducono l’inflazione o l’attività economica. Quindi sarebbe prudente attendere ulteriori informazioni relativi alla forza di fondo dell’economia e alle prospettive di inflazione prima di prendere ulteriori misure per ridurre la politica accomodante”. Alcuni membri del Fomc, in particolare, hanno sottolineato di voler vedere una “prova diretta” che l’inflazione si stia dirigendo verso il target del 2% prima di sostenere un ulteriore rialzo dei tassi di interesse. Molti hanno visto questi sviluppi come un fattore di aumento dei rischi al ribasso per le prospettive economiche.

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15/02/2016 StarNews – Draghi: BCE pronta a intervenire a marzo in caso di rischi al ribasso per la stabilità dei prezzi

Per sostenere la ripresa, la BCE potrebbe agire, se necessario, già durante la prossima riunione del comitato di politica monetaria, in calendario a marzo.  Lo ribadisce Mario Draghi, presidente dell’Eurotower, davanti alla commissione per gli Affari economici e monetari del Parlamento europeo.

La ripresa, rileva Draghi, è moderata, gli investimenti restano deboli ma il settore delle costruzioni è in ripresa. In questo quadro, se si rileverà un aumento persistente degli "effetti secondari" dei cali del petrolio sull'inflazione, oppure se emergeranno problemi nella trasmissione della politica monetaria a causa delle tensioni finanziarie e delle banche, Draghi ha confermato non si esiterà ad agire per scongiurare rischi per la stabilità dei prezzi. In particolare, ha dichiarato, la BCE esaminerà gli effetti dei prezzi alle importazioni su salari domestici, formazione dei prezzi e aspettative per l’inflazione. Nelle scorse settimana i beni importati sono diventati meno cari per effetto dell’ulteriore discesa del costo del petrolio e dell’apprezzamento dell’euro.

 

Il numero uno dell'Eurotower, tuttavia, ha chiesto ai governi centrali di fare la loro parte: "Gli stimoli monetari della BCE da soli non bastano per stabilizzare la ripresa economica di Eurolandia su livelli più stabili. Le politiche di bilancio devono sostenere la ripresa tramite investimenti pubblici e una tassazione più bassa". Inoltre, ripete il governatore, devono spingere anche sulle riforme e sulle politiche strutturali, per migliorare il contesto in cui operano le  imprese e per favorire investimenti e creazione di posti di lavoro.

 

Sulle banche ha escluso negoziati con l'Italia per l’acquisto delle sofferenze. "Non c'è alcun favoritismo e nessun colloquio segreto. Non compriamo niente".

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10/02/2016 StarNews – Il capo della Fed Yellen più prudente sulle prospettive di crescita a causa delle condizioni finanziarie

"Se le attuali condizioni finanziarie dovessero persistere, potrebbero avere un impatto negativo sull’economia”.

È quanto sostiene il presidente della Fed, Janet Yellen, in audizione alla Commissione servizi finanziari della Camera. Si mostra, pertanto,  più prudente sulle prospettive di crescita degli Stati Uniti. Ma, per il momento, non mette in discussione il previsto, ulteriore e graduale rialzo dei tassi d'interesse, dopo il primo dal 2006 operato a dicembre. Si limita a dire che non vi saranno decisioni automatiche, ma ponderate.

“Ci sono rischi al ribasso – aggiunge Yellen - in gran parte legate all’incertezza sullo stato di salute dell’economia cinese. Se alcuni di questi rischi dovesse materializzarsi,  commercio estero ed esportazioni degli Usa (come già avvenuto nel 2015) potrebbero indebolirsi e le condizioni del mercato finanziario potrebbero peggiorare ulteriormente”.

Ad ora, secondo Yellen, il calo dei tassi di lungo termine e dei prezzi del petrolio possono compensare il recente sell off sui mercati. “Il miglioramento dell’occupazione e l’aumento dei salari dovrebbero sostenere redditi e consumi, mentre la crescita globale dovrebbe accelerare nel tempo, sostenuta dalle politiche monetarie accomodanti all’estero”. La BCE, infatti, a marzo aumenterà verosimilmente gli stimoli all'economia. Bank of Japan ha da poco portato i tassi sui depositi in negativo. Sulla stessa linea espansiva Bank of England e l’istituto centrale cinese.

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04/02/2016 StarNews – Draghi: “Forze nell'economia globale tengono bassa l'inflazione. Ma le supereremo, il rischio dell'inazione è più alto". Intanto il bollettino della BCE rileva rischi verso il basso in aumento e prospetta nuovo intervento a marzo

StarNews – “Ci sono forze nell'economia globale oggi che stanno mantenendo bassa l'inflazione e stanno ritardando il raggiungimento del nostro target. Se ci sarà bisogno, adotteremo ulteriori politiche espansive per centrare il nostro obiettivo e sostenere la ripresa dell’economia”. Lo ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, in una “lecture” alla Bundesbank a Francoforte.

“Con un orientamento di ‘wait-and-see’ e un ampliamento dell’orizzonte temporale delle nostre politiche comporta dei rischi, e cioè con attese di inflazione non ancorate in modo duraturo e, di conseguenza, tassi di inflazione sempre più bassi, avremmo bisogno di politiche monetarie molto più accomodanti per invertire il processo.

Da questo punto di vista, i rischi di agire troppo tardi sono superiori a quelli di agire troppo presto”.

“È importante – ha aggiunto Mario Draghi - che le Banche centrali agiscano entro il mandato per rispettare quel mandato. Nell’area dell’euro questo potrà porre problemi diversi rispetto ad altre grandi aree economiche ma tali sfide si possono mitigare. E non giustificano l’inazione”.

“Se decidessimo di adottare politiche ancora più accomodanti, il rischio di effetti collaterali non ci fermerebbe - hai rilevato il capo della Bce - La priorità è la stabilità dei prezzi, in linea con il principio della dominanza monetaria inscritto nei Trattati».

Nell'Eurozona, ha continuato Draghi, “manca ancora un accordo sul terzo pilastro dell’Unione bancaria, la garanzia sui depositi, fondamentale per una vera moneta unica. Per questo, la proposta della Commissione Ue, per creare uno schema di garanzia europea dei depositi, è la benvenuta. Creerebbe un vero sistema europeo di tutela dei correntisti e favorirebbe la nascita di un mercato interno dei depositi, in cui la disponibilità degli stessi è assicurata a prescindere dalla giurisdizione, con un livello di fiducia nei depositi uguale dappertutto. La proposta della Commissione è anche realistica e offre una serie di garanzie contro il ‘moral hazard’, così che la condivisione dei rischi non diventi una distribuzione dei rischi”.

Per Draghi, infatti,  la riduzione e la condivisione dei rischi sono due facce della stessa medaglia da perseguire contestualmente. Servono a proteggere la stabilità del settore bancario europeo e a garantire una trasmissione omogenea della politica monetaria.

Intanto, nel bollettino economico, la BCE stima la crescita globale ancora modesta e disomogenea. Procede, secondo l'istituto, a un ritmo solido nei Paesi avanzati ma debole e a macchia di leopardo negli emergenti.

"Con l'inizio del nuovo anno - scrive l'Eurotower - i rischi verso il basso sono di nuovo aumentati in presenza di maggiore incertezza riguardo alle prospettive di crescita delle economie emergenti, volatilità nei mercati finanziari e delle materie prime e rischi geopolitici. Occorre, dunque, riesaminare ed eventualmente riconsiderare la politica monetaria nella prossima riunione di marzo".

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26/01/2016 StarNews – Draghi: “Non sono i tassi bassi a bloccare le riforme”

“Non sono i tassi bassi a bloccare le riforme”. Così il presidente della BCE, Mario Draghi, risponde alle critiche dei membri dell’istituto contrari a una politica ultra espansiva e ad un ulteriore abbassamento dei tassi di interesse.

Dopo aver preannunciato la scorsa settimana nuove misure a marzo a fronte di un nuovo taglio alle stime di inflazione, il numero uno dell’Eurotower è intervenuto ieri alla Deutsche Boerse, la borsa di Francoforte.

“Non c'è nessuna connessione necessaria fra tassi di interesse e riforme – ha detto – come dimostrano i casi delle riforme del mercato del lavoro portate avanti da Spagna ed Italia quando i tassi erano già scesi e le riforme che sta ora portando avanti la Francia”.

A chi sostiene che i bassi tassi di interesse alimentano l'assunzione di rischi, la forte espansione del credito e l'instabilità finanziaria, tramite il meccanismo della leva, Draghi ha replicato come il quadro attuale non giustifichi queste preoccupazioni, in quanto è caratterizzato da moderata ripresa del credito e da un processo di deleveraging. 

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22/01/2016 StarNews - Mario Draghi rassicura i mercati finanziari: "Determinati a usare i tanti strumenti a disposizione"

Mario Draghi è riuscito a rassicurare i mercati finanziari. All’indomani del direttivo della Banca Centrale Europea che ha deciso di lasciare invariati i tassi è intervenuto al World economic forum a Davos: "Abbiamo molti strumenti di ulteriore intervento sull'economia per favorire una risalita dell'inflazione – ha detto - e soprattutto abbiamo la determinazione e la volontà e la capacità del Consiglio direttivo di usarli".

Il presidente della BCE ha poi voluto ribadire che Bruxelles non ha fatto e non farà nuove richieste di accantonamenti alle banche italiane per far fronte ai crediti deteriorati. "La vigilanza unica ha mandato questionari che appena letti sono stati visti come nuove richieste: è stato un errore - ha detto il governatore  - il questionario riguarda come gestire i crediti deteriorati. E sappiamo che ci vorranno anni per gestire i crediti deteriorati".

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21/01/2016 StarNews - Draghi: "Potremmo intervenire ancora a marzo"

"La BCE potrebbe agire ancora a marzo". A dirlo è il presidente dell’istituto di Francoforte, Mario Draghi, al termine della riunione del Consiglio Direttivo dell'Eurotower.

Per Draghi, alla luce di una dinamica inflazionistica "più debole delle attese" e di rischi al ribasso nuovamente aumentati, sarà necessario rivedere e riconsiderare la linea monetaria dell’Eurotower. "Una valutazione - ha detto - verrà fatta nella prossima riunione di marzo. I tassi rimarranno agli attuali livelli o più bassi per un prolungato periodo di tempo". Draghi, inoltre, ha evidenziato che da dicembre le condizioni sono cambiate, ma che è ancora prematuro discutere oggi di misure specifiche: tuttavia, continua a ribadire che la Bce è determinata ad agire, avendo a disposizione una gran quantità di strumenti, "senza limiti" nella loro possibilità d'impiego, nell'ambito del proprio mandato.

Infine, parlando della situazione economica della zona euro, Draghi ha sottolineato che all'inizio del nuovo anno i rischi al ribasso sono incrementati ancora a causa “dell'aumentata incertezza sulle prospettive di crescita delle economie dei paesi emergenti, della volatilità sui mercati finanziari e delle materie prime e dei rischi geopolitici".

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19/01/2016 StarNews - Fmi taglia le stime di crescita globale nel 2016 , a +3,4% da +3,6%

Il Fmi ha tagliato le stime di crescita globale, a causa di una serie di rischi che potrebbero mettere a freno la sviluppo globale. Tra queste, il rallentamento in atto nelle economie emergenti, il crollo del prezzo del petrolio e la stretta monetaria della Fed.

L’istituto internazionale prevede una crescita del 3,4% per quest’anno, al di sotto del 3,6% indicato in precedenza, mentre nel 2017 è atteso un +3,6% contro il +3,8% indicato nelle stime estive.

La zona euro, invece, resterà esposta al rischio deflazione tuttavia non è stata rivista la crescita che si conferma dell'1,7% sia quest'anno che il prossimo. Ritoccate al ribasso le previsioni per gli Stati Uniti a +2,6%, dal +2,8% previsto per entrambi gli anni. 

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03/12/2015 StarNews - Nuova strategia di politica monetaria della BCE in quattro punti, in primis l’estensione del Qe fino al marzo 2017

Nuove misure di stimolo in arrivo ma meno incisive di quelle ventilate dal mercato. Le ha annunciate Mario Draghi, presidente della BCE, intervenuto in conferenza stampa a margine della riunione del comitato esecutivo dell’istituto, nella quale si è deciso il taglio del tasso praticato sui depositi custoditi per conto delle banche commerciali (a -0,30%, da -0,20%) e di lasciare invariati i tassi di interesse (allo 0,05%) e il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginali (allo 0,30%).

In primis, Draghi ha sottolineato che l’Eurotower ha deciso di estendere il programma di acquisti di asset (Qe) di sei mesi, ovvero a marzo del 2017.

In secondo luogo, ha precisato, in caso di necessità il programma è suscettibile di ulteriori modifiche dalla prossima primavera e potrà includere in futuro anche obbligazioni emesse da Regioni ed Enti locali.

Quarto punto, indicato dal numero uno della BCE, i rendimenti degli asset acquistati, che saranno reinvestiti "finché necessario" per contribuire al miglioramento della situazione di liquidità.

Esiste anche un quinto strumento nella strategia complessiva, che riguarda le aste a 3 mesi (ltro), che la BCE ha deciso di continuare a condurre.

Draghi ha confermato che il Qe è sufficientemente flessibile in termini di dimensione, composizione o durata e ha previsto che le nuove misure annunciate permetteranno di raggiungere più rapidamente i target di inflazione sotto ma vicini al 2%.

La crescita, secondo Draghi, attualmente "è frenata dal rallentamento dei mercati emergenti e dall'andamento moderato del commercio globale. Tuttavia – ha rilevato – il forte calo dei prezzi dell’energia sostiene il potere d’acquisto delle famiglie".

La BCE prospetta un Pil nell'eurozona quest’anno a +1,5%, da +1,4% della precedente proiezione. Le stime per il 2016 sono state confermate a +1,7%, quelle per il 2017 alzate da +1,8% a +1,9%.

Invariate le stime sull’inflazione per il 2015 a +0,1%, per il 2016 sono state tagliate a +1% da +1,1%, per il 2017 a +1,6% da +1,7%.

Esistono, ha spiegato Draghi, "rischi al ribasso sull'inflazione, a causa dei prezzi energetici e di pressioni esterne. Le nostre decisioni - ha detto - rafforzano l'impulso della ripresa economica dell'eurozona e la sua resistenza contro gli shock dell'economia mondiale".

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