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09/06/2022 StarNews – BCE, al meeting di giugno tassi ancora invariati ma da luglio fine ad App e tassi su di 25 pb, e nuovo rialzo a settembre. Lagarde: “La frammentazione sarà evitata se impedirà la trasmissione della politica monetaria".

La BCE nel meeting di politica monetaria di giugno lascia i tassi di interesse ancora invariati, sulle operazioni di rifinanziamento principali allo 0,00%, sulle operazioni di rifinanziamento marginale allo 0,25% e sui depositi presso la banca centrale al -0,50%.

Il Consiglio direttivo, peraltro, ha deciso all'unanimità di porre fine agli acquisti netti di asset nell'ambito del programma App dal primo luglio 2022, ha concluso che le condizioni sulla forward guidance sono soddisfatte e, di conseguenza, ha deciso di aumentare i tassi di interesse chiave di 25 punti base nella riunione di politica monetaria di luglio. E un ulteriore rialzo il board di Francoforte ha prospettato a settembre, con una calibrazione graduale ma sostenuta, agganciata alle "prospettive aggiornate di inflazione a medio termine – si sottolinea nel comunicato ufficiale diffuso al termine dell’incontro -. Se persistono o peggiorano, un aumento maggiore sarà appropriato alla riunione di settembre".

Lo staff dell'eurosistema ha dato molto risalto alle previsioni sull'inflazione. Ha rivisto in modo significativo le proprie proiezioni, che ora indicano un'inflazione "indesideratamente elevata per qualche tempo" ma verosimilmente in calo grazie alla moderazione dei costi energetici, all'allentamento delle interruzioni dell'approvvigionamento legate alla pandemia e alla normalizzazione della politica monetaria.

Le nuove proiezioni del personale prevedono un'inflazione annua su valori superiori a quelli delle proiezioni di marzo, a +6,8% nel 2022, a +3,5% nel 2023 e a +2,1% nel 2024. L'inflazione nominale alla fine dell'orizzonte di proiezione si profila dunque leggermente sopra l'obiettivo del Consiglio direttivo. Sopra le proiezioni di marzo anche l'inflazione al netto di energia e cibo, su una media del +3,3% nel 2022, del +2,8% nel 2023 e del +2,3% nel 2024.

Inoltre, le stime prevedono una crescita annua del Pil reale del 2,8% nel 2022, del 2,1% nel 2023 e del 2,1% nel 2024. Rispetto alle proiezioni di marzo, le prospettive sono state riviste al ribasso per il 2022 e il 2023, mentre è stata rivista al rialzo quella del 2024 .

"Dobbiamo essere sicuri che la politica monetaria sia tramessa all'intera eurozona - ha detto la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, nella conferenza stampa post-meeting della BCE -. Dobbiamo essere sicuri che non ci sia frammentazione. Abbiamo gli strumenti esistenti, come il reinvestimento sotto il programma del Pepp, che sarà usato con flessibilità, ma se sarà necessario li aggiusteremo o useremo nuovi strumenti. Sappiamo come crearli e implementarli – ha precisato la numero uno dell’Eurotower -, lo abbiamo fatto in passato e siamo pronti a rifarlo. Non c'è uno specifico livello dei tassi o di spread che può far scattare la frammentazione. Decideremo in base alle circostanze, quando comparirà il rischio che la politica monetaria non sia tramessa all'intera eurozona".

“L'aggressione ingiustificata della Russia nei confronti dell'Ucraina – ha rilevato Lagarde - sta colpendo gravemente l'economia della zona euro e le prospettive sono ancora circondate da un'elevata incertezza. Ma ci sono le condizioni perché l'economia continui a crescere e a riprendersi ulteriormente nel medio termine. L'inflazione è indesideratamente alta e dovrebbe rimanere sopra il nostro obiettivo per qualche tempo. La calibrazione delle nostre politiche rimarrà dipendente dai dati e rifletterà la nostra valutazione in evoluzione delle prospettive".

"Usciamo da molti anni di non decisioni sui tassi e stiamo uscendo da tassi negativi - ha detto -, quindi, come fanno anche le altre banche centrali, è bene iniziare con un rialzo incrementale non eccessivo e che indichi un percorso, che ci riporti al target dell'inflazione al 2% nel medio termine".

La presidente dalla BCE ha evidenziato che non si aspetta che il primo rialzo di luglio avrà un immediato effetto su inflazione e che è ancora troppo presto per individuare un tasso neutrale.

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14/04/2022 StarNews – Riunione mensile BCE: tassi invariati, Pepp fino al 2024, Paa forse fino al terzo trimestre. Ma Lagarde assicura ancora ampia flessibilità

Nella riunione di politica monetaria di marzo la BCE lascia i tassi di interesse invariati, allo 0,00% sulle operazioni di rifinanziamento principali, allo 0,25% sulle operazioni di rifinanziamento marginale e al -0,50% sui depositi presso la banca centrale. L’istituto di Francoforte, peraltro, ha ribadito che ogni modifica dei tassi sarà graduale e avverrà solo qualche tempo dopo la conclusione degli acquisti netti di attività nel quadro del Programma di acquisto di attività (Paa).

Riguardo a questi ultimi, il Consiglio direttivo ha ritenuto che i dati pervenuti dopo l'ultima riunione "rafforzino la sua aspettativa che gli acquisti netti del Paa finiranno nel terzo trimestre". Nel frattempo si profilano pari a 40 miliardi di euro ad aprile, 30 miliardi di euro a maggio e 20 miliardi di euro a giugno.

Ma la politica monetaria dell’istituto sarà correlata anche ai nuovi dati. E l'andamento dell'economia "dipenderà in maniera cruciale dall'evoluzione del conflitto, dall’impatto delle sanzioni vigenti e da eventuali ulteriori misure". Secondo la BCE, l'inflazione è aumentata in modo sensibile e rimarrà elevata nei prossimi mesi in molti settori, soprattutto a causa del forte rincaro dell'energia.

Quanto al Programma di acquisto per l’emergenza pandemica (Pepp), il direttivo intende reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza almeno sino alla fine del 2024. E in caso di ulteriore frammentazione del mercato connessa alla pandemia, i reinvestimenti potranno essere rimodulati in qualsiasi momento, nelle varie classi di attività e nei vari Paesi.

Nella conferenza stampa seguita alla riunione, la presidente dell'Eurotower, Christine Lagarde, ha ribadito che "la BCE manterrà la più ampia flessibilità nelle decisioni di politica monetaria, legate ai dati economici e dall'evolvere della situazione, soprattutto alla luce del conflitto in Ucraina e delle sanzioni contro la Russia, elementi di grande incertezza per le previsioni economiche".

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10/03/2022 StarNews – BCE lascia tassi invariati. Lagarde: “Meno acquisti nel II trimestre, azzeramento nel terzo, ma solo se dati e prospettive in linea con le previsioni attuali”

La BCE lascia invariati i tassi di interesse. Sulle operazioni di rifinanziamento principali allo 0,00%, sulle operazioni di rifinanziamento marginale allo 0,25% e sui depositi presso la banca centrale a -0,50%. Nel comunicato diffuso alla fine del meeting di politica monetaria si ricorda che eventuali adeguamenti dei tassi di interesse di riferimento avverranno "qualche tempo dopo" la fine degli acquisti netti nell'ambito del Paa e "saranno graduali".

L’istituto, inoltre, garantisce “condizioni di liquidità regolari” e l’attuazione delle sanzioni decise da Unione europea e governi europei: “Il Consiglio direttivo prenderà tutte le misure necessarie per adempiere al mandato della BCE di perseguire la stabilità dei prezzi e salvaguardare la stabilità finanziaria".

Rivisto il programma di acquisto del suo App per i prossimi mesi: “Gli acquisti netti mensili – rileva l’istituto - ammonteranno a 40 miliardi di euro ad aprile, 30 miliardi di euro a maggio e 20 miliardi di euro a giugno. La calibrazione per il terzo trimestre dipenderà dai dati e rifletterà la sua valutazione in evoluzione delle prospettive”. In particolare, “se i dati in arrivo supportano l'aspettativa che le prospettive di inflazione a medio termine non si indeboliranno anche dopo la fine dei nostri acquisti netti di attività, il Consiglio direttivo concluderà gli acquisti netti nell'ambito del Paa nel terzo trimestre. Se le prospettive di inflazione a medio termine cambiano e se le condizioni di finanziamento diventano incoerenti con ulteriori progressi verso il nostro obiettivo del 2%, siamo pronti a rivedere il nostro programma di acquisti netti di attività in termini di dimensioni e/o durata”.

“La nostra decisione è condizionale e non stiamo accelerando in nessun modo – riferisce il presidente della BCE, Christine Lagarde, nella conferenza stampa a margine dell’incontro -, le decisioni comunicate oggi sono nel solco di quanto fatto alle riunioni di dicembre e febbraio. Confermiamo approccio step by step e una massima opzionalità in risposta alla massima incertezza, ma in ogni caso ci atteniamo al mandato".

L’incertezza maggiore deriva dal conflitto in Ucraina: "Avrà un impatto materiale su attività economica e inflazione attraverso l'aumento dei prezzi dell'energia e delle materie prime, l'interruzione del commercio internazionale e una fiducia più debole - ha detto Lagarde -. L'entità di questi effetti dipenderà dall'evoluzione del conflitto, dall'impatto delle sanzioni vigenti e da eventuali ulteriori misure".

La BCE ha inevitabilmente rivisto le stime per crescita e inflazione. Nello scenario base, che incorpora una prima valutazione delle implicazioni della guerra, il Pil è stato rivisto al ribasso per il breve termine, a causa della guerra, a +3,7% nel 2022, a +2,8% nel 2023 e a +1,6% nel 2024. Nello scenario di base l'inflazione è stata rivista nettamente al rialzo, a +5,1% a/a nel 2022, a +2,1% nel 2023 e a +1,9% nel 2024. L'inflazione al netto di generi alimentari ed energia dovrebbe raggiungere una media del +2,6% nel 2022, del +1,8% nel 2023 e del +1,9% nel 2024, in aumento rispetto alle proiezioni di dicembre. "L'inflazione potrebbe essere considerevolmente più alta nel breve termine - ha precisato Lagarde -. In tutti gli scenari, tuttavia, l'inflazione dovrebbe ancora diminuire progressivamente e stabilizzarsi a livelli intorno al nostro obiettivo di inflazione del 2% nel 2024. Nel medio termine cresce nel target in tutti gli scenari, che comunque sono peggiorativi".

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03/02/2022 StarNews – La BCE non segue la Fed. Conferma indicazioni e tassi della precedente riunione. Lagarde: “No a decisioni affrettate con dati insufficienti”

La BCE decide di rimanere ferma. Conferma le indicazioni della riunione di politica monetaria di dicembre, con tassi fermi, acquisti Pepp (pandemic emergency purchase programme) in esaurimento e operazioni di rifinanziamento alle stesse condizioni. Non segue, dunque, le posizioni meno accomodanti della Fed, sul punto di aumentare i tassi, e di Bank of England, che ha aumentato oggi i tassi di riferimenti di 0,25 punti percentuali allo 0,5%.

I tassi di interesse rimangono invariati sulle operazioni di rifinanziamento principali rispettivamente allo 0,00%, sulle operazioni di rifinanziamento marginale allo 0,25% e sui depositi presso la banca centrale al -0,50%. E il direttivo intende lasciarli su livelli pari o inferiori a quelli attuali finché non vedrà l'inflazione raggiungere il 2% ben prima della fine del suo orizzonte di proiezione e in maniera durevole per il resto dell'orizzonte di proiezione, e finché non riterrà che i progressi conseguiti dall’inflazione di fondo siano coerenti con lo stabilizzarsi dell’inflazione sul 2% nel medio periodo.

Nel primo trimestre del 2022, il Consiglio direttivo dell’Eurotower condurrà gli acquisti netti di attività nell'ambito del Pepp a un ritmo inferiore rispetto al trimestre precedente e li interromperà a fine marzo. Il direttivo intende reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del Pepp almeno sino alla fine del 2024, così da evitare interferenze con l’orientamento di politica monetaria. "In caso di ulteriore frammentazione del mercato connessa alla pandemia – conferma l’istituto -, i reinvestimenti del Pepp saranno adeguati in modo flessibile nel corso del tempo, fra le varie classi di attività e i vari Paesi in qualsiasi momento".

Gli acquisti netti mensili nel quadro del Paa saranno pari a 40 miliardi di euro nel secondo trimestre del 2022 e a 30 miliardi nel terzo trimestre. Da ottobre, il direttivo manterrà gli acquisti netti a un ritmo mensile di 20 miliardi. E conferma termineranno poco prima dell’avvio dell’innalzamento dei tassi di interesse di riferimento.

Il presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, interpellata sulle stime d'inflazione all'1,8% per il 2023 e 2024, che finora hanno sconsigliato un aumento dei tassi, ha spiegato che restano da fare valutazioni, ma "ritengo ci stiamo avvicinando molto all'obiettivo della BCE (inflazione al 2% nel medio termine, ndr). Vediamo rischi al rialzo per l'inflazione, in particolare nel breve periodo, e ne sapremo di più sull'impatto nel medio termine - ha detto - ma crediamo che i prezzi torneranno a scendere già nel 2022. Ci sono driver che ci stanno finalmente facendo raggiungere il target a medio termine, tra cui mercato del lavoro, inflazione e aspettative di inflazione".

In ogni caso, ha precisato Lagarde, “l'andamento dell'inflazione sarà esaminato in maniera più approfondita nella riunione di marzo, quando avremo proiezioni aggiornate, e avremo anche più informazioni sul mercato del lavoro e sui salari. Siamo tutti spinti dallo stesso mandato, che è la stabilità dei prezzi. Ma c'è la volontà di non correre a prendere una decisione affrettata sulla base di insufficienti dati".

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25/11/2021 StarNews – BCE, nei verbali dell'ultima riunione stop agli acquisti del Pepp forse entro marzo 2022, mentre l'inflazione richiederà più tempo del previsto prima di calare

“Gli acquisti netti nell'ambito del piano di acquisti introdotto durante la pandemia (Pepp) dovrebbero concludersi entro marzo 2022". A dirlo è la Banca centrale europea, nei verbali della riunione del Consiglio direttivo del 28 ottobre, che aveva mantenuto invariata la politica monetaria ed escluso un aumento dei tassi di interesse nel 2022, pur riconoscendo che l'inflazione richiederà più tempo del previsto prima di calare.

I dati macroeconomici disponibili nel meeting di dicembre, infatti, si legge nelle minutes, "non risolveranno tutte le incertezze relative alle prospettive di inflazione a medio termine. Si è considerato importante che il Consiglio direttivo mantenga sufficiente opzionalità per permettere future azioni di politica monetaria, anche oltre il meeting di dicembre". Tutti i membri del direttivo hanno concordato un ritmo ancora moderatamente inferiore degli acquisti netti di attività nell'ambito del Pepp nell'ultimo trimestre dell'anno rispetto ai due trimestri precedenti, a fronte di una conferma per tutte le altre misure di politica monetaria.

Nella riunione del 16 dicembre, peraltro, si prospetta una riduzione graduale degli acquisti del programma Pepp e si valuterà l’incremento di acquisti con altri programmi.

I membri del Consiglio direttivo hanno "ampiamente concordato" sull'andamento a forma di gobba previsto nelle prospettive di inflazione a breve termine e si sono detti fiduciosi della natura temporanea dell'aumento dei prezzi dell'energia e delle strozzature dell'offerta saranno temporanei, anche se nel 2022 l'inflazione dovrebbe richiedere ora più tempo del previsto prima di In quell'occasione, Francoforte aveva mantenuto invariata la politica monetaria e ha escluso un aumento dei tassi d'interesse nel 2022, pur riconoscendo che l'inflazione richiederà più tempo del previsto prima di calare.

Sebbene fosse necessario riconoscere un aumento dei rischi al rialzo per l'inflazione, si legge nei verbali, "è stato ritenuto importante per il Consiglio direttivo evitare una reazione eccessiva e un'inazione ingiustificata e mantenere un'opzionalità sufficiente nel calibrare le sue misure di politica monetaria per affrontare tutti gli scenari di inflazione che potrebbero svelare".

Nei verbali si stima nelle proiezioni dell'Eurosistema di dicembre 2021 una revisione al ribasso del Pil reale per il 2021, ossia una crescita inferiore nella seconda metà del 2021 e una maggiore nel 2022.

I membri del Consiglio direttivo hanno anche discusso del rischio che la stagflazione possa costituire per le prospettive economiche: "Si è sottolineato - si legge nelle minutes - che le prospettive attuali sono chiaramente prive dell'elemento di stagnazione della crescita. Sta diminuendo ma all'interno di una ripresa ancora forte e con robusti tassi di crescita dell'attività, ben al di sopra del livello potenziale e anche i prezzi dei mercati azionari sono stati visti come un fattore che non quadra con la stagflazione".

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24/11/2021 StarNews – Fed, tapering più rapido se inflazione sarà ancora alta

La Federal reserve potrebbe accelerare il processo di tapering se l’inflazione resterà alta. È quanto rileva lo stesso istituto nelle minutes pubblicate ieri della riunione di politica monetaria di inizio novembre.

Il tasso di inflazione elevato, secondo le Fed, pur essendo un riflesso di effetti transitori, potrebbe impiegare più tempo del previsto a calare. D’altra parte, sui prezzi pesano anche forti rischi al rialzo.

Di qui la spinta di alcuni membri della banca centrale per un tapering più veloce. L’idea è quella di accelerare la riduzione degli acquisti di asset che, però, si sottolinea, non implicherà un aumento dei tassi.

L'istituto stima una crescita "robusta" dell'economia nel prossimo anno, la cui traiettoria però sarà condizionata dall’andamento dei contagi.

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22/09/2021 StarNews – Fed, tassi invariati ma apertura al tapering dal 2022

Tassi di interesse invariati fra lo 0 e lo 0,25% e apertura al tapering probabile dall’anno prossimo (ma senza indicazioni precise sui tempi). Si è chiusa così la riunione di politica monetaria della Federal Reserve

“L'economia statunitense – si legge nel comunicato che accompagna la decisione di politica monetaria - ha fatto progressi da dicembre, da quando è stata confermata la velocità degli acquisti di asset a 120 miliardi di dollari al mese. Se questa tendenza si manterrà, a breve potrà favorire una riduzione degli acquisti. Con i passi avanti sulle vaccinazioni, gli indicatori dell'attività economica e dell'occupazione hanno continuato a rafforzarsi. Ma la traiettoria dell'economia continua a dipendere dal virus. I progressi sulle vaccinazioni continueranno probabilmente a ridurre gli effetti della crisi sanitaria sull'economia, anche se i rischi sull'outlook restano".

Il Pil degli Usa, secondo la Fed, crescerà verosimilmente del 5,9% quest'anno, per poi rallentare a +3,8% nel 2022 e a +2,5% nel 2023. L'inflazione, invece, è attesa a +4,2% quest'anno e a +2,2% il prossimo e nel 2023. Il tasso di disoccupazione, infine, è stimato al 4,8% nel 2021, al 3,8% nel 2022 e al 3,5% nel 2023.

 Nei due giorni di riunione, gran parte dei membri del Fomc si sono espressi a favore di un aumento dei tassi di interesse nel 2022. In particolare, sei componenti del Comitato prevedono per il prossimo anno solo un incremento del costo del denaro, mentre tre membri ne stimano due.

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09/09/2021 StarNews – Riunione della BCE: meno acquisti rispetto ai trimestri precedenti, confermati livello dei tassi di interesse e altre misure. Lagarde: "Non è tapering, ricalibriamo solo il Pepp alle previsioni su economia e pandemia"

Il ritmo degli acquisti netti di attività nel quadro del Programma di acquisto per l'emergenza pandemica (Pepp) sarà "moderatamente inferiore rispetto ai due trimestri precedenti". Lo ha deciso il Consiglio direttivo della Banca centrale europea (BCE) nella dichiarazione diffusa al termine del meeting di politica monetaria dell’istituto.

La BCE, peraltro, non ha stabilito il volume esatto di acquisti mensili o trimestrali nel programma Pepp, in quanto "condurrà gli acquisti in maniera flessibile in base alle condizioni di mercato, allo scopo di evitare un inasprimento delle condizioni di finanziamento incompatibile con il contrasto dell’effetto al ribasso della pandemia sul profilo previsto per l'inflazione". 

I tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rimarranno invariati rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al -0,50%. Gli acquisti netti nell'ambito del Paa proseguiranno a un ritmo mensile di 20 miliardi di euro, con il Direttivo che si attende "che gli acquisti netti mensili saranno condotti finché necessario a rafforzare l'impatto di accomodamento dei suoi tassi di riferimento e che termineranno poco prima che inizierà a innalzare i tassi di riferimento della BCE".

Riguardo alle operazioni di rifinanziamento, il Consiglio ha assicurato "continuerà a fornire abbondante liquidità attraverso le sue operazioni di rifinanziamento", con la terza serie di operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (Omrlt-III) che "resta per le banche una fonte di finanziamento interessante, a sostegno del credito bancario alle imprese e alle famiglie".

"Non stiamo facendo tapering, stiamo ricalibrando il Pepp, così come abbiamo già fatto a dicembre e a marzo, sulla base delle previsioni aggiornate sull'andamento dell'economia e della pandemia”, ha precisato la presidente della BCE, Christine Lagarde, nella conferenza stampa a margine della riunione. "Siamo convinti della decisione, presa all'unanimità dal Direttivo, di ricalibrare il programma di acquisti per i prossimi tre mesi - ha aggiunto Lagarde – per far fronte al rimbalzo dell'economia europea. E quando il Pepp arriverà al termine, ci saranno comunque altri strumenti come l'App (della cui fine è prematuro parlare)".

L'istituzione di Francoforte si aspetta che l'inflazione aumenterà ulteriormente questo autunno, ma diminuirà l'anno prossimo. Le nuove proiezioni la prevedono su base annua a +2,2% nel 2021, a +1,7% nel 2022 e a +1,5% nel 2023, riviste al rialzo rispetto alle precedenti stime di giugno. "Questa temporanea ripresa dell'inflazione - ha rilevato Lagarde - riflette soprattutto il forte aumento dei prezzi del petrolio dalla metà dello scorso anno, l'inversione della riduzione temporanea dell'Iva in Germania, le vendite estive ritardate nel 2020 e le pressioni sui costi derivanti da carenze temporanee di materiali e attrezzature".

La BCE, inoltre, stima il Pil a +5% quest'anno, dal +4,6% prospettato a giugno, mentre l'anno prossimo si prevede a +4,6%, sostanzialmente invariato rispetto alla precedente proiezione del 4,7%. Per il 2023 è atteso un +2,1%: “Crediamo che l'economia continuerà a beneficiare dell'allentamento delle misure di restrizione anche nel 2022 – ha detto Lagarde - e che i colli di bottiglia verranno gestiti nella prima parte del prossimo anno”.

Per il capo della BCE, "i rischi per le prospettive economiche sono equilibrati". Tra i fattori che potrebbero spingerle al rialzo ha citato il fatto che "i consumatori acquistino maggiore fiducia e risparmino meno di quanto attualmente previsto" e "un miglioramento più rapido della situazione pandemica". Tra gli elementi negativi, l’ipotesi che "le strozzature dell'offerta durino più a lungo e si traducano in aumenti salariali superiori al previsto" e un peggioramento della pandemia che "potrebbe ritardare l'ulteriore riapertura dell'economia".

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10/06/2021 StarNews – BCE, confermati orientamento molto accomodante, tassi di interessi ai minimi, Pepp e le altre misure di Qe. Lagarde ottimista: "La crescita accelererà nella seconda metà del 2021”

"La crescita accelererà nella seconda metà del 2021, grazie ai progressi nelle campagne di vaccinazione e all'ulteriore allentamento delle misure di contenimento. Nel medio termine, la ripresa dell'economia dell'area euro prevediamo sarà sostenuta da una domanda interna e mondiale più forte, e dal continuo sostegno delle politiche monetaria e fiscale". È quanto rilevato dalla presidente della BCE, Christine Lagarde, nella conferenza stampa a margine della riunione di politica monetaria dell’istituto, che ha confermato tutti gli strumenti attualmente in piedi: tassi acquisti asset (20 miliardi) e Piano anti-pandemico (Pepp), con la dotazione finanziaria di 1.850 miliardi. Un orientamento molto accomodante, tassi di interessi ai minimi, Pepp e le altre misure di Qe.

Il Consiglio direttivo, in particolare, ha deciso di confermare i tassi di interesse ai minimi storici, mantenendo quelli principali (Repo) a zero, sulle operazioni di rifinanziamento marginale a 0,25% e sui depositi a -0,50%. E su questi livelli, sottolinea il Board, resteranno "finché non si vedranno convergere le prospettive di inflazione saldamente appena sotto il 2% nel suo orizzonte di proiezione e finché tale convergenza non si rifletterà in maniera coerente nelle dinamiche dell’inflazione di fondo".

Confermati, come detto, gli acquisti nell'ambito del Piano per l’emergenza pandemica (Pepp), che ha validità sino a fine marzo 2022. Sarà in vigore, riferisce la BCE, "in ogni caso, finché non si riterrà conclusa la fase critica legata al coronavirus, mentre il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del Pepp sarà reinvestito almeno sino alla fine del 2023. In ogni caso, la futura riduzione del portafoglio del Pepp sarà gestita in modo da evitare interferenze con l’adeguato orientamento di politica monetaria". Gli acquisti, si sottolinea, saranno condotti nel prossimo trimestre "a un ritmo significativamente più elevato rispetto ai primi mesi dell’anno, anche se in maniera flessibile, in base alle condizioni di mercato, per evitare inasprimenti delle condizioni di finanziamento". "La flessibilità degli acquisti nel tempo, fra le varie classi di attività e i vari Paesi – spiegano dall'Eurotower - continuerà a sostenere l’ordinata trasmissione della politica monetaria” “Non sarà necessario utilizzare appieno tutta la dotazione in caso di condizioni favorevoli – si precisa -, ma sarà anche possibile ricalibrarla per preservare condizioni di finanziamento favorevoli che contribuiscano a contrastare lo shock negativo della pandemia sul profilo dell’inflazione".

L'Istituto mantiene gli acquisti nell’ambito del Programma di acquisto di attività (Paa) a un ritmo mensile di 20 miliardi di euro. Anche questa misura sarà confermata, riportano dal board, "finché necessario a rafforzare l’impatto di accomodamento dei suoi tassi di riferimento e che terminerà poco prima che inizierà a innalzare i tassi di riferimento della BCE". Il Consiglio, inoltre, intende continuare a reinvestire, integralmente, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del Paa per un prolungato periodo di tempo dopo la data di inizio dell’innalzamento dei tassi di interesse di riferimento della BCE e, in ogni caso, finché sarà necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario.

Infine, il direttivo ha prospettato ancora abbondante liquidità con le sue operazioni di rifinanziamento. “La liquidità ottenuta tramite la terza serie di operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (Omrlt-III) - sottolinea - svolge un ruolo cruciale nel sostenere il credito bancario a imprese e famiglie".

 Lo staff della BCE nel 2021 prevede una crescita del 4,6%, nel 2022 del 4,7% e nel 2023 del 2,1%, con una piccola revisione al rialzo nei primi due anni della serie rispetto alle stime di marzo.

Rivista al rialzo l'inflazione per il 2021 all'1,9% e per il 2022 all'1,5%, mentre si conferma per il 2023 all'1,4%.

Per Lagarde, i rischi delle prospettive di crescita sono "ampiamente bilanciati". A proposito della recente accelerazione dell'inflazione, invece, ha affermato che è in gran parte riconducibile al rincaro dell’energia e ai colli di bottiglia emersi sul fronte della fornitura di materie prime, ma il livello dei prezzi sottostante resta piuttosto basso, a causa della debolezza dei salari.

"In questo scenario - ha spiegato il capo dell'Istituto - le nostre misure aiutano a preservare condizioni di finanziamento favorevoli per tutti i settori dell'economia, necessarie per una ripresa economica sostenuta e per salvaguardare la stabilità dei prezzi".

 

"Continueremo anche a monitorare l'evoluzione del tasso di cambio - ha aggiunto - per le possibili ripercussioni sull’inflazione a medio termine. Siamo pronti ad adeguare tutti i nostri strumenti, a seconda dei casi, per garantire che l'inflazione si muova verso il nostro obiettivo in modo duraturo, in linea con il nostro impegno alla simmetria".

 

"Le nostre misure, insieme alle misure adottate dai governi nazionali e da altre istituzioni europee - ha detto - restano essenziali per sostenere il prestito bancario e l'accesso ai finanziamenti, in particolare per le persone più colpite dalla pandemia”. In tema di politiche fiscali, ha auspicato un orientamento di bilancio ancora ambizioso e coordinato, poiché un ritiro prematuro dei sostegni rischierebbe di indebolire la ripresa e di amplificare gli effetti nel lungo termine. Le politiche fiscali nazionali, quindi, dovrebbero continuare a fornire un supporto tempestivo a imprese e famiglie, più esposte alla pandemia e alle conseguenti misure di contenimento. “Al contempo – ha avvertito -, le misure di bilancio dovrebbero rimanere temporanee, anticicliche e mirate, per affrontare efficacemente le vulnerabilità e sostenere una rapida ripresa dell'economia della zona euro".

 

Il Consiglio direttivo della BCE, infine, ha ribadito il ruolo chiave del pacchetto Next Generation EU e ha invitato gli Stati membri a impiegare i fondi in modo produttivo, assieme a politiche strutturali a favore della produttività.

StarNews – BCE, confermati orientamento molto accomodante, tassi di interessi ai minimi, Pepp e le altre misure di Qe. Lagarde ottimista:

"La crescita accelererà nella seconda metà del 2021, grazie ai progressi nelle campagne di vaccinazione e all'ulteriore allentamento delle misure di contenimento. Nel medio termine, la ripresa dell'economia dell'area euro prevediamo sarà sostenuta da una domanda interna e mondiale più forte, e dal continuo sostegno delle politiche monetaria e fiscale". È quanto rilevato dalla presidente della BCE, Christine Lagarde, nella conferenza stampa a margine della riunione di politica monetaria dell’istituto, che ha confermato tutti gli strumenti attualmente in piedi: tassi acquisti asset (20 miliardi) e Piano anti-pandemico (Pepp), con la dotazione finanziaria di 1.850 miliardi. Un orientamento molto accomodante, tassi di interessi ai minimi, Pepp e le altre misure di Qe.

Il Consiglio direttivo, in particolare, ha deciso di confermare i tassi di interesse ai minimi storici, mantenendo quelli principali (Repo) a zero, sulle operazioni di rifinanziamento marginale a 0,25% e sui depositi a -0,50%. E su questi livelli, sottolinea il Board, resteranno "finché non si vedranno convergere le prospettive di inflazione saldamente appena sotto il 2% nel suo orizzonte di proiezione e finché tale convergenza non si rifletterà in maniera coerente nelle dinamiche dell’inflazione di fondo".

Confermati, come detto, gli acquisti nell'ambito del Piano per l’emergenza pandemica (Pepp), che ha validità sino a fine marzo 2022. Sarà in vigore, riferisce la BCE, "in ogni caso, finché non si riterrà conclusa la fase critica legata al coronavirus, mentre il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del Pepp sarà reinvestito almeno sino alla fine del 2023. In ogni caso, la futura riduzione del portafoglio del Pepp sarà gestita in modo da evitare interferenze con l’adeguato orientamento di politica monetaria". Gli acquisti, si sottolinea, saranno condotti nel prossimo trimestre "a un ritmo significativamente più elevato rispetto ai primi mesi dell’anno, anche se in maniera flessibile, in base alle condizioni di mercato, per evitare inasprimenti delle condizioni di finanziamento". "La flessibilità degli acquisti nel tempo, fra le varie classi di attività e i vari Paesi – spiegano dall'Eurotower - continuerà a sostenere l’ordinata trasmissione della politica monetaria” “Non sarà necessario utilizzare appieno tutta la dotazione in caso di condizioni favorevoli – si precisa -, ma sarà anche possibile ricalibrarla per preservare condizioni di finanziamento favorevoli che contribuiscano a contrastare lo shock negativo della pandemia sul profilo dell’inflazione".

L'Istituto mantiene gli acquisti nell’ambito del Programma di acquisto di attività (Paa) a un ritmo mensile di 20 miliardi di euro. Anche questa misura sarà confermata, riportano dal board, "finché necessario a rafforzare l’impatto di accomodamento dei suoi tassi di riferimento e che terminerà poco prima che inizierà a innalzare i tassi di riferimento della BCE". Il Consiglio, inoltre, intende continuare a reinvestire, integralmente, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del Paa per un prolungato periodo di tempo dopo la data di inizio dell’innalzamento dei tassi di interesse di riferimento della BCE e, in ogni caso, finché sarà necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario.

Infine, il direttivo ha prospettato ancora abbondante liquidità con le sue operazioni di rifinanziamento. “La liquidità ottenuta tramite la terza serie di operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (Omrlt-III) - sottolinea - svolge un ruolo cruciale nel sostenere il credito bancario a imprese e famiglie".

 Lo staff della BCE nel 2021 prevede una crescita del 4,6%, nel 2022 del 4,7% e nel 2023 del 2,1%, con una piccola revisione al rialzo nei primi due anni della serie rispetto alle stime di marzo.

Rivista al rialzo l'inflazione per il 2021 all'1,9% e per il 2022 all'1,5%, mentre si conferma per il 2023 all'1,4%.

Per Lagarde, i rischi delle prospettive di crescita sono "ampiamente bilanciati". A proposito della recente accelerazione dell'inflazione, invece, ha affermato che è in gran parte riconducibile al rincaro dell’energia e ai colli di bottiglia emersi sul fronte della fornitura di materie prime, ma il livello dei prezzi sottostante resta piuttosto basso, a causa della debolezza dei salari.

"In questo scenario - ha spiegato il capo dell'Istituto - le nostre misure aiutano a preservare condizioni di finanziamento favorevoli per tutti i settori dell'economia, necessarie per una ripresa economica sostenuta e per salvaguardare la stabilità dei prezzi".

 

"Continueremo anche a monitorare l'evoluzione del tasso di cambio - ha aggiunto - per le possibili ripercussioni sull’inflazione a medio termine. Siamo pronti ad adeguare tutti i nostri strumenti, a seconda dei casi, per garantire che l'inflazione si muova verso il nostro obiettivo in modo duraturo, in linea con il nostro impegno alla simmetria".

 

"Le nostre misure, insieme alle misure adottate dai governi nazionali e da altre istituzioni europee - ha detto - restano essenziali per sostenere il prestito bancario e l'accesso ai finanziamenti, in particolare per le persone più colpite dalla pandemia”. In tema di politiche fiscali, ha auspicato un orientamento di bilancio ancora ambizioso e coordinato, poiché un ritiro prematuro dei sostegni rischierebbe di indebolire la ripresa e di amplificare gli effetti nel lungo termine. Le politiche fiscali nazionali, quindi, dovrebbero continuare a fornire un supporto tempestivo a imprese e famiglie, più esposte alla pandemia e alle conseguenti misure di contenimento. “Al contempo – ha avvertito -, le misure di bilancio dovrebbero rimanere temporanee, anticicliche e mirate, per affrontare efficacemente le vulnerabilità e sostenere una rapida ripresa dell'economia della zona euro".

 

Il Consiglio direttivo della BCE, infine, ha ribadito il ruolo chiave del pacchetto Next Generation EU e ha invitato gli Stati membri a impiegare i fondi in modo produttivo, assieme a politiche strutturali a favore della produttività.

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22/04/2021 StarNews – BCE, tassi di interesse ancora ai minimi storici e accelerazione degli acquisti del Pepp rispetto ai primi mesi dell'anno. Lagarde: "È ancora necessario un ampio grado di accomodamento monetario per sostenere economica e inflazione"

La BCE, nell’ultima riunione di politica monetaria, lascia i tassi di interesse ai minimi storici e prevede un’accelerazione rispetto ai primi mesi dell'anno degli acquisti del Piano anti pandemico (Pepp), da condurre in modo molto flessibile. Conferma anche gli altri strumenti, ossia il Piano Qe da 20 miliardi necessario a rafforzare l'impatto della politica dei tassi e le aste Omt.

Più nel dettaglio, l’istituto di Francoforte ha lasciato il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali a zero, quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale a +0,25% e quello sui depositi a -0,50%. E su questi livelli resteranno, hanno precisato dall’Eurotower, finché l’inflazione non convergerà saldamente sul target, ossia appena sotto il 2%, e tale convergenza non si rifletterà in maniera coerente nelle dinamiche dell’inflazione di fondo.

Il Consiglio direttivo ha assicurato anche che continuerà a condurre gli acquisti "in maniera flessibile" nell’ambito del Pepp.

Gli acquisti netti nell’ambito del Programma di acquisto di attività (PAA) proseguiranno a un ritmo mensile di 20 miliardi di euro, finché necessario per rafforzare l’impatto di accomodamento dei suoi tassi di riferimento. E termineranno verosimilmente poco prima dell’innalzamento dei tassi di riferimento della BCE.

Infine, il Consiglio direttivo continuerà a fornire abbondante liquidità attraverso le sue operazioni di rifinanziamento, che svolgono un ruolo cruciale nel sostenere il credito bancario a imprese e famiglie.

"È ancora necessario un ampio grado di accomodamento monetario – ha spiegato in conferenza stampa la presidente della BCE, Christine Lagarde - per sostenere l'attività economica e la robusta convergenza dell'inflazione a livelli inferiori, ma vicini, al 2% nel medio termine".

La numero uno dell'Eurotower, inoltre, ha sottolineato che nella riunione di oggi "non è stato discusso alcun phasing out (uscita dal programma, ndr). Continueremo a effettuare acquisti netti nell'ambito del Pepp con una dotazione totale di 1.850 miliardi di euro almeno fino alla fine di marzo 2022 e, in ogni caso, fino a quando il Consiglio direttivo non giudicherà terminati gli effetti della pandemia".

"L'inflazione annua nell'area euro – ha aggiunto - è aumentata dell'1,3% a marzo 2021 da +0,9% di febbraio, a causa di un forte rincaro dell'energia, che ha più che compensato il deprezzamento degli alimentari e il calo dell'inflazione Hicp esclusi i prodotti energetici e alimentari. È probabile che l'inflazione complessiva aumenti ulteriormente nei prossimi mesi, ma si prevede una certa volatilità durante l'anno, perturbata da vari fattori temporanei. Svanito l'impatto della pandemia, il venir meno dell'elevato livello di allentamento, sostenuto da politiche fiscali e monetarie accomodanti, contribuirà a un graduale aumento dell'inflazione nel medio termine”.

Infine, Lagarde ha messo in guardia i vari Paesi dell’area da un ritiro prematuro del sostegno fiscale: “Rischierebbe di ritardare la ripresa e di amplificare cicatrici a lungo termine – ha ammonito -. Le politiche fiscali nazionali devono continuare a sostenere tempestivamente imprese e famiglie più esposte alla pandemia e alle misure di contenimento".

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21/01/2021 StarNews – BCE, Lagarde: “Prospettive economiche area euro, ancora rischi al ribasso ma meno pronunciati”. E la politica monetaria resta molto espansiva, dai tassi al Pepp

“Per le prospettive economiche nell’area euro prevalgono ancora i rischi al ribasso ma meno pronunciati rispetto al passato”. A dirlo è la presidente della BCE, Christine Lagarde, nella conferenza stampa che segue la decisione del Direttivo dell’Eurotower di confermare l'orientamento molto accomodante della politica monetaria.

“In base agli ultimi dati e alle nuove restrizioni alle attività seguite ai nuovi contagi - ha detto Lagarde -, è probabile un declino del Pil nel quarto trimestre e questa dinamica peserà anche sul primo trimestre. L'inflazione resta debole, ma ci aspettiamo che torni positiva quest'anno".

“La BCE – aggiunge - condurrà gli acquisti del suo piano di acquisti anticrisi Pepp con l'obiettivo di prevenire un inasprimento incoerente delle condizioni di finanziamento e di mantenere condizioni favorevoli, per contrastare l'impatto al ribasso della pandemia sulle prospettive di inflazione".

Lagarde ha avvertito che, malgrado i vaccini, il covid "continua a esporre a gravi rischi l'economia. Tra gli elementi positivi – spiega - ci sono l’avvio della campagna di vaccinazione, anche se difficoltoso, l‘accordo raggiunto sulla Brexit e tra i leader europei sugli ultimi ostacoli che frenavano il Next Generation EU e la ripresa nel settore manifatturiero dell’eurozona. Tra gli elementi negativi, invece, ci sono l’inasprimento della pandemia in tanti Paesi, le varianti del virus e i conseguenti nuovi lockdown".

La BCE, infatti, nella riunione odierna ha confermato una politica monetaria molto espansiva, sia per il livello dei tassi di interesse che per il piano anti-pandemico (Programma di acquisto per l’emergenza pandemica). E ha confermato la disponibilità, se necessario, ad adeguare tutti gli strumenti e a calibrare alle effettive esigenze il Pepp, da utilizzare integralmente solo se necessario.

Il Board ha innanzitutto confermato il livello dei tassi di interesse a zero per le operazioni di rifinanziamento principale, a +0,25% per le operazioni marginali e a -0,50% per i depositi. E ha ricordato che resteranno su questi livelli "finché le prospettive di inflazione non convergeranno saldamente su un livello sufficientemente prossimo ma inferiore al 2% nel suo orizzonte di proiezione e tale convergenza non si rifletterà in maniera coerente nelle dinamiche dell’inflazione di fondo".

Il Pepp avrà una dotazione finanziaria totale di 1.850 miliardi di euro, sino alla fine di marzo 2022 e, in ogni caso, finché non si riterrà conclusa la fase critica del coronavirus. "Gli acquisti - ribadisce il Board - saranno condotti per preservare condizioni di finanziamento favorevoli durante la pandemia. Ma non sarà necessario utilizzare appieno la dotazione, che sarà ricalibrata per preservare condizioni di finanziamento favorevoli che contribuiscano a contrastare lo shock negativo della pandemia sul profilo dell’inflazione". Il Consiglio direttivo continuerà anche a reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del Pepp sino a fine 2023.

Confermato anche il piano di quantitative easing (Paa) da 20 miliardi al mese, che sarà mantenuto "finché sarà necessario a rafforzare l’impatto di accomodamento dei suoi tassi di riferimento e da concludere poco prima che inizierà a innalzare i tassi di riferimento. Gli acquisti riguarderanno anche i titoli giunti a scadenza e saranno condotti per un prolungato periodo di tempo dopo la data di avvio dell’innalzamento dei tassi di interesse e, in ogni caso, finché necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario".

Infine, il Direttivo continuerà a erogare abbondante liquidità attraverso le operazioni di rifinanziamento a più lungo termine (Omrlt-III), definite "fonte di finanziamento interessante, a sostegno del credito bancario a imprese e famiglie".

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10/12/2020 StarNews – BCE conferma tassi ai minimi storici e estende il Pepp. Lagarde: "Non deve necessariamente essere usato tutto e può essere ricalibrato se economia progredisce"

La BCE, come previsto, estende l'ammontare e la durata del piano anti-pandemico Pepp, alla luce delle ricadute economiche della seconda ondata di pandemia sul quarto trimestre, più pesanti delle previsioni di settembre scorso.

Contestualmente, il Board conferma i tassi di interesse ai minimi storici, sulle operazioni principali a zero, sulle operazioni di rifinanziamento marginale allo 0,25% e sui depositi a -0,50%. E li manterrà su livelli pari o inferiori a quelli attuali finché le prospettive di inflazione non convergeranno saldamente su un livello prossimo ma inferiore al 2% e tale convergenza non si rifletterà in modo coerente nelle dinamiche dell’inflazione di fondo".

Conferma anche la volontà di "seguire l’andamento del tasso di cambio per le sue possibili implicazioni sulle prospettive di inflazione a medio termine e di adeguare tutti i suoi strumenti, ove opportuno, per assicurare che l’inflazione si avvicini stabilmente al livello perseguito".

Il Board, inoltre, annuncia l'aumento della dotazione del Programma di acquisto per l’emergenza pandemica (Pepp) di 500 miliardi di euro per un totale di 1.850 miliardi di euro e ha esteso l’orizzonte degli acquisti netti nell’ambito dello stesso almeno sino a fine marzo 2022 e finché il Consiglio non riterrà conclusa la fase critica legata al coronavirus, mentre ha prolungato a fine 2023 il tempo entro il quale reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del Pepp.

Gli acquisti netti nell’ambito del programma di acquisto di attività (Paa) proseguiranno a un ritmo mensile di 20 miliardi di euro. Il Consiglio direttivo si attende proseguiranno finché necessario a rafforzare l’impatto di accomodamento dei suoi tassi di riferimento e che termineranno poco prima dell’avvio dell’innalzamento dei tassi di riferimento della BCE. E intende continuare a reinvestire integralmente il capitale rimborsato sui titoli in scadenza per un prolungato periodo di tempo dopo la data di inizio dell’innalzamento dei tassi di interesse di riferimento della BCE, e in ogni caso finché sarà necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario.

“Il piano Pepp – ha precisato la Presidente della BCE, Christine Lagarde, in conferenza stampa, a margine dell’incontro di politica monetaria - non deve necessariamente essere usato tutto e può essere ricalibrato in caso di miglioramenti dell'economia. Non a caso, la flessibilità è la principale caratteristica di questo strumento, che sarà mirato per classi di attività, tempistica e Paesi emittenti”.

Le stime dell’istituto centrale europeo sono al ribasso. Il Pil del 2020 è dato a -7,3% da -8% ma quello del 2021 si stima a +3,9% da +5%, zavorrato dalla "significativa contrazione" rilevata nel quarto trimestre rispetto a quella attesa a settembre. Per il 2022 si prospetta poi una crescita del 4,2% e per il 2023 del 2,1%. I rischi, peraltro, sottolinea Lagarde, “restano al ribasso, a causa delle implicazioni della pandemia e del tempo necessario prima di beneficiare degli effetti immunizzanti del vaccino ".

Gli economisti della Bce hanno anche rivisto le previsioni d'inflazione dell'Eurozona a +0,2% da +0,3% per il 2020, lasciandole invariate a +1% per il 2021 e limate a +1,1% da +1,3% nel 2022. La stima per il 2023 resta a +1,4%.

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26/11/2020 StarNews – Verbali riunione 28-29 ottobre scorsi: BCE pronta a ricalibrare gli strumenti di politica monetaria ma non preventivamente

La BCE è pronta a ricalibrare gli strumenti di politica monetaria ma non a intervenire preventivamente in azioni politiche specifiche. Su questa strategia si è trovato un ampio consenso nel Consiglio direttivo. E' quanto emerge dai verbali, resi noti oggi, della riunione del 28 e 29 ottobre scorsi.

L’obiettivo, insomma è attendere la riunione del 10 dicembre. In quella data, infatti, sottolineano le minutes dell’istituto centrale, saranno disponibili le previsioni economiche aggiornate sull'impatto della seconda ondata di covid sull'economia di Eurolandia e le informazioni sui principali sviluppi geopolitici, come il risultato delle elezioni presidenziali statunitensi e della Brexit, nonché le previsioni iniziali sull'efficacia delle nuove restrizioni nel contenere la diffusione del coronavirus e il loro impatto sull'economia.

Il Consiglio, d’altra parte, conferma l’intenzione di agire in qualunque momento, se necessario e la disponibilità, in caso di rinnovate turbolenze, a condurre operazioni in maniera flessibile per oltre la metà della dotazione del Pepp, il programma di acquisti di titoli varato dall'istituzione contro la crisi pandemica.

La presidente della BCE, Christine Lagarde, e altri esponenti del direttorio, peraltro, hanno precisato che a dicembre i provvedimenti su cui più si farà leva per ricalibrare le misure saranno sia il Pepp che i rifinanziamenti ultra agevolati alle banche (Tltro). 

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29/10/2020 StarNews – BCE conferma le misure di politica monetaria in vigore e un possibile aggiustamento a dicembre. Lagarde: “Previsto un indebolimento significativo dell'attività nel IV trimestre"

"La seconda ondata della pandemia e le nuove misure di lockdown stanno colpendo l'economia europea e la ripresa avviata nel terzo trimestre sta perdendo slancio più rapidamente del previsto.

Prevediamo un significativo indebolimento dell'attività economica nell'ultimo trimestre dell’anno, in particolare nei settori servizi e turismo, dopo un recupero nel terzo trimestre più forte del previsto”.

A dirlo è Christine Lagarde, presidente della BCE, nella conferenza stampa seguita alla riunione di politica monetaria, che ha confermato ha anticipato un possibile "aggiustamento" a dicembre e confermato le misure di politica monetaria in vigore, tassi di interesse e Quantitative easing, in particolare il Piano Pepp anti-pandemico da 1,350 miliardi.

L'esito di questo meeting era largamente atteso, così come non ha sorpreso il cenno dell'Eurotower a nuovi interventi, preannunciati per la riunione di dicembre prossimo, in considerazione dell'aggravarsi della crisi economico-sanitaria. "Nell’attuale contesto i rischi sono chiaramente orientati al ribasso - precisa l'Istituto di Francoforte -. Il Board valuterà con attenzione le informazioni più recenti, inclusi la dinamica della pandemia, le prospettive per la disponibilità di un vaccino e l’andamento del tasso di cambio. Le nuove proiezioni macroeconomiche a dicembre consentiranno un riesame approfondito delle prospettive e del quadro complessivo dei rischi. Sulla base di questo riesame aggiornato, il Consiglio direttivo ricalibrerà i suoi strumenti, ove opportuno, per assicurare che le condizioni di finanziamento restino favorevoli per sostenere la ripresa economica e contrastare l’impatto negativo della pandemia sul profilo previsto per l’inflazione. Questo agevolerà una stabile convergenza dell’inflazione verso il livello perseguito, in linea con il suo impegno alla simmetria".

 

Come detto, il Direttivo ha confermato i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principale a zero, quelli sulle operazioni di rifinanziamento marginale allo 0,25% e quelli sui depositi a -0,50%, prospettandoli su tali livelli "finché le prospettive di inflazione non convergeranno saldamente su un livello sufficientemente prossimo ma inferiore al 2% nel suo orizzonte di proiezione e tale convergenza non si rifletterà in maniera coerente nelle dinamiche dell’inflazione di fondo".

 

Confermato anche l'importo del Programma di acquisto per l’emergenza pandemica (Pepp) con una dotazione finanziaria totale di 1.350 miliardi di euro. Gli acquisti saranno eseguiti ancora in maniera flessibile nel tempo, rispetto alle varie classi di attività e ai diversi Paesi, per contrastare efficacemente i rischi di trasmissione della politica monetaria, e proseguiranno sino alla fine di giugno 2021 e, in ogni caso, finché non riterrà conclusa la fase critica legata al coronavirus”.

 

Restano anche gli acquisti netti di asset (Paa) a un ritmo mensile di 20 miliardi di euro e gli acquisti nel quadro della dotazione temporanea aggiuntiva di 120 miliardi di euro sino a fine 2020. Tali acquisti "proseguiranno finché necessario a rafforzare l’impatto di accomodamento dei suoi tassi di riferimento e termineranno poco prima che inizierà a innalzare i tassi di riferimento della BCE".

Il Consiglio direttivo intende continuare a reinvestire, integralmente, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del Paa per un periodo di tempo prolungato dopo la data in cui inizierà a innalzare i tassi di interesse di riferimento e, in ogni caso, finché necessario per mantenere una liquidità favorevole e un ampio grado di accomodamento monetario.

 

Infine, il Consiglio direttivo continuerà a fornire abbondante liquidità attraverso le proprie operazioni di rifinanziamento a più lungo termine (Omrlt-III), considerate "una fonte di finanziamento interessante per le banche, a sostegno del credito bancario alle imprese e alle famiglie".

L'inflazione nell'area euro, ha sottolineato Lagarde, a settembre si è indebolita, sulla scia dell’indebolimento dei mercati dei beni e dei servizi, della debolezza del mercato del lavoro, del calo dei prezzi petroliferi e del cambio dell'euro. E resterà negativa almeno fino all'inizio del 2021. Per la presidente, tuttavia, non si deve parlare di deflazione ma di inflazione negativa.

“Il Consiglio - ha riferito la numero uno dell'Eurotower - è stato unanime nel ravvedere la necessità di un ulteriore intervento prima della fine dell'anno ma non ha discusso misure specifiche di intervento nella riunione". In ogni caso, ha precisato che il Board può riunirsi in ogni momento da remoto per valutare l'evolversi della situazione.

Quanto al Next Generation Ue (detto anche Recovery fund), per il capo dell’istituto centrale, “sarà cruciale per la ripresa post pandemia e occorrerà renderlo operativo senza ritardi".

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30/07/2020 StarNews – Bollettino BCE, politica monetaria ancora accomodante a sostegno della ripresa e della stabilità dei prezzi

Le politiche di contenimento si sono alleggerite in tutto il mondo ma la ripresa rimane disomogenea, incerta e incompleta. Nell'area dell'euro, in particolare, la ripresa è rimasta ben al di sotto dei livelli precedenti la pandemia di coronavirus e le prospettive restano fortemente nebulose. È quanto rileva l'ultimo bollettino economico della BCE. L’istituto centrale europeo, pertanto, conferma un orientamento molto accomodante di politica monetaria, in quanto, in base alle prospettive economiche, si ritiene sia ancora necessario un ampio grado di stimolo monetario per dare impulso alla ripresa economica e salvaguardare la stabilità dei prezzi nel medio termine.

Il Direttivo della BCE, inoltre, ha ribadito "il massimo impegno a intraprendere tutto il necessario per sostenere i cittadini dell'area dell'euro in questo momento di estrema difficoltà, adeguando i suoi strumenti, ove opportuno, per assicurare che l'inflazione continui ad avvicinarsi stabilmente al livello perseguito, in linea con il suo impegno alla simmetria".

Il Bollettino economico della BCE, poi, ha messo in evidenza come l'impatto più dirompente si sia avuto su attività ricreative e viaggi, in particolare in Italia, dove, secondo il report, a giugno il tasso di assunzione nel settore ha registrato un -77,9% rispetto allo stesso periodo del 2019, contro il -44% in Germania, il -28,8% in Francia e il -50,1% in Spagna.

In generale, rileva il report della BCE, i dati relativi alle offerte di lavoro sono diminuiti in modo significativo con l'insorgere della crisi.

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16/07/2020 StarNews - BCE conferma Pepp, tassi e guidance. Lagarde: "In recupero l'attività economica nell'area ma a livelli ancora molto inferiori a prima del covid"

Nell’ultima riunione di politica monetaria, come previsto alla vigilia, la BCE conferma le massicce misure messe in campo contro la crisi pandemica, in particolare Pepp, tassi e guidance.

Il piano di acquisti di titoli antipandemico (Pandemic Emergency Purchase Programme), infatti, è confermato a 1.350 miliardi di euro, di cui 750 previsti quando è stato varato, a marzo scorso, e 600 messi sul piatto a giugno scorso.

Come deciso a giugno, queste operazioni proseguiranno almeno fino al giugno 2021 e, comunque, "finché il Direttivo non riterrà conclusa la fase critica legata al coronavirus".

Secondo la BCE, il Pepp allenterà ulteriormente l'orientamento generale della politica monetaria, sostenendo le condizioni di finanziamento nell'economia reale, soprattutto imprese e famiglie.

Al contempo, il board ha lasciato invariati i tassi di interesse: il principale a zero, quello sui depositi a -0,50% e quello sui prestiti marginali a 0,25%.

L’istituto, peraltro, ha ribadito la disponibilità ad aggiustare tutti gli interventi nel modo più appropriato, per assicurare il conseguimento degli obiettivi sulle dinamiche di inflazione. E ha rivendicato livelli di richieste molto elevanti per le nuove maxi operazioni di rifinanziamento ultra agevolate alle banche (Tltro III), a sostegno del credito bancario per imprese e famiglie".

 “L'eurozona necessita ancora di un ampio stimolo monetario”, ha detto in conferenza stampa, al termine del Consiglio direttivo, la presidente della BCE, Christine Lagarde. “Dopo una partenza robusta nei primi mesi dal lancio del Pepp – ha precisato - abbiamo rallentato un po' le dinamiche di acquisti, perché le pressioni dei mercati si sono un po' attenuate. Gli ultimi dati segnalano un recupero dell'attività economica nell'area euro dopo i crolli causati dalla pandemia, anche se il livello dell'attività resta ben inferiore a prima della pandemia".

Per Lagarde, "a maggio e giugno, anche con gli allentamento dei lockdown si è verificato un recupero significativo ma diseguale. Le perdite di posti di lavoro attuali e previste, in conseguenza del covid-19, assieme alle prospettive dell'economia continuano a pesare sulle spese delle famiglie nell'area euro. L'economia dell'area è attesa in rimbalzo nel secondo trimestre, ma la velocità dello stesso resta molto incerta. Nel caso di significative sorprese al rialzo - ha dichiarato -, la Bce potrebbe valutare di non utilizzare completamente l'ammontare massimo previsto del Pepp. Ma al momento non ci siamo. Pertanto, continueremo a usare l'intera copertura".

Infine, ha affermato il numero uno dell'Eurotower, il processo di revisione della strategia della BCE, lanciato dalla stessa al suo debutto a capo dell’istituto ma subito sospeso a causa della pandemia, "deve riprendere rapidamente, a settembre".

Riguardo al vertice Ue al via domani, invece, Lagarde ha commentato: "A Bruxelles i negoziati richiedono tempo e energia. Ma la mia sensazione è che molti leader europei abbiano ben presente l'importanza di non perdere tempo e di segnalare al mondo un ampio consenso dei Paesi membri per raggiungere relativamente presto un accordo buono e ambizioso".

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04/06/2020 StarNews – BCE, tassi invariati e altri 600 miliardi di euro sul Pepp e per sei mesi in più. Lagarde: "Rimbalzo solo nel terzo trimestre dopo il crollo senza precedenti"

Al termine del meeting di politica monetaria, il Consiglio direttivo della BCE ha confermato l'attuale livello dei tassi: il principale (Repo) a zero, quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale allo 0,25% e quello sui depositi a -0,50%.

L'Istituto di Francoforte ha prospettato che i tassi "rimarranno ai loro livelli attuali o inferiori finché le prospettive di inflazione non convergeranno saldamente a un livello sufficientemente vicino ma inferiore al 2% nel suo orizzonte di proiezione, e che tale convergenza si sarà costantemente riflessa nella dinamica dell'inflazione di fondo".

Ma soprattutto, il direttivo ha deciso di aumentare il Pepp a 1.350 miliardi (600 in più) e di estenderlo fino a giugno 2021, in considerazione della revisione al ribasso delle stime di inflazione. Secondo l’istituto centrale, il piano dovrebbe facilitare la trasmissione della politica monetaria sostenendo le condizioni di finanziamento all'economia reale, in particolare per imprese e famiglie. Gli acquisti continueranno a essere condotti in modo flessibile nel tempo e per classi di titoli e Paesi membri.

Il Consiglio ha anche confermato il reinvestimento delle risorse provenienti dalle attività in scadenza acquistate nell'ambito del Pepp sino alla fine del 2022. Gli acquisti nell'ambito del programma di acquisto titoli (App) proseguiranno fino a fine anno a un ritmo mensile di 20 miliardi di euro, insieme agli acquisti effettuati nell'ambito della dotazione temporanea aggiuntiva di 120 miliardi di euro fino a fine 2020. Il Consiglio continua ad aspettarsi che gli acquisti netti mensili di attivi nell'ambito dell'App durino il tempo necessario per rafforzare l'impatto accomodante dei suoi tassi ufficiali, per terminare poco prima di iniziare ad aumentare i tassi di interesse chiave della BCE.

Al contempo, l'Eurotower intende continuare a reinvestire il denaro dei titoli in scadenza acquistati nell'ambito dell'App anche oltre la data di inizio dell’aumento dei tassi di interesse chiave della BCE, e comunque per il tempo necessario a mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario.

Il Direttivo ha ribadito la disponibilità ad “adeguare tutti i suoi strumenti, a seconda dei casi, per garantire che l'inflazione si muova velocemente verso il suo obiettivo, in sintonia con il suo impegno a garantire una politica simmetrica".

Nella conferenza stampa a margine dell’incontro, la presidente della BCE, Christine Lagarde, ha rilevato un crollo economico “senza precedenti nel secondo trimestre”, "forti perdite di lavoro e reddito che hanno portato a cadute significative di spese per consumi e investimenti" e un recupero "solo tiepido, a fronte di alcuni segni di risalita" dopo aver toccato minimi storici.

La BCE ha tagliato nettamente le stime di crescita per l'Eurozona quest'anno. Stima il Pil del 2020 a -8,7%, con una revisione di nove punti e mezzo rispetto alle ultime previsioni. Nel 2021 dovrebbe rimbalzare del 5,2% e l’anno dopo del +3,3%. Taglia anche alle stime sull'inflazione, nel 2020 a +0,3%, nel 2021 a +0,8% e nel 2022 a +1,3%.

Il rimbalzo dell'economia dell'area euro, secondo la BCE, potrà iniziare nel terzo trimestre dopo il collasso dovuto alla crisi pandemica. Ad oggi, peraltro, l’istituto riferisce di non aver discusso l'ipotesi di estendere i suoi piani di acquisti di titoli a emissioni con rating sotto il livello investment grade (junck), tuttavia, si è impegnata a monitorare la situazione e ad assumere le misure appropriate".

Lagarde ha accolto con favore la proposta della Commissione europea del Recovery Fund, il piano per sostenere le regioni e i settori più colpiti dalla pandemia. “Il Consiglio direttivo – ha riferito - chiede un forte e tempestivo sforzo per sostenere la ripresa, dopo i 540 miliardi di euro deliberati dall'Ue con i piani Sure, Mes e Bei”.

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27/05/2020 StarNews – BCE, Lagarde: “Flessione del Pil per il covid19 nell’eurozona tra -8 e -12%, doppia rispetto a quella della crisi finanziaria del 2008”

La flessione del Pil causata dal covid19 nell’eurozona si profila tra -8% (scenario medio) e poco più del -12%(scenario più grave), ossia doppia rispetto a quella registrata nella crisi finanziaria del 2008. Lo ha confermato la Presidente della BCE, Christine Lagarde, parlando dell'impatto della crisi sanitaria sull'economia, sulle persone e sugli attori economici.

La presidente ha escluso un "impatto mite" e ha anticipato che la contrazione sarà "più del doppio" della crisi del 2008-2012. “La misura - ha spiegato - dipenderà da quanto tempo servirà per rimuovere le misure di lockdown e da quali settori saranno più danneggiati”.

Lagarde ha prospettato una crisi "asimmetrica", dove le economie più colpite saranno quelle più esposte nel comparto turismo, meno quelle che vantano più margini di bilancio.

Per il capo dell’Eurotower non c’è il rischio di una nuova crisi finanziaria nell'Eurozona, perché "l'aumento del debito pubblico in risposta alla crisi riguarda tutti i Paesi, non solo l'area euro".

“In una situazione eccezionali come questa - ha rilevato - vanno prese misure di bilancio per rispondere alla crisi pandemica e l'uso del debito non solo è raccomandato, ma è la strada maestra. D’altra parte, la crescita dei debiti pubblici non deve preoccupare perché con inflazione e tassi di interesse bassi anche i costi di servizio del debito sono molto contenuti".

Nella stessa giornata sono iniziati i negoziati (che dovrebbero concludersi con l’approvazione finale dei leader europei al Consiglio del 18 e 19 giugno) per varare il maxi-piano per il recupero dell'economia europea proposto dalla Commissione europea. Il Fondo di Recovery da 750 miliardi si aggiunge agli strumenti comuni già varati e costituirebbe una svolta europea per fronteggiare una crisi senza precedenti, per dare una spinta a programmi europei come quelli sulla digitalizzazione, sul Green Deal e sulle spese per le infrastrutture.

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08/05/2020 StarNews – BCE. Lagarde: "Ogni Paese dell’eurozona deve poter rispondere come necessario alla crisi. Altrimenti cresceranno i divari”

“Non tutti i Paesi devono reagire allo stesso modo ma ognuno deve essere in grado di rispondere come necessario. Altrimenti, rischiamo di allargare le asimmetrie e di uscire da questa crisi con una maggiore divergenza economica. Poiché nessuno è responsabile di questa crisi, dobbiamo garantire che non ci siano vincoli indebiti a limitare le nostre risposte politiche".

A dirlo è la presidente della BCE, Christine Lagarde, nel suo intervento alla conferenza The State of The Union, quest'anno in edizione online a causa dell'emergenza sanitaria.

"Il nostro scenario medio nell'area euro prevede un calo del Pil dell'8% - ha detto il capo dell’Eurotower – E il fabbisogno di finanziamento pubblico aggiuntivo nell'area dell'euro, derivante dalla recessione e dalle misure fiscali richieste per contrastare la crisi, potrebbe superare il 10% del Pil. Ciò porterebbe all'emissione aggiuntiva di debito a causa della pandemia fra 1.000 e 1.500 miliardi di euro nel solo 2020. Per l'Europa, dunque, è altamente desiderabile una risposta di bilancio comune. Come Unione – ha proseguito - dobbiamo essere preparati per questo futuro".

Rispondendo indirettamente alle polemiche seguite alla sentenza della Corte tedesca, Lagarde ha ribadito che "la BCE farà la sua parte nell'ambito del suo mandato: tutto il necessario per sostenere la ripresa. Restiamo imperterriti nel perseguire il nostro obiettivo di stabilità dei prezzi. Siamo un’istituzione europea con competenze sull’Eurozona. Rendiamo conto al Parlamento europeo e ricadiamo sotto la giurisdizione della Corte di giustizia europea".

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30/04/2020 StarNews – Lagarde: “BCE in assetto anti-crisi almeno fino al 2021 contro il declino senza precedenti dell’economia della zona euro a causa del coronavirus"

“La BCE resterà in assetto anti-crisi almeno fino al 2021 contro il declino senza precedenti dell’economia della zona euro causato dal coronavirus”. Lo ha detto Christine Lagarde, presidente dell’istituto di Francoforte, illustrando i motivi delle nuove misure espansive annunciate dalla BCE nella riunione di politica monetaria odierna.

L’Eurotower ha confermato l'attuale livello dei tassi, quello principale (Repo) a zero, quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale allo 0,25% e quello sui depositi a -0,50%, sottolineando che "rimarranno ai loro livelli attuali o inferiori finché le prospettive di inflazione non convergeranno saldamente a un livello sufficientemente vicino, ma inferiore al 2% nel suo orizzonte di proiezione, e che tale convergenza si sarà costantemente riflessa nella dinamica dell'inflazione di fondo". Ma ha anche previsto misure selettive "non convenzionali" per sostenere le condizioni di liquidità del sistema finanziario europeo. Le principali novità sono la riduzione dei tassi applicati sulle operazioni di rifinanziamento Tltro III e nuove operazioni anti-pandemiche denominate Peltros, con la promessa, se necessario, di accrescere l'attuale piano di acquisto titoli (Pepp) da 750 miliardi. Misure che di fatto approntano nuova liquidità per complessivi 240 miliardi, ma si rivelano inferiori alle attese di alcuni economisti, che puntavano su un pacchetto aggiuntivo di 500 miliardi.

In particolare, il Consiglio direttivo ha deciso di "allentare ulteriormente" le condizioni sulle operazioni di rifinanziamento a più lungo termine (Tltro III) condotte nel periodo da giugno 2020 a giugno 2021, riducendo il tasso di interesse a 50 punti base, sotto il tasso di interesse medio praticato per le consuete operazioni Repo. Per le controparti che raggiungeranno date soglie di prestito, il tasso di interesse nel periodo da giugno 2020 a giugno 2021 sarà ora di 50 punti base sotto il tasso medio di deposito nello stesso periodo.

Si profila poi una nuova serie di operazioni di rifinanziamento a più lungo termine per l'emergenza pandemica (Peltro) per sostenere le condizioni di liquidità nel sistema finanziario dell'area euro e per contribuire a preservare il regolare funzionamento dei mercati monetari fornendo un efficace sostegno di liquidità. I Peltro consistono in sette ulteriori operazioni di rifinanziamento che iniziano nel maggio 2020 e si concludono in una sequenza a scaglioni tra luglio e settembre 2021, in linea con la durata delle misure di allentamento. Saranno procedure a tasso fisso con piena assegnazione, con un tasso di interesse inferiore di 25 punti base al tasso medio sulle principali operazioni di rifinanziamento.

Confermato il nuovo programma di acquisto di emergenza pandemico (Pepp), introdotto a marzo, con una dotazione di 750 miliardi di euro, per contrastare i gravi rischi per la moneta unica e facilitare il meccanismo di trasmissione della politica monetaria contro gli effetti della pandemia di coronavirus. Gli acquisti si prospettano flessibili nel tempo, finché non si riterrà terminata la fase di crisi del coronavirus e in ogni caso fino alla fine 2020.

Inoltre, gli acquisti netti nell'ambito del programma di acquisto di attivi (App) proseguiranno a un ritmo mensile di 20 miliardi di euro, con gli acquisti nell'ambito della dotazione temporanea aggiuntiva di 120 miliardi di euro fino alla fine dell'anno. Il Consiglio direttivo continua ad aspettarsi che gli acquisti netti mensili di attivi nell'ambito dell'App durino abbastanza per rafforzare l'impatto accomodante dei tassi ufficiali per terminare poco prima di iniziare ad aumentare i tassi di interesse chiave della BCE.

La BCE continuerà poi a reinvestire integralmente le somme derivanti dalla scadenza dei titoli acquistati nell'ambito dell'App per un lungo periodo di tempo oltre la data in cui il Consiglio direttivo inizierà ad aumentare i tassi di interesse chiave della BCE, e in ogni caso finché necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario.

“Il rallentamento - ha spiegato alla stampa dopo il consiglio di politica monetaria -, caratterizzato anche dal rapido peggioramento dei mercati del lavoro, probabilmente si intensificherà prima che inizi la fase di ripresa”. Se Francoforte sta già lavorando alle misure per una futura “exit strategy” rispetto ai provvedimenti di stimolo di natura straordinaria in vigore da metà marzo, questo “ritorno alla normalità” tuttavia, non avverrà nei prossimi mesi. Il Pil nella zona euro è visto dallo staff della BCE tra meno 5 e meno 12% quest’anno.

“Dovremo aspettare probabilmente il 2021 avanzato per un ritorno a una nuova normalità”, ha detto Lagarde. Ma le previsioni trimestrali dello staff Bce attese a giugno e i risultati che saranno pubblicati domani “indicano una ripresa e un miglioramento della situazione nel 2021”.

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12/03/2020 StarNews – BCE, nuove misure non convenzionali e pacchetto aggiuntivo di Qe contro il coronavirus. Mercati in recupero dopo il crollo per le parole di Lagarde sugli spreads

La BCE, come previsto, ha annunciato una serie di misure non convenzionali contro l'emergenza coronavirus, lasciando invece invariati i tassi di interesse. Lo ha annunciato il Board al termine della riunione odierna di politica monetaria.

Il Consiglio direttivo ha confermato il tasso Repo a zero, quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale allo 0,25% e quello sui depositi a -0,50%. La BCE conferma che i tassi “rimarranno ai livelli attuali o inferiori finché le prospettive di inflazione non convergeranno saldamente a un livello appena sotto il 2% nel suo orizzonte di proiezione, e che tale convergenza si sarà costantemente riflessa nella dinamica dell'inflazione di fondo”.

Per sostenere l'economia colpita dall'emergenza sanitaria, invece, sono stati approntati strumenti non convenzionali, quali le aste Ltro e Tltro, finalizzate soprattutto a sostenere il credito. In particolare, l’istituto di Francoforte ha stabilito di condurre ulteriori operazioni di rifinanziamento a più lungo termine (Ltro), mediante procedura di gara e a condizioni particolarmente favorevoli. Le operazioni saranno condotte in via temporanea, fino all'inizio di quelle Tltro III, a giugno prossimo. Il direttivo non rileva segni significativi di tensioni nei mercati monetari o di carenza di liquidità nel sistema bancario, malgrado ciò queste operazioni puntano a fornire un sostegno efficace in caso di necessità.

La terza stagione di aste Tltro, tra giugno 2020 e giugno 2021, a condizioni notevolmente più favorevoli e con un importo totale massimo aumentato del 50%, è finalizzata a sostenere i prestiti bancari ai soggetti maggiormente colpiti dalla diffusione del Coronavirus, in particolare le piccole e medie imprese. Il tasso di interesse su queste operazioni sarà inferiore di 25 punti base al tasso medio applicato nelle operazioni di rifinanziamento principale. Per le banche che manterranno invariato il livello di offerta di credito all'economia reale, il tasso applicato in queste operazioni sarà inferiore di 25 punti base al tasso medio sui depositi.

La BCE, inoltre, ha annunciato un pacchetto aggiuntivo rispetto all'attuale programma di acquisto di attività (App), di acquisti di asset (Quantitative easing) per un valore di 120 miliardi fino alla fine dell'anno, a supporto del settore privato.

È confermato, infine, il reinvestimento per intero delle somme rimborsate sui titoli in scadenza, acquistati nell'ambito del programma Qe, per un periodo di tempo prolungato oltre la data in cui il direttivo inizierà a innalzare i tassi di interesse e, comunque, per il tempo necessario a mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario.

Le Borse europee sono crollate (perdite a due cifre per tutti i listini europei e caduta peggiore nella storia del Ftse Mib, con lo spread oltre 265 punti base), deluse dalle misure approntate da Francoforte o forse piuttosto dalle parole pronunciate in conferenza stampa a margine della riunione dalla presidente dell’Eurotower, Christine Lagarde (“La Bce sosterrà i Paesi in difficoltà, ma non siamo qui per ridurre gli spreads”).

"Ai mercati – ha detto Lagarde - serve tempo per analizzare e apprezzare le nostre decisioni. Le ‘implicazioni’ della decisione di garantire il pieno soddisfacimento (full allotment) delle richieste delle banche nelle aste Ltro e Tltro III saranno comprese con il passare del tempo”.

In seguito un recupero dei mercati è stato favorito dalle parole del capo economista Bce, Philip Lane, che ha spiegato la ratio degli interventi e sottolineato l’impegno della Bce “a utilizzare la piena flessibilità integrata” nel programma di acquisto di titoli di Stato, rilevando che l’Eurotower è pronta a interventi mirati di acquisto dei bond dei Paesi più colpiti per rispondere a choc di liquidità e fuga dal rischio.

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19/02/2020 StarNews – Usa, nei verbali Fed ipotesi stop all’acquisto dei titoli di Stato già nel Q2. Crescita a ritmi moderati ma incombe il coronavirus

Lo stop all’acquisto dei titoli di Stato potrebbe avvenire già nel secondo trimestre. È quanto emerge dai verbali della Fed, pubblicati oggi e relativi alla riunione del Comitato del 28 e 29 gennaio scorsi, la prima dell’anno, che ha deciso, come largamente atteso, di lasciare invariato il costo del denaro, tra l’1,50% e l’1,75%.

Nelle minutes, si prevede anche una crescita negli Usa a ritmi ancora moderati, che potrà beneficiare di un'economia globale più stabile. L’incertezza commerciale è definita sempre elevata, malgrado la firma della “fase uno” dell'accordo commerciale tra Usa e Cina, ma si ritiene tenda ad dissiparsi, in particolare sul fronte Brexit.

Tra i nuovi fattori di incertezza per l’economia Usa, invece, soprattutto il coronavirus, per quanto venti giorni fa l’emergenza fosse ancora all’inizio. La banca centrale ha citato il virus otto volte, notando che l'epidemia e le sue possibili ripercussioni andranno monitorate attentamente.

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29/01/2020 StarNews – Fed lascia tassi invariati. Cauto ottimismo di Powell sull’economia globale

La Federal reserve conferma la politica monetaria nella prima riunione del 2020. Con decisione all'unanimità del Fomc (Federal open market commitee), ha lasciato i tassi di interesse invariati, tra l'1,5% e l'1,75%. Dopo sette rialzi tra il 2017 e il 2018, lo scorso anno la Fed ha tagliato i tassi tre volte, l’ultima a scorso ottobre. Salvo alzare lievemente dall'1,55% all'1,6% il tasso pagato su alcune riserve bancarie.

Per l’istituto di Washington, infatti, l'attuale politica monetaria è adeguata per sostenere il ritorno dell'inflazione all'obiettivo del 2%. I prezzi al consumo, infatti, secondo la Fed restano bassi, mentre l'economia cresce a un tasso moderato.

Il governatore, Jerome Powell, ha espresso un cauto ottimismo sull’economia globale, malgrado la debolezza del quarto trimestre, superiore alle attese, e l'incertezza per andamento della Borsa e per il coronavirus. d'altra parte, si ridimensionano le tensioni commerciali, tuttora ritenute "elevate", e l’ipotesi di una hard Brexit.

Per il numero uno della Fed, in particolare, le quotazioni in Borsa sono un po’ elevate. E i rischi per la stabilità finanziaria sono moderati, con spread bassi (ma non estremamente) sui rischi e Price Earning Ratio elevati”.

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11/12/2019 StarNews – Fed, tassi invariati nell’ultima riunione del 2019: “Livello attuale appropriato per sostenere crescita e mercato del lavoro”

Nell’ultima riunione dell'anno, la Federal reserve ha lasciato invariati i tassi di interesse. Il costo del denaro resta tra l’1,5 e l’1,75%.

“L'attuale livello dei tassi di interesse - si legge nella nota che accompagna la decisione di politica monetaria - è appropriato per sostenere la crescita e il mercato del lavoro”. E su questi livelli, per la maggioranza dei membri della Fed, dovrebbero restare nel 2020. Nel 2019, invece, la banca centrale statunitense guidata da Jerome Powell, ha tagliato i tassi tre volte, con riduzioni da un quarto di punto.

Secondo l’istituto di Washington, il Pil per l'economia americana potrà confermarsi nel 2020 a +2%, nel 2021 a +1,9% e nel 2022 a +1,8%. Rivisto al ribasso il tasso di disoccupazione, al 3,6% quest'anno rispetto al 3,7% previsto a settembre, mentre nel 2020 è atteso al 3,5%, nel 2021 al 3,6% e nel 2022 al 3,7%.

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10/10/2019 StarNews – Bce: nei verbali della riunione di metà settembre, divisioni crescenti nel Direttivo sul varo del Qe

Dai verbali dell’ultima riunione della BCE, di metà settembre, trapelano divisioni crescenti nel Direttivo. Alcuni membri del Consiglio si sono detti favorevoli a un taglio dei tassi più ampio in cambio della rinuncia a riprendere gli acquisti di bond. Molti membri, infatti, si sarebbero opposti al nuovo Quantitative easing (Qe), facendo emergere il più grande scontro all’interno del board di tutto il periodo di mandato del presidente uscente Mario Draghi.

Dopo le dimissioni della tedesca Sabine Lautenschlaeger, noto falco in tema di politica monetaria tra i membri dell’esecutivo dell’istituto, secondo il Financial Times, significative tensioni sarebbero emerse quando il presidente della BCE, Mario Draghi, avrebbe ignorato i consigli del direttivo di non far ripartire il programma di acquisti sui titoli di Stato.

“Numerose riserve – si legge nelle minutes pubblicate oggi - sono state espresse su singoli elementi del pacchetto di misure proposto". Ma una "chiara maggioranza" si sarebbe comunque formata sulla decisione di riprendere il Qe da 20 miliardi di euro al mese, che sarà varato dalla BCE dal primo novembre prossimo, con l’obiettivo di andare avanti con gli acquisti "per tutto il tempo necessario".

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11/07/2019 StarNews – BCE, ampio consenso nel Direttivo su nuovi stimoli, tra cui acquisti di attività nette e taglio dei tassi

Ampio consenso nel Consiglio direttivo della BCE per nuovi interventi di stimolo che possano far fronte alla crescente incertezza sul piano globale. È quanto si evince dai verbali della riunione di politica monetaria di giugno, in pubblicazione oggi.  

L'Eurotower e, in particolare, il Consiglio direttivo, nel meeting, hanno inteso dimostrare determinazione ad agire, adeguando la propria posizione di politica monetaria e preparandosi a fronteggiare ulteriori eventi avversi nel prossimo futuro.

Alla luce di un'incertezza sempre più fitta che, verosimilmente, si protrarrà ancora a lungo, "il Consiglio direttivo - recitano le minutes - ha ritenuto necessario mostrarsi pronto e preparato ad allentare ulteriormente l'orientamento della politica monetaria, adeguando tutti i suoi strumenti, a seconda dei casi, al raggiungimento dell'obiettivo di stabilità dei prezzi". E, tra le possibili misure, sta valutando soprattutto la "possibilità di riprendere gli acquisti di attività nette e di tagliare i tassi".

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06/06/2019 StarNews – BCE: tassi di interesse invariati a zero e negativi sui depositi. Ma anche condizioni molto agevolate per le banche che prenderanno a prestito denaro alle nuove aste triennali

Tassi di interesse invariati, sulle operazioni di rifinanziamento principali a zero, sulle operazioni di rifinanziamento marginale allo 0,25% e sui depositi in banca centrale a -0,40%. Lo ha deciso il Consiglio direttivo della BCE nella riunione di politica monetaria odierna.

Il board, inoltre, ha esteso leggermente la guidance. Ha prospettato i tassi di interesse di riferimento sui livelli attuali per un periodo più lungo, almeno fino alla prima metà del 2020 e, in ogni caso, finché sarà necessario per assicurare la stabile convergenza dell’inflazione su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine.

Il Direttivo ha anche previsto il reinvestimento integrale del capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del Qe per un prolungato periodo di tempo dopo la data in cui inizierà a innalzare i tassi di interesse di riferimento e, in ogni caso, finché sarà necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario.

Quanto alla nuova serie di aste a più lungo termine (Omrlt III), a cadenza trimestrale, il Direttivo ha previsto che per ciascuna operazione sarà fissato un tasso di interesse superiore di 10 punti base rispetto al tasso medio applicato alle operazioni di rifinanziamento principali dell’Eurosistema per la durata della rispettiva Omrlt. Se però le banche concederanno prestiti netti superiori a un dato valore di riferimento, nelle Omrlt III le banche beneficeranno di un tasso di interesse inferiore, che potrà essere ridotto fino a raggiungere un livello pari al tasso medio applicato ai depositi in banca centrale per la durata dell’operazione con l’aggiunta di 10 punti base.

In conferenza stampa, il presidente della BCE, Mario Draghi, ha annunciato una leggera revisione al rialzo delle previsioni sul Pil del 2019, a +1,2% da +1,1%, ma un taglio di quelle al 2020 a +1,4% da +1,6%. L'inflazione, invece, è stata rivista lievemente al rialzo quest'anno, a +1,3% dal +1,2% stimato in precedenza, e al ribasso nel 2020, a +1,4% da +1,5% precedente.

Nonostante l'outlook peggiorato, Draghi esclude una ricaduta in recessione e deflazione. A suo giudizio, “l'espansione dell'area euro è sostenuta da condizioni finanziarie pressoché favorevoli e dall'aumento dei redditi”.

Riguardo all’Italia, Draghi ha sottolineato che l'Ue non pretende un rapido taglio del rapporto del debito/Pil del Paese, ma quanto meno un piano credibile di rientro graduale.

Quanto alla mozione approvata alla Camera sui minibot, Draghi ha rilevato: "O sono valuta, e quindi sono illegali, o sono debito, e fanno salire lo stock. Non credo ci sia una terza possibilità. La lettura che le persone e i mercati danno dei minibot non sembra essere molto positiva".

“Le raccomandazioni per i singoli Paesi – ha aggiunto - definite dalla Commissione europea sono un avviso importante e tutti i Paesi dovrebbero intensificare gli sforzi per conseguire una composizione delle finanze pubbliche più favorevole alla crescita, anche perché i tempi sono cambiati e le condizioni attuali non sono paragonabili a quelle del luglio 2012, quando la BCE era pronta a fare qualsiasi cosa pur di salvare la stabilità economica”.

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11/04/2019 StarNews – I verbali della Fed escludono rialzi almeno per tutto il 2019 se negli Usa inflazione e crescita si confermeranno deboli

L'inflazione mostra segnali di rallentamento e la crescita dell'economia statunitense si profila più debole nel 2019, malgrado il robusto rimbalzo atteso nel secondo trimestre dell’anno dopo la decelerazione del primo quarto. È quanto emerge dai verbali dell'ultima riunione del Federal open market committee della Federal reserve del 19-20 marzo scorsi.

La maggioranza dei membri del board dell’istituto di Washington, pertanto, prospetta cautela almeno fino a tutto il 2019 prima di alzare di nuovo il costo del denaro, oggi al 2,25-2,5%.

D’altra parte, specificano i membri del Fomc, se l'economia dovesse migliorare, non si escludono a priori rialzi la possibilità di alzare i tassi di interesse nel 2019.

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10/04/2019 StarNews – Draghi: “Crescita lenta per tutto il 2019, inflazione attesa in risalita nel medio termine. Possibili misure per mitigare i tassi di interesse negativi”

“Crescita nell’Ue lenta, per tutto il 2019, zavorrata dal protezionismo e dalla vulnerabilità dei mercati emergenti a fronte di uno stemperamento dei problemi domestici”. È quanto rileva il governatore della BCE, Mario Draghi, a margine dell’ultimo incontro di politica monetaria dell’istituto di Francoforte.

Draghi ha ribadito che la BCE valuterà la possibilità di varare misure per mitigare gli effetti collaterali dei tassi di interesse negativi ufficiali sulle banche. I dettagli sulle misure di stimolo con la nuova serie di aste Tltro, a più lungo termine, "in particolare come verranno prezzate le aste, saranno comunicati in uno dei meeting successivi".I

rischi per la crescita restano orientati al ribasso. I dati recenti restano deboli, soprattutto per manifattura e rallentamento della domanda estera. Salari e posti di lavoro, invece, continuano a crescere e a supportare l'economia e l’inflazione. Quest’ultima, ha spiegato Draghi, “dovrebbe diminuire nei prossimi mesi e poi aumentare nel medio termine”.

 

 

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10/04/2019 StarNews – BCE, tassi di interesse fermi a zero almeno per tutto il 2019 e nuove misure di stimolo con aste Tltro

Tassi di interesse fermi a zero per tutto il 2019 e anche oltre, se necessario, per assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine. È quanto ha annunciato al termine della riunione odierna di politica monetaria il Consiglio direttivo della BCE , che lo scorso mese aveva preannunciato anche il lancio di misure non convenzionali sotto forma di aste Tltro.

In particolare, i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali si confermano invariati a zero, sulle operazioni di rifinanziamento marginale a +0,25% e sui depositi presso la banca centrale a -0,40%.

Il board dell'istituto intende continuare a reinvestire, integralmente, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma di acquisto di attività per un prolungato periodo di tempo, dopo la data in cui inizierà a innalzare i tassi di interesse di riferimento della BCE, e in ogni caso finché sarà necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio livello di accomodamento monetario.

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27/03/2019 StarNews – Draghi: “In caso di peggioramento dell’economia nell’eurozona, BCE pronta ad intervenire con misure proporzionate”

“Se le prospettive di medio termine dell’economia nell’eurozona dovessero continuare e deteriorarsi significativamente, la BCE risponderà con prontezza con tutte le misure che saranno necessarie e proporzionate per raggiungere i suoi obiettivi". Lo ha assicurato il presidente della BCE, Mario Draghi, in conferenza a Francoforte.

“Lo scorso anno – ha detto il numero uno dell’Eurotower – si è registrata una perdita di velocità della crescita dell'area. Questa dinamica, che si è estesa al 2019, è riconducibile soprattutto alla pervasiva incertezza nell'economia globale, che si è riversata sull'andamento della domanda esterna. Anche se la domanda interna ha retto e i fattori alla base dell’espansione non sono stati compromessi, permangono rischi al ribasso per l’economia”.

“Una dinamica più moderata, tuttavia, non prelude per forza un crollo – ha precisato Draghi – Ma il permanere di rischi al ribasso rende quanto mai opportuno il mantenimento di una politica monetaria accomodante”.

Infine, ha affermato che la BCE è pronta a studiare misure per mitigare gli effetti collaterali dei tassi di interesse negativi, che favoriscono l'economia ma possono comprimere gli utili delle banche. Anche se, ha rilevato, "la bassa redditività delle banche non è una conseguenza inevitabile dei tassi negativi".

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20/03/2019 StarNews – Fed, costo del denaro fermo a fronte dei rischi che incombono sulla stabilità finanziaria globale

La Federal reserve ha deciso di lasciare il costo del denaro invariato, nella forchetta fra il 2,25% e il 2,50%, come ampiamente atteso dal mercato. L’istituto, però, ha escluso nuovi rialzi nel 2019 e ne ha previsto uno solo nel 2020.

Dopo la exit strategy avviata nel 2018, con cui ha disposto ben quattro rialzi dei tassi, dunque, la Fed ha privilegiato una strategia di "wait and see", per non esporsi ai rischi crescenti che minano la stabilità finanziaria globale e rendono incerte le prospettive macroeconomiche. Tra questi, soprattutto le tensioni commerciali fra Usa e Cina, sebbene le trattative in corso di recente abbiano registrato dei progressi. Quindi, la questione del rallentamento globale, le maggiori difficoltà incontrate dalle economie emergenti, in particolare la Cina, e la Brexit, soprattutto se si tradurrà in un'uscita del Regno Unito dall'Unione europea senza accordo.

D’altra parte, il presidente della banca centrale americana, Jerome Powell, nella conferenza stampa a margine dell’ultima riunione del Fomc, ha parlato di un'economia statunitense ancora solida, malgrado i segnali controversi emersi dalle ultime statistiche. Il numero uno della Fed ha anche escluso un recessione in Europa.

La Fed è attendista anche sul fronte della politica monetaria, che potrebbe andare incontro ad aggiustamenti, navigando però sempre a vista, in base all'evolversi della situazione dell'economia globale e dei mercati finanziari. Il Fomc ha anche rivisto al ribasso la crescita Usa nel 2019, a +2,1% da +2,3% della precedente stima.

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07/03/2019 StarNews – BCE, tassi di interesse fermi a zero per tutto il 2019 e nuove misure di stimolo con aste Tltro. Draghi: “Crescita economica più debole del previsto per protezionismo, Brexit, mercati asiatici, Italia e settore auto tedesco”

Tassi di interesse fermi a zero per tutto il 2019 e nuove misure di stimolo con le aste Tltro. È quanto ha annunciato la BCE al termine della riunione di politica monetaria del suo Consiglio direttivo, per rispondere alla fase di rallentamento dell'economia.

In particolare, i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali rimarranno invariati a zero, sulle operazioni di rifinanziamento marginale allo 0,25% e sui depositi presso la banca centrale a -0,40%.

Cambia, invece, la prospettiva. Il direttivo, infatti, prevede che i tassi d'interesse rimarranno ai livelli attuali almeno fino alla fine del 2019 e non più solo fino alla prossima estate, e in ogni caso per tutto il tempo necessario a garantire la costante convergenza dell'inflazione a livelli inferiori, ma vicini a 2% nel medio termine.

 Quanto alle misure non convenzionali di politica monetaria, il direttivo intende continuare a reinvestire tutto il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma di acquisto di attività ancora a lungo, oltre la data in cui inizierà a innalzare i tassi di interesse di riferimento, e in ogni caso finché sarà necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario.

Altra novità, il lancio di una nuova serie di aste a più lungo termine (Tltro-III), a partire da settembre 2019 e fino a marzo 2021, con scadenza a due anni, per "contribuire a garantire prestiti bancari a condizioni favorevoli e regolare trasmissione della politica monetaria”.

In particolare, le banche avranno il diritto di prendere in prestito ad ogni asta fino al 30% dello stock di prestiti in portafoglio alla data del 28 febbraio 2019 a un tasso indicizzato al tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali.

"Sulla base dell'analisi economica e monetaria – ha spiegato il presidente della BCE, Mario Draghi - abbiamo fatto valutazioni nelle previsioni di inflazione e considerato gli ultimi dati dell'area euro e abbiamo deciso di mantenere i tassi invariati più a lungo e in ogni caso per tutto il periodo necessario per raggiungere l'obiettivo d'inflazione del 2% nel medio termine".

L'inflazione resta contenuta ma il Board è pronto a intervenire per farla convergere verso il target del 2%. È stimata nell’eurozona per il 2019 all'1,2% dall'1,6% mentre il Pil è dato a +1,1% dal +1,7% e dopo il +0,2% del 2018.

"Abbiamo deciso di lanciare una nuova serie di Tltro, la terza, che inizierà a settembre e finirà a marzo 2021 – aggiunge Draghi - Durerà due anni ed è mirata a favorire il mantenimento delle condizioni dei prestiti. La decisione è stata presa all'unanimità". "Il principale obiettivo – sottolinea Draghi – è l'approvvigionamento delle banche nei prossimi anni nei quali ci sarà una congestione nel funding dovuta alla scadenza dei prestiti Tltro esistenti, alla scadenza di bond bancari, e ai nuovi parametri Nsfr di Basilea".

Alla base di queste scelte, spiega il capo dell’istituto centrale europeo, "fattori esterni, come protezionismo, Brexit e vulnerabilità dei mercati asiatici, che stanno creando incertezza sulla crescita economica, più debole del previsto. Ma anche l'Italia e il settore auto tedesco. I dati recenti si confermano deboli, specie per il manifatturiero – rileva – Per questo abbiamo rivisto le previsioni al ribasso”.

"La Bce - ha detto il direttore della comunicazione del Fondo monetario internazionale, Gerry Rice - ha fatto i passi appropriati per mantenere forti condizioni monetarie accomodanti, necessarie fino a quando l'inflazione convergerà con decisione verso il target dell'Eurotower, pari al 2% nel medio termine". 

Sulla questione dei rapporti Usa-Cina, prima di esprimersi, il Fmi preferisce, invece, "aspettare e vedere" i dettagli di un potenziale accordo commerciale tra i due Paesi.

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31/01/2019 StarNews – Usa, Fed più accomodante lascia tassi invariati. Il governatore Powell: “Economia Usa continuerà a crescere nel 2019 ma meno del 2018”

Non riserva sorprese l’ultima riunione di politica monetaria della Federal reserve. Come previsto, l’istituto ha lasciato i tassi invariati, a fronte di un peggioramento dello scenario economico globale.

L'ultimo rialzo del costo del denaro negli Usa risale al 19 dicembre scorso, quando i tassi di interesse salirono tra il 2,25% e il 2,5%.

Nel comunicato finale che accompagna la decisione, la Fed si mostra anche più accomodante. Assicura un approccio “prudente" nel decidere i futuri rialzi dei tassi di interesse e si dice pronta ad aggiustare il processo di normalizzazione del bilancio, a seconda delle necessità, esploso a 4.500 miliardi di dollari con le misure straordinarie varate durante la crisi.

L'istituto guidato da Jerome Powell, inoltre, ha eliminato dal comunicato anche l'espressione "ulteriori graduali rialzi dei tassi”.

"L'economia americana sta bene - ha detto Powell nell'intervento a margine del meeting - Continuerà a crescere a un tasso solido nel 2019, ma meno del 2018, anche alla luce del rallentamento di Cina ed Europa”.

Altro fattore di incertezza è la Brexit. Se sarà “hard” o senza accordo, secondo Powell penalizzerà anche l'economia statunitense, perchè potrà causare tensioni finanziarie.

Sul fronte interno, invece, il presidente della Fed ha avvertito che un altro shutdown potrebbe lasciare ferite permanenti sull'economia. Quanto alla paralisi dell'Amministrazione Trump, da poco chiusa, Powell prevede impatterà sul Pil del primo trimestre ma sarà seguita da un recupero.

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24/01/2019 StarNews – BCE conferma tutti gli strumenti di politica monetaria: tassi a zero fino all’estate 2019 e reinvestimento titoli a scadenza. Draghi: “Ripresa continua ma forse più debole delle stime”

La BCE conferma tutti gli strumenti di politica monetaria in essere. Al termine della prima riunione di politica monetaria dell'anno, infatti, il Consiglio direttivo dell’istituto ha lasciato i tassi di interesse fermi nell'eurozona, sulle operazioni di rifinanziamento principali a zero, sulle operazioni di rifinanziamento marginale allo 0,25% e sui depositi a -0,40%. E ha prospettato resteranno su questi livelli almeno fino all’estate del 2019 e finché sarà necessario per assicurare che l’inflazione continui a convergere stabilmente su livelli appena inferiori al 2% nel medio termine. La decisione era largamente attesa, viste anche le prospettive di crescita più basse confermate nei giorni scorsi dal Fmi.

Il Direttivo conferma anche le misure non convenzionali di politica monetaria. Intende continuare a reinvestire tutto il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma di acquisto di attività (provenienti dal Qe) per un prolungato periodo di tempo, anche molto dopo l’innalzamento dei tassi di interesse di riferimento, ossia fino quando sarà necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario.

“La ripresa continua nonostante le incertezze – assicura il presidente della BCE, Mario Draghi, nella conferenza stampa a margine del meeting - In ogni caso siamo pronti a mettere in campo tutte le misure per sostenere l'economia. Nel breve termine, la crescita si profila più debole rispetto alle stime, ma la probabilità di una recessione è remota".

"Sulla fiducia dell'economia – aggiunge il numero uno dell’Eurotower - sta pesando soprattutto il protezionismo ma anche gli scenari geopolitici, i Paesi emergenti e la volatilità dei mercati finanziari".

Draghi ha prospettato anche un rallentamento dell'inflazione nell’eurozona nei prossimi mesi, a causa del calo dei prezzi del petrolio. Per sostenerla, pertanto, a suo giudizio, "è necessario conservare un significativo stimolo monetario".

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19/12/2018 StarNews – Usa, la Fed alza i tassi come programmato e rivendica la propria autonomia dalla politica

Negli Usa, la Federal Reserve alza i tassi come già aveva programmato. Si tratta del quarto rialzo del 2018, già scontato dagli investitori.

Il costo del denaro sale, pertanto, dal 2,25% e al 2,5%. Contestualmente, smorza i propositi di futuri ulteriori rialzi. La maggioranza degli esponenti del Fomc, 11 su 17, secondo il resoconto diffuso al termine del meeting, ora ritiene che il prossimo anno non saranno necessari più di due aumenti (dai tre previsti a settembre scorso).

Rispetto all'ultima riunione di novembre, rileva il presidente della Fed, Jerome Powell, "il mercato del lavoro ha continuato a rafforzarsi e la crescita economica si è confermata sostenuta, mentre le spese della famiglie sono aumentate".

L'istituto di Washington, in particolare, rivede al ribasso le stime per la crescita Usa: il Pil quest’anno è atteso a +3% dal +3,1% della precedente stima e nel 2019 a +2,3% dal +2,5%. Ritoccata al ribasso anche l'inflazione, attesa quest’anno e il prossimo a +1,9% da +2,1% della precedente stima per il 2018 e +2% per il 2019. Invariata, invece, la disoccupazione al 3,5% a fine 2019.

“La politica non gioca alcun ruolo nelle decisioni monetarie dalla Fed. Niente ci impedirà di fare ciò che riteniamo giusto”. Così Powell ha risposto indirettamente al presidente degli Usa, Donald Trump, che in più occasioni, nei giorni scorsi, aveva invitato la banca centrale e il suo presidente a "non fare un altro errore, ad ascoltare il mercato e non guardare solo ai numeri”. “È incredibile - aveva scritto Trump sul suo profilo ufficiale twitter - che con un dollaro molto forte e praticamente senza inflazione, con il mondo esterno che esplode intorno a noi, con Parigi che sta bruciando e con la Cina in calo, la Fed stia addirittura considerando un altro aumento dei tassi di interesse".

"La volatilità dei mercati – spiega, invece, Powell - è aumentata e le condizioni finanziarie sono più stringenti. La Fed continuerà a prendere le sue decisioni in modo obiettivo. Il 2018 è stato l'anno migliore dalla crisi finanziaria".

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13/12/2018 StarNews – Bce lascia tassi invariati e conferma fine del Qe nel 2018. Draghi: "Siamo pronti comunque ad aggiustare come appropriato le misure in qualunque momento".

La Bce, come atteso, conferma la fine del Quantitative easing per dicembre 2018 e lascia invariati i tassi. Quello di rifinanziamento principale resta a zero, quello sui depositi overnight a -0,40% e quello sui prestiti marginali a 0,25%.

Il consiglio direttivo dell’istituto di Francoforte, peraltro, nella nota emessa dopo l’ultima riunione, prospetta tassi agli attuali livelli fino a fine estate 2019 e, comunque, sino a quando sarà necessario per mantenere la convergenza del tasso di inflazione a ridosso del target della Bce, ossia appena sotto il 2%, verso il quale l’istituto prospetta una decisa convergenza (per quanto sia probabile un calo nei prossimi mesi, infatti, l’inflazione sottostante è attesa in aumento nel medio termine).

La BCE ha rivisto al ribasso le stime di crescita del 2018 per l'eurozona all'1,9% dal 2% della stima precedente. Per il 2019, la proiezione sul tasso di crescita è stato limato a +1,7% dall'1,8% mentre è confermata a +1,7% la previsione per il 2020. Nel 2021, infine, è attesa un’espansione dell'1,5%. Quanto all'inflazione, l'istituto ha ridotto le stime per il 2019 a +1,6% dal +1,7% atteso in precedenza, mentre ha rivisto al rialzo i prezzi al consumo per l'anno in corso, a +1,8% da +1,7%. Nel 2020 si prevede un tasso d'inflazione all'1,7% e nel 2021 all'1,8%.

L’istituto, inoltre, prevede di portare avanti ancora a lungo, dopo l’inizio della fase di rialzo dei tassi, il reinvestimento di quanto incassato per i titoli in scadenza su titoli della stessa giurisdizione e prospetta un aggiustamento del portafoglio per riallinearlo alla quota di ciascun Paese nel capitale della BCE. I reinvestimenti continueranno fino a quando sarà necessario, per creare condizioni favorevoli di liquidità e un ampio grado di politica monetaria accomodante.

Per il presidente della banca centrale europea, Mario Draghi, intervenuto nella conferenza stampa seguita alla riunione, l’istituto è comunque "pronto ad aggiustare come appropriato le sue misure in qualunque momento. I dati - ha detto Draghi - prospettano un rallentamento della crescita, anche a causa dell’indebolimento della domanda estera. I rischi per le prospettive economiche dell'eurozona possono considerarsi ancora ampiamente bilanciati, ma il punto di equilibrio si muove verso il basso. Tra le minacce, il protezionismo ma anche gli scenari geopolitici, la vulnerabilità dei mercati finanziari e i Paesi emergenti, per quanto qui alcune fragilità sembrino meno pressanti”.

“Anche se i dati sono più deboli delle attese – aggiunge - la domanda interna resta in espansione e favorevole per crescita e inflazione. Le incertezze, peraltro, rimangono importanti e rendono opportuno ancora il supporto di uno stimolo monetario significativo”.

“Il consiglio ha discusso di Ltro, in finanziamenti a lungo termine, ma senza entrare nei dettagli - ha riferito Draghi, deludendo le attese di chi sperava in un nuovo Tltro - La Bce, in ogni caso, intende mantenere il livello della liquidità disponibile in linea con le necessità del sistema bancario”.

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26/11/2018 StarNews – Draghi conferma fine del Qe a dicembre e intravede “rischi per l'eurozona da politiche interne insostenibili”

Il Quantitative easing finirà a dicembre. Lo ha confermato il presidente della BCE, Mario Draghi, davanti al Parlamento europeo.

“Il programma di acquisto di titoli di Stato – ha detto - è ancora richiesto. Ma i recenti sviluppi confermano le valutazioni del Board sulle prospettive a medio termine dell'inflazione”. La BCE, pertanto conferma che "gli acquisti di asset si fermeranno a dicembre 2018, sempre che i prossimi dati confermino le valutazioni degli esperti dell'istituto centrale.

"Al contempo – aggiunge Draghi - le incertezze impongono pazienza, prudenza e persistenza nel calibrare la nostra politica monetaria, quindi uno stimolo significativo è ancora richiesto".

Per il capo dell'Eurotower, il rallentamento in corso in Europa "può essere temporaneo. I dati disponibili dalla mia ultima visita a settembre sono stati più deboli delle attese. Un graduale rallentamento è normale mentre l'espansione matura e la crescita converge verso il potenziale di lungo termine. Ma pesano i rischi legati al protezionismo, la vulnerabilità nei mercati emergenti e la volatilità nei mercati finanziari ".

Il presidente della BCE, infine, ha rilevato i rischi per l'eurozona legati a politiche interne insostenibili, in riferimento agli attriti tra Roma e Bruxelles sulla Manovra di Bilancio italiana.

"L'area euro – ha detto Draghi - può essere esposta a rischi di politiche domestiche insostenibili che portano a debiti troppo alti, vulnerabilità del settore finanziario e mancanza di competitività e che possono contagiare Paesi con fragilità simili o forti legami con quelli dove il rischio è originato. In definitiva, conducono ad aggiustamenti socialmente dolorosi e finanziariamente costosi che possono minare la coesione dell'Unione monetaria". Malgrado ciò, Draghi si è detto fiducioso sulla possibilità che Italia e Unione europea raggiungano un accordo.

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16/11/2018 StarNews – Draghi: “Confermata la fine del programma di stimoli a dicembre ma cautela sulle prospettive di crescita e inflazione più lenta delle stime”

La Bce ha annunciato da tempo l’intenzione di mettere fine al programma di acquisto di bond da 2.600 miliardi di euro entro la fine dell’anno e di mantenere i tassi su minimi record almeno fino alla fine della prossima estate. Di recente, in conferenza stampa, ha confermato questo orientamento il presidente dell’istituto centrale europeo, Mario Draghi. Ma ha anche espresso cautela rispetto alle prospettive di crescita e ha sottolineato che la ripresa dell’inflazione potrebbe rivelarsi più lenta del previsto.

“Se le aziende iniziano a diventare più incerte sulle prospettive di crescita e inflazione – ha spiegato Draghi -, la pressione sui margini potrebbe dimostrarsi più persistente”.

“Ciò influenzerebbe la velocità di ripresa dell’inflazione sottostante e quindi il percorso dell’inflazione che ci aspettiamo di vedere nei prossimi trimestri - ha concluso - Le incertezze che circondano l’outlook a medio termine sono aumentate”.

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25/10/2018 StarNews – BCE lascia i tassi di interesse invariati e vicini allo zero. Draghi: “Crescita più lenta ma ancora ben diffusa”

Nel meeting di politica monetaria, come previsto, il Consiglio direttivo della BCE lascia i tassi di interesse invariati: sulle operazioni di rifinanziamento principali allo 0,00%, sulle operazioni di rifinanziamento marginale allo 0,25% e sui depositi nell’Eurotower a -0,40%.

Il board conferma anche i tassi di interesse di riferimento sui livelli attuali almeno fino all'estate del 2019 e, in ogni caso, finché sarà necessario, per assicurare lo stabile ritorno dell'inflazione ai livelli auspicati, ossia appena sotto il 2%.

Quanto alle misure di Qe, l’istituto ribadisce la volontà di concludere entro dicembre 2018 il programma di acquisto di asset, che attualmente prosegue a ritmo ridotto di 15 miliardi di euro al mese.

“I dati più recenti – rileva il presidente della BCE, Mario Draghi, nella consueta conferenza stampa a margine della riunione - anche se più deboli, confermano un'espansione in corso e ben diffusa, e pressioni inflazionistiche in graduale rialzo per l'Eurozona. Di fronte a qualunque evenienza, peraltro, il Direttivo è pronto a regolare i propri strumenti per assicurare che l'inflazione continui a muoversi verso l'obiettivo - ha precisato - Ma ad ora i rischi per le prospettive economiche dell’area euro delineate dalla BCE restano ampiamente bilanciati".

Il numero uno della BCE, infine, ha ricordato le incertezze che possono inficiare lo scenario economico dell'Eurozona, in particolare la Brexit, la guerra commerciale e il “caso Italia”, sul quale però si è detto “fiducioso che si troverà un accordo".

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11/10/2018 StarNews – BCE cauta nei verbali dell’ultima riunione, preoccupata dagli effetti della guerra commerciale sulla crescita della zona euro

BCE cauta nei verbali dell’ultima riunione, del 12 e 13 settembre scorsi, preoccupata per gli effetti sulla crescita della zona euro che potrà avere soprattutto la guerra commerciale innescata dagli Usa, ma anche la vulnerabilità dei mercati emergenti e la volatilità dei mercati finanziari.

Il board dell’istituto, tuttavia, resta fiducioso sulla capacità di resilienza dell'economia interna e giudica, pertanto, i rischi per la crescita "bilanciati". Quanto alla valutazione della congiuntura macro, il Consiglio ha condiviso la valutazione del capoeconomista Peter Praet, secondo cui, nonostante un rallentamento rispetto al quarto trimestre 2014, la crescita resta diffusa per Paesi e settori, e ancora al di sopra del potenziale.

Il direttivo conferma anche la propria forward guidance, che prevede acquisti di bond per 15 miliardi di euro al mese fino a dicembre, la fine del Quantitative easing per il prossimo 31 dicembre e tassi fermi sui livelli attuali almeno fino all'estate 2019.

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26/09/2018 StarNews – Fed, terzo rialzo dei tassi di interesse sui quattro previsti per il 2018

La Fed decide il terzo rialzo dei tassi di interesse sui quattro previsti per il 2018. Il Fomc, in particolare, ha alzato rates sui Fed Funds, in linea con le attese del mercato, dall'1,75%-2% al 2-2,25% per la prima volta dal 2008.

Il board prevede un ultimo rialzo, nell'ultimo appuntamento di politica monetaria di dicembre. Ovviamente la nuova mossa non sarà scontata ma dipenderà da diversi elementi, tra cui la guerra commerciale tra Usa e Cina, e le sue ripercussioni su crescita e inflazione. Nel 2019, invece, si prevedono altri 3 rialzi e nel 2020 solo uno, dopo di che la stretta terminerà e i tassi saranno arrivati al 3,25-3,5%, livello su cui rimarranno fino al 2021.

Secondo la Fed, l’economia americana crescerà più del previsto, sia nel 2018 che nel 2019. Nel corso dell'anno corrente il Pil si espanderà non più del 2,8% bensì del 3,1%, mentre la crescita del 2019 sarà del 2,5% e dal +2,4% previsto in precedenza. Il rallentamento sarà però più evidente nel 2020 (+2%, invariato) e nel 2021 (+1,8%).

 Il tasso di disoccupazione scenderà al 3,5% nel 2019 e nel 2020 (stima confermata), mentre risalirà al 3,7% nel 2021. L'inflazione, ha aggiunto la Fed, continua ad oscillare attorno al 2%.

Il presidente della Fed, Jerome Powell, frena i falchi e precisa che la "rimozione del termine ‘accomodante’ dal comunicato dell'istituto non implica un cambiamento nel percorso del rialzo dei tassi. La politica monetaria è ancora accomodante, perché i benefici dell'economia non si stanno diffondendo in misura sufficientemente ampia - ha sottolineato -. Il processo di normalizzazione dei tassi, comunque, sta aiutando a sostenere i fondamentali economici. L'outlook complessivo sulla crescita economica resta favorevole e le condizioni finanziarie generali restano accomodanti. L’inflazione misurata dal PCE è salita del 2% fino a luglio, dunque su base sostenuta".

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26/07/2018 StarNews – Zona euro, BCE conferma tassi di interesse vicini allo zero e ritiro completo degli acquisti dal 1° gennaio 2019. Draghi: “Crescita tornerà solida e diffusa ma ancora rischi per il commercio globale"

Nell'ultima riunione dell'estate, la BCE conferma tassi di interesse vicini allo zero e un ritiro completo degli acquisti di asset dal primo gennaio 2019.

I tassi di interesse rimarranno invariati allo 0,00% sulle operazioni di rifinanziamento principali, allo 0,25% sulle operazioni di rifinanziamento marginale e a -0,40% sui depositi in banca centrale. E si manterranno su questi livelli, assicura l’istituto, almeno fino all’estate del 2019 e, in ogni caso, finché sarà necessario mantenere l’evoluzione dell’inflazione in linea con le attuali aspettative di un profilo di aggiustamento durevole.

Quanto alle misure di Quantitative easing, il Direttivo ribadisce l'intenzione di concludere entro dicembre 2018 il programma di acquisti, che sarà ulteriormente dimezzato da ottobre 2018 a 15 miliardi da 30 miliardi di euro.

“La crescita dell'Eurozona – ha rilevato il presidente della BCE, Mario Draghi, in conferenza stampa dopo la riunione del Direttivo - si è stabilizzata e tornerà solida e diffusa ma restano prominenti i rischi per il commercio globale, legati al protezionismo. Ma anche per l'alta volatilità sui mercati finanziari è da monitorare”.

"Le nostre politiche di delevereging – ha aggiunto il governatore - continuano a supportare crescita domestica, consumi e spesa delle famiglie, mentre la crescita è sostenuta anche da una forte domanda all'export".

Per Draghi, l'inflazione si conferma in aumento e dovrebbe mantenersi sostanzialmente stabile per tutto l'anno e l'incertezza riguardo alle sue prospettive si sta dissipando”.

“Buoni i progressi dei prestiti, sia dal lato imprese che da quello delle famiglie – ha proseguito Draghi - mentre gli incrementi della massa monetaria restano un fattore primario che sta corroborando la crescita”.

Per il capo dell’Eurotower, infine, resta urgente il nodo delle riforme: “Tutte le aree – ha spiegato - devono contribuire a mantenere la crescita forte e a ridurre la vulnerabilità, comprese le riforme strutturali e riforme fiscali. Dobbiamo costruire un impianto più amichevole delle finanze pubbliche e aumentare elasticità e capacità di sopportare choc della zona euro".

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12/07/2018 StarNews – Verbali dell’ultimo meeting: nel Direttivo BCE piena unanimità sull'exit strategy

Nei verbali dell’ultimo meeting, pubblicati oggi, emerge piena unanimità sull'exit strategy tra gli esponenti del Direttivo BCE, ossia il presidente e gli altri 4 membri del Comitato esecutivo, più i 19 governatori delle banche centrali dell'Unione valutaria.

Si dissipano, dunque, le divergenze emerse all'interno del board nei mesi passati sumodalità e tempi attraverso cui procedere alla progressiva chiusura del Qe.

Un’ampia convergenza si è raggiunta anche sul punto meno scontato, quello di lasciare formalmente "aperto" il finale degli acquisti netti di titoli. "Date la prevalenti incertezze - si legge nelle minutes - è stato ritenuto prudente lasciare la fine degli acquisti netti condizionata all'arrivo di dati che confermino le prospettive di medio termine di inflazione".

Nell’incontro, tenutosi in trasferta a Riga gli scorsi 13 e 14 giugno, si è deciso così la prima fase di uscita dai massicci stimoli monetari, che secondo i banchieri centrali era già stata scontata in modo diffuso dalle stime dei mercati. In particolare, il board aveva previsto tassi su livelli pari a quelli attuali almeno fino a settembre 2019 e in ogni caso per il tempo necessario a garantire che l'evoluzione dell'inflazione resti allineata alle attuali aspettative di un percorso di aggiustamento sostenibile verso il target del 2%, e, riguardo alle misure non convenzionali di politica monetaria, aveva confermato acquisti netti di attività all’attuale ritmo mensile di 30 miliardi di euro sino a fine di settembre prossimo. In seguito, in base alle future prospettive di inflazione a medio termine, il ritmo aveva annunciato una riduzione degli acquisti a 15 miliardi di euro fino a fine dicembre 2018, destinati poi ad esaurirsi definitivamente oltre questa data.

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14/06/2018 StarNews – BCE lascia i tassi invariati ma riduzione degli acquisti da settembre prossimo. Draghi: "Sostanzioso progresso dell'inflazione verso il target ma stimoli ancora necessari"

Il Consiglio direttivo della BCE, all'unanimità, ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali allo 0,00%, su quelle di rifinanziamento marginale allo 0,25% e sui depositi presso la banca centrale a -0,40%.

Nella riunione odierna, inoltre, ha previsto che i tassi resteranno su livelli pari a quelli attuali almeno fino a settembre 2019 e in ogni caso per il tempo necessario a garantire che l'evoluzione dell'inflazione resti allineata alle attuali aspettative di un percorso di aggiustamento sostenibile verso il target del 2%. 

Riguardo alle misure non convenzionali di politica monetaria, il direttivo conferma acquisti netti di attività all’attuale ritmo mensile di 30 miliardi di euro sino a fine di settembre prossimo. In seguito, in base alle future prospettive di inflazione a medio termine, il ritmo si dovrà ridurre a 15 miliardi di euro fino a fine dicembre 2018 ed esaurirsi definitivamente oltre questa data.

“Il Board ha fatto un'attenta analisi dei progressi compiuti sul fronte dei prezzi – spiega il presidente dell’Eurotower, Mario Draghi a margine della riunione – e ha rilevato un sostanzioso progresso dell'inflazione verso il target del 2%. L'accomodamento monetario ci fa pensare che ci stiamo avvicinando verso il nostro obiettivo". Secondo il capo della banca centrale europea, d’altra parte, "gli stimoli significativi di politica monetaria restano necessari per l'evoluzione dei prezzi nel medio termine verso il target".

"Dopo le riforme del mercato del lavoro – conclude Draghi – è migliorato il quadro delle assunzioni e la ricchezza nelle famiglie è salita".

Secondo la BCE, infatti, la crescita economica resta solida, anche se nel primo trimestre 2018 ha registrato un progresso minore del Pil (+1,4%) rispetto ai trimestri precedenti (+1,7%), a causa della crescita delle incertezze e di shock temporanei a livello di offerta, sia domestica che estera. Tagliate le stime di crescita dell'economia per il 2018, a +2,1% da +2,4%, mentre per il 2019 si prevede sempre un +1,9% e per il 2020 un +1,7%, come previsto a marzo.

Riviste al rialzo anche le previsioni di inflazione per il 2018 e 2019, al +1,7% dal +1,4% di marzo, con i prezzi stimati in ulteriore crescita a fine anno. Mentre le proiezioni per il 2020 sono ancora per un +1,7%.

In questo scenario, i rischi al ribasso sono riconducibili al protezionismo commerciale innescato dall’Amministrazione Usa e alla volatilità dei mercati finanziari.

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13/06/2018 StarNews – Fed, 2° rialzo del costo del denaro nel 2018. Powell: “Economia in ottima forma ma incertezza per aumento dell'inflazione e lenta crescita dei salari”

La Federal Reserve ha alzato il costo del denaro di un quarto di punto all'1,75-2%, in linea con le attese dei mercati. Si tratta del settimo aumento da fine 2015 e del secondo di quest'anno e dell'era di Jerome Powell, succeduto a Janet Yellen alla guida dell’istituto di Washington.

La decisione di aumentare i tassi sui Fed funds è legata al continuo miglioramento dell'economia americana, con l'inflazione in crescita e la disoccupazione in calo. Sul ritmo dei rialzi, tuttavia, non c'è ancora l’unanimità. Otto funzionari della Fed auspicano quattro rialzi nel 2018, sette vorrebbero confermare solo i tre programmati. Questa spaccatura è riconducibile all'incertezza alimentata dall'aumento dell'inflazione e dalla lenta crescita dei salari.

La Fed, inoltre, ha confermato tre aumenti dei tassi nel 2019 e uno nel 2020, con l'obiettivo di portare il tasso di riferimento al 3,4% e normalizzarlo in seguito intorno al 3%.

Il barometro dell'inflazione più monitorato da Washington, l'indice Pce, ha già raggiunto l'obiettivo di lungo termine del 2% fissato dalla Fed. Per quest’ultima, però, l'inflazione rallenterà verso la fine dell'anno intorno al 2,1% entro la fine dell'anno.

Il governatore Powell e altri membri del direttivo sono preoccupati anche per il basso tasso di crescita delle retribuzioni, nonostante i progressi del mercato lavoro nel Paese. "Se i tassi aumentano troppo rapidamente – rileva Powell – crescono le probabilità di mandare l'economia in recessione".

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24/05/2018 StarNews – Verbali dell’ultimo meeting della BCE confermano e rafforzano la linea di prudenza

Nessuna novità sostanziale dai verbali pubblicati oggi sull'ultimo meeting della Banca centrale europea, del 25 e 26 aprile scorsi. I membri del Comitato direttivo, dopo aver lasciato i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali allo 0%, sulle operazioni di rifinanziamento marginale allo 0,25% e sui depositi presso la banca centrale al -0,40%, hanno confermato nelle minutes la volontà di proseguire con l'attuale politica monetaria.

L'economia dell'Area euro, secondo i banchieri, resta ben impostata e potrà favorire una convergenza dell'inflazione verso l'obiettivo di inflazione a medio termine fissato dall'Eurotower, ossia appena sotto il 2%. Tale convergenza, tuttavia, si legge nelle minutes, "avverrà solo gradualmente, rimanendo subordinata a una politica monetaria estremamente accomodante".

Nella stessa riunione la BCE aveva già anticipato acquisti netti di attività all'attuale ritmo mensile di 30 miliardi di euro, sino alla fine di settembre 2018 e anche oltre se necessario, e in ogni caso finché il Direttivo non riscontrerà un aggiustamento durevole dell’evoluzione dei prezzi coerente con il proprio obiettivo di inflazione.

L’Eurotower aveva anche ribadito che reinvestirà il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma di acquisto di attività per un prolungato periodo di tempo dopo la conclusione degli acquisti netti di attività e in ogni caso finché necessario, per contribuire a condizioni di liquidità favorevoli e a un orientamento di politica monetaria adeguato. 

I verbali di oggi evidenziano la persistenza delle preoccupazioni in seno al Consiglio per una guerra commerciale che, secondo Francoforte, rischia di minacciare l'economia globale.

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26/04/2018 StarNews – BCE lascia tassi invariati. Draghi: “Espansione ancora solida anche se in moderazione accredita convergenza dell'inflazione all'obiettivo BCE”

La Banca Centrale Europea, in linea con le attese, lascia invariata la politica monetaria. Il Consiglio direttivo nella riunione di politica monetaria di oggi, infatti, ha confermato i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali allo 0%, sulle operazioni di rifinanziamento marginale allo 0,25% e sui depositi presso la banca centrale al -0,40%.

Quanto alle misure non convenzionali di politica monetaria, il Direttivo conferma che intende effettuare gli acquisti netti di attività all'attuale ritmo mensile di 30 miliardi di euro, sino alla fine di settembre 2018 e anche oltre se necessario, e in ogni caso finché il Consiglio direttivo non riscontrerà un aggiustamento durevole dell’evoluzione dei prezzi coerente con il proprio obiettivo di inflazione.

L’Eurotower ribadisce reinvestirà il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma di acquisto di attività per un prolungato periodo di tempo dopo la conclusione degli acquisti netti di attività e in ogni caso finché necessario, per contribuire a condizioni di liquidità favorevoli e a un orientamento di politica monetaria adeguato.

"Le ultime informazioni congiunturali – ha rilevato il presidente della BCE, Mario Draghi, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio - puntano a un'espansione ancora solida anche se in moderazione. La solidità di fondo dell'economia continua a sostenere la nostra fiducia sulla convergenza dell'inflazione verso i valori obiettivo della BCE”.

“Complessivamente - ha aggiunto - un ampio grado di stimoli rimane necessario per assicurare un ritorno sostenuto dell'inflazione a livelli vicini al 2%. A marzo è salita dell'1,3% dal +1,1% di febbraio, alimentata dai prezzi del cibo, ma è vista all'1,5% per il resto dell'anno se si tiene conto della previsione dei prezzi di energia".

“Il Pil – ha riferito il numero uno dell’Eurotower – è cresciuto dello 0,7% nel 4° trimestre 2017 dopo una crescita simile nel trimestre precedente. Il che ha portato a una crescita media annuale del 2,4% nel 2017, la più alta dal 2007. Da inizio 2018 si è registrata una crescita più moderata rispetto a fine 2017, per fattori temporanei. Malgrado ciò, si profila ugualmente solida e ampia. Le nostre misure dovrebbero continuare a tenere sostenuta la domanda, mentre i consumi sono supportati da nuovi posti di lavoro”.

Per Draghi, i rischi che gravano sull'economia dell'area euro restano equilibrati ma quelli legati a fattori globali, tra cui il protezionismo, "sono diventati più evidenti".

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12/04/2018 StarNews – Verbali BCE: “L'impatto su economia globale ed eurozona dipenderà dalla portata delle tariffe Usa e delle contromisure cinesi”

Malgrado le nuove tensioni geopolitiche e commerciali globali e la crescente volatilità sul mercato, le valutazioni generali sugli asset della BCE, nelle minutes pubblicate oggi della riunione dello scorso 8 marzo, sono rimaste ottimiste sulle prospettive di crescita globale.

Nell’ultimo meeting, la BCE ha deciso di mantenere invariati sia i tassi di interesse che il ritmo mensile del Quantitative easing. Nell’occasione, il presidente Mario Draghi e i membri del direttivo hanno scelto, in linea con la riunione di gennaio, di rivedere anche al ribasso le stime sull'inflazione e al rialzo quelle sulla crescita dell'eurozona.

Riguardo all'inflazione, le minutes hanno ribadito la necessità di procedere con un certo grado di politica monetaria accomodante. C'è dunque ancora ottimismo e fiducia sul raggiungimento del target del 2%, per quanto l'inflazione proceda ancora molto gradualmente.

Preoccupazioni nei verbali BCE desta anche la minaccia di una guerra commerciale globale. Gli investitori si sono a lungo interrogati sulle possibili ripercussioni di un tale conflitto sulla exit strategy dell’istituto centrale europeo che, finora, aveva sempre “minimizzato” il rischio. Nell’ultimo documento, invece, Francoforte ha paventato un impatto negativo sulle attività dei Paesi coinvolti e sulla fiducia di investitori e consumatori: “L'impatto sull'economia globale e sull'eurozona dipenderà in ultima analisi dalla portata delle tariffe degli Stati Uniti, nonché dalla portata di eventuali contromisure”. L'impatto per ora "non è forte - ha detto il presidente della BCE, Mario Draghi - ma uno scontro potrebbe colpire la fiducia degli investitori e innescare ritorsioni”.

Altri rischi al ribasso, segnalati nei verbali, sono le incertezze geopolitiche e quelle riguardanti l'outlook politico in alcune grandi economie, tra cui il rischio di un'escalation protezionistica e l'incertezza derivante dalla Brexit.

Nelle minute l’attenzione si è incentrata anche sul recente apprezzamento dell'euro, determinato in parte anche dai timori di un crescente protezionismo mondiale, che per ora però non ha messo in discussione la domanda, ma restano “una significativa fonte di incertezza e un rischio da monitorare necessariamente.”

 

I verbali, infine, avvertono il mercato: l'eliminazione dell'easing bias dalla terminologia della banca non andrebbe inteso come un vero e proprio cambio di direzione, come spiegato in conferenza stampa di Mario Draghi lo scorso 8 marzo.

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08/03/2018 StarNews – BCE lascia tassi invariati. Draghi: “Preoccupazioni per crescita dell'output, lavoro e protezionismo commerciale che può pesare sull’inflazione”

La Banca Centrale Europea lascia invariata la politica monetaria. Il Consiglio direttivo ha confermato i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, allo 0%, sulle operazioni di rifinanziamento marginale allo 0,25% e sui depositi presso la banca centrale al -0,40%.

Quanto alle misure non convenzionali di politica monetaria, il Direttivo conferma che intende effettuare gli acquisti netti di attività all'attuale ritmo mensile di 30 miliardi di euro, sino alla fine di settembre 2018 e anche oltre se necessario.

Nella riunione del Direttivo, è emerso anche che i tassi di interesse di riferimento potranno restare su livelli pari a quelli attuali per un prolungato periodo di tempo e ben oltre l’orizzonte degli acquisti netti di attività. E, in ogni caso, finché il Direttivo non rileverà un aggiustamento durevole dell’evoluzione dei prezzi coerente con il proprio obiettivo di inflazione.

Alla base delle decisioni del Direttivo (prese all’unanimità, sia pur con diverse sfumature di fiducia tra i suoi membri), ha spiegato il presidente della BCE, Mario Draghi in conferenza stampa, c’è la preoccupazione per l'incertezza sulla crescita dell'output e sul mercato del lavoro, oltre che per l’ondata di protezionismo commerciale in arrivo, che potrebbe avere effetti negativi sia sull'inflazione che sulla produzione, provocando un rallentamento della crescita economica.

"Le ultime informazioni confermano un forte e ampio slancio dell'economia dell'area euro – dice il numero uno dell’istituto di Francoforte - che ora è prevista in espansione a un ritmo maggiore rispetto alle precedenti stime".

La BCE, infatti, ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita nell’area, a +2,4% per l’anno in corso (da +2,3% della precedente), a +1,9% nel 2019 e a +1,7% nel 2020.

L'inflazione, invece, si profila intorno all'1,5% per il resto dell'anno, a +1,4% per il 2018 e il 2019 (da +1,5% della precedente previsione) e a +1,7% nel 2020.

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25/01/2018 StarNews – BCE lascia i tassi di interesse invariati a zero e conferma Qe almeno fino a settembre. Draghi: "Crescita resterà sui livelli di inizio anno, grazie a politiche della BCE, consumi e mercato del lavoro. Inflazione ancora non convince"

La BCE ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali allo 0%, sulle operazioni di rifinanziamento marginale allo 0,25% e sui depositi in banca centrale a -0,40%.

Quanto agli acquisti asset, ha confermato andranno avanti fino a settembre 2018, con acquisti netti di attività al ritmo mensile di 30 miliardi di euro, fino a fine settembre 2018, o anche oltre se necessario, finché il Consiglio direttivo non riscontrerà un aggiustamento durevole dell’evoluzione dei prezzi, coerente con l’obiettivo di inflazione fissato da Francoforte.

In ogni caso, se le prospettive diverranno meno favorevoli, o se le condizioni finanziarie saranno incoerenti con ulteriori progressi verso un aggiustamento durevole del profilo dell’inflazione, la BCE si dice pronta a incrementare il programma di acquisto in termini di entità e/o durata. L'Eurosistema, d’altra parte, intende reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del piano per un prolungato periodo di tempo dopo la conclusione degli acquisti netti di attività, finché sarà necessario per contribuire sia a condizioni di liquidità favorevoli sia a un orientamento di politica monetaria adeguato.

Nella successiva conferenza stampa, il presidente dell’Eurotower, Mario Draghi, conferma la politica accomodante dell’istituto, anche per rispondere all'eccessivo apprezzamento dell'euro, che ha raggiunto i massimi da oltre tre anni sopra 1,24 Usd.

Draghi ha stimato un ritmo robusto di crescita nell'Eurozona: "Proseguirà sugli stessi livelli di inizio anno, favoriti dalle politiche accomodanti della BCE, dai consumi, dalla crescita dell'occupazione e dalle riforme del mercato del lavoro".

L'inflazione, invece, secondo il numero uno della BCE, non mostra ancora segnali convincenti, malgrado il rincaro dei prezzi del petrolio.

Riguardo all’apprezzamento dell’euro, Draghi ha sottolineato che "la volatilità recente dei tassi di cambio ha rappresentato fonte incertezza. La BCE sta monitorando le oscillazioni dei tassi di cambio”.

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14/12/2017 StarNews - BCE lascia invariati i tassi di interesse. Riviste nettamente al rialzo le stime di crescita di settembre. Draghi: "Inflazione ancora contenuta ma convergerà sul target"

Il Consiglio direttivo della BCE ha lasciato invariati a zero i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, allo 0,25% sulle operazioni di rifinanziamento marginale e a -0,40% sui depositi presso la banca centrale.

"Le notizie sulla crescita sono positive, stiamo andando nella direzione giusta". A dirlo è il presidente della BCE, Mario Draghi, a margine della riunione di politica monetaria.

“Sulla base della nostra analisi economica – ha riferito - abbiamo deciso di mantenere i tassi stabili e continueremo a mantenere invariati ancora a lungo, anche oltre la fine degli acquisti delle attività (settembre 2018), o oltre se fosse necessario, finché non vi sarà un aggiustamento durevole dell'inflazione al target fissato dalla BCE”. Quindi ha ribadito: “Siamo pronti a incrementare il programma di acquisti sia in termini di volume che di durata".

"L'espansione economica nella zona euro – ha continuato - è continuata nel III trimestre del 2017. Gli ultimi dati mostrano una forte crescita grazie anche alle politiche monetarie della BCE che hanno supportato la domanda. La produzione beneficia dell'andamento del mercato del lavoro e dei risparmi. Gli investimenti aumentano grazie ai bassi costi e alla buona redditività. Le esportazioni sono sostenute dall'espansione globale”. Di conseguenza, la BCE ora prevede un tasso di crescita del Pil del 2,4% nel 2017, del 2,3% nel 2018, del 1,9% nel 2019 e del 1,7% nel 2020. Ha rivisto nettamente al rialzo, dunque, le stime di settembre.

Per Draghi, peraltro, i rischi per la crescita rimangono equilibrati: “Il momento positivo potrebbe portare a delle sorprese in positivo nel breve periodo. i rischi sono legati ai mercati delle valute e ai temi geopolitici".

Sull'inflazione, il capo dell'Eurotower si è detto "fiducioso che l'inflazione andrà verso il nostro obiettivo, anche se al momento le pressioni sui prezzi sono ancora limitate. L'inflazione riteniamo si modererà nei prossimi mesi per via dell'allentamento dei prezzi del petrolio per poi tornare a salire”.

La BCE, dunque, stima un'inflazione per il 2017 a +1,5%, per il 2018 a +1,4%, per il 2019 a +1,5% e per il 2020 a +1,7%, dati in alcuni casi rivisti al rialzo rispetto alla precedente stima per via dell'incremento dei prezzi dell'energia e degli alimenti.

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26/10/2017 StarNews – BCE lascia tassi invariati e Qe da 60 a 30 mld al mese almeno fino a settembre, Draghi:"Ripresa economica resta solida e diffusa"

La Banca centrale europea ha lasciato i tassi di interesse invariati, il principale allo 0%, sui depositi a -0,4% e sui prestiti marginali allo 0,25%. "Resteranno su questi livelli a lungo - ha dichiarato il presidente della BCE, Mario Draghi - e oltre i nostri acquisti di asset".

Riguardo al Quantitative easing (Qe), il Consiglio direttivo dell’istituto ha deciso di proseguire con gli acquisti di asset per 60 mld di euro mensili entro la fine di dicembre 2017. Quindi continueranno per 30 mld mensili fino alla fine di settembre 2018 e oltre se fosse necessario, finché l'inflazione non si allineerà all'obiettivo del 2%.

"Se le condizioni dovessero peggiorare - ha spiegato il numero uno della BCE - saremo pronti ad incrementare gli acquisti in termini di quantità e durata”.

L'espansione economica, ha rilevato Draghi, "si conferma solida e ampia. Il Pil del 2° trimestre nell’area euro è salito dello 0,7% dopo il +0,6% precedente, mentre gli ultimi dati mostrano una crescita continua nella seconda parte dell'anno. Le misure di politica economica stanno supportando la domanda domestica mentre gli investimenti beneficiano ancora della disponibilità nei finanziamenti. E la ripresa globale economica sta supportando le esportazioni europee”.

Per Draghi, inoltre, il livello dei prezzi è ancora basso. Di qui la necessità del supporto della politica monetaria per creare pressioni inflazionistiche nel medio termine: “L'inflazione resta dipendente dall'accomodamento monetario. Dovrebbe temporaneamente scendere entro la fine dell'anno a causa dei prezzi dell'energia. Nel medio periodo, invece, è attesa in salita graduale, sostenuta dall'espansione economica, dalla politica monetaria e dalla crescita dei salari”.

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12/10/2017 StarNews – Draghi: “Tassi bassi ancora a lungo, anche al di là del Qe”

I tassi resteranno bassi ancora a lungo, anche al di là del piano di acquisto di asset, che dovrebbe ridursi da gennaio con le modalità che saranno annunciate dopo la riunione del 26 ottobre.

Lo assicura il presidente della Bce, Mario Draghi, che anticipa così in una conferenza a Washington, al Peterson Institute, uno dei temi del Consiglio direttivo in agenda fra due settimane.

Per Draghi, la politica di tassi negativi della BCE è stata un successo: “Tutte le politiche monetarie, per definizione, sono distorsive - ha spiegato - La questione chiave è che se crei 7 milioni di posti di lavoro nell'area euro negli ultimi 4 anni, le distorsioni potranno esserci ma i vantaggi sono tali che le puoi ignorare”.

D’altra parte, ha riferito il numero uno dell’Eurotower, “la Bce è concentrata a esaminare il mercato del lavoro e i salari, che hanno fatto progressi ma ancora non abbastanza. Mentre sull'inflazione dobbiamo essere pazienti, persistenti e prudenti”.

Quanto al primo rialzo del costo del denaro, Draghi ha affermato che i tassi di interesse non verranno alzati se non "ben oltre" la fine del programma di acquisti di titoli, il che è molto importante per ancorare le aspettative di inflazione: "I tassi – ha precisato - non saliranno finché non vedremo segni di risalita dell'inflazione, tali da rimuovere il Qe".

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05/10/2017 StarNews – BCE: "Dal 2018 politica monetaria più flessibile ma le revisioni, in senso meno o ancor più accomodante, saranno sempre graduali e caute"

"La politica monetaria della BCE dal 2018 sarà sufficientemente flessibile, ma le revisioni, in senso meno o ancor più accomodante, saranno graduali e caute".

È quanto prospettano i verbali della BCE pubblicati poche ore fa e relativi all'ultima riunione del Consiglio direttivo, lo scorso 6-7 settembre.

La BCE, dunque, è concorde nel trovare maggiori margini e flessibilità in materia di interventi in entrambe le direzioni, per una politica meno o ancora più accomodante dopo dicembre 2017.

Il board, dunque, ha messo sul tavolo anche l’“atteso” tapering, ossia la riduzione degli acquisti da parte dell'Eurotower, discutendo di come "ricalibrare" il quantitative easing (Qe).

Valutati i pro e contro di due strategie possibili, quella di un allungamento dell'orizzonte temporale previsto del Qe con una riduzione della quantità acquistata e quella opposta, di un restringimento della durata ma con acquisti mensili più sostanziosi.

I membri del consiglio, peraltro, si sono detti fiduciosi sull’andamento dell’inflazione ma hanno rilevato che l’impatto dei tassi di cambio con l’euro in rafforzamento sul dollaro è stato sottovalutato nelle proiezioni della BCE, creando rischi al ribasso.

Il capo economista dell’istituto centrale europeo, Peter Praet, pertanto, ha esortato la BCE a “monitorare da vicino” i tassi di cambio. Bisognerà inoltre, sottolineano i verbali, fare attenzione alle aspettative di mercato e ai rischi di sbalzi di prezzo indesiderati.

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14/06/2017 StarNews – Fed alza i tassi di interesse all'1-1,25%. Seconda stretta del 2017, la quarta da giugno 2016: "Calo dell'inflazione e risultati deludenti del I trimestre solo transitori"

Il Federal open market committee (Fomc) alza i tassi di interesse di 25 punti base, all'1-1,25% (per la prima volta dal 2008 sopra l'1%). È la seconda stretta del 2017, la quarta da giugno 2016.

La decisione del braccio di politica monetaria della Federal Reserve non è stata presa all'unanimità. Si è registrato il voto contrario di uno dei nove membri del Comitato, il presidente della Fed di Minneapolis, Neel Kashkari.

Come ampiamente atteso dal mercato, comunque, la Fed conferma la rotta di normalizzazione della politica monetaria. A fine anno, quindi, il Fed funds rate dovrebbe collocarsi tra l’1,25% e l’1,50% (1,375% la mediana delle indicazioni dei governatori), a fine 2018 tra il 2% e il 2,25% (2,125% la mediana) e a fine 2019 al 3%, che corrisponde al livello di lungo periodo, quello di equilibrio. Le indicazioni di marzo erano sostanzialmente identiche, si è solo ridotta l’incertezza dei componenti del Comitato.

La Fed lancia così un segnale di fiducia sullo stato di salute dell'economia statunitense. Ha considerato transitori, dunque, il calo dell’inflazione (a +1,7% a maggio l’indice Pce core annuale, l’indicatore più monitorato dalla banca centrale americana) e il risultato deludente del primo trimestre.

Non ha rivisto al ribasso, pertanto, le previsioni sulla crescita. Ha corretto solo quelle sull’inflazione del 2016, a +1,6% dal +1,9% di marzo. E soprattutto, non ha modificato

D’altra parte, l’istituto di Washington assicura che monitorerà “da vicino gli sviluppi dell'inflazione, scesa di recente su base annuale”. La dinamica, secondo il governatore dell’istituto, Janet Yellen, è riconducibile a fattori episodici, come il calo dei prezzi di piani telefonici e farmaci vendibili con ricetta medica”. La Fed, pertanto, stima una risalita dei prezzi al consumo e una stabilizzazione di essi intorno al 2% nei prossimi due anni.

Il mercato del lavoro, peraltro, appare "tonico", con un tasso di disoccupazione a maggio sceso al minimo da 16 anni, al 4,3%. Per Yellen, l’andamento positivo dell'economia americana lascia margini di manovra per procedere nella stretta di una politica monetaria che, comunque, resta accomodante.

Per la prima volta, nella nota ufficiale che accompagna la decisione, il Fomc ha annunciato anche l’avvio quest'anno di una riduzione graduale e prevedibile della dimensione del proprio bilancio.

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09/03/2017 StarNews – BCE lascia i tassi di interesse invariati. Draghi: "Ripresa guadagna slancio e svaniti i rischi di inflazione"

Nell’ultima riunione di politica monetaria, la BCE lascia invariati i tassi di interesse: il principale al minimo storico dello 0,00%, quello sui depositi bancari a -0,40% e il tasso di rifinanziamento marginale allo 0,25%. L'Eurotower prevede di tenerli a questi livelli se non più bassi ancora a lungo, anche oltre l'orizzonte temporale del quantitative easing. Secondo le indicazioni dell’istituto, d'altra parte, il programma si protrarrà almeno fino a dicembre 2017 e con acquisti di titoli che dal prossimo aprile si ridurranno da 80 a 60 mld di euro al mese.

L’istituto, peraltro, ha precisato che il Qe potrà proseguire oltre il 2017 se non si riscontrerà un aggiustamento durevole dell’evoluzione dei prezzi, coerente con il proprio obiettivo di inflazione. Contestualmente agli acquisti netti, ha annunciato reinvestirà il capitale rimborsato sui titoli giunti a scadenza acquistati. E se le prospettive diverranno meno favorevoli o le condizioni finanziarie risulteranno incoerenti con ulteriori progressi verso un aggiustamento durevole dell’inflazione il Consiglio direttivo si è detto pronto a incrementare il programma in termini di entità e/o durata.

I tassi, come previsto dai mercati, restano dunque ai livelli dello scorso maggio, quando la BCE li aveva tagliati a sorpresa di 5 punti base, a un nuovo minimo storico per la zona euro, annunciando anche altre misure espansive, tra cui il rafforzamento del suo programma di allentamento quantitativo.

Nella conferenza stampa a margine del meeting, il presidente della BCE, Mario Draghi, ha ricordato che il Pil dell'area euro è salito dello 0,4% t/t nell'ultima parte del 2016, ai ritmi del trimestre precedente: "Abbiamo visto un aumento dell'occupazione e una diminuzione dei rischi al ribasso sull'economia dell'area in questa prima parte dell'anno. La ripresa sembra guadagnare slancio".

I tecnici della BCE, di conseguenza, hanno rivisto al rialzo le previsioni di crescita dell'area euro al +1,8% sul 2017 e al +1,7% sul 2018 mentre per il 2019 è stata confermata la stima di un +1,6%. "I rischi sulle prospettive di crescita nella zona euro – spiega il capo dell’istituto di Francoforte - sono meno pronunciati ma restano al ribasso e vanno messi in relazione soprattutto con fattori globali".  Resta prematuro, dunque, per l'istituto, iniziare a discutere di "exit strategy" dal Qe.

Riviste al rialzo anche le previsioni di inflazione dell'area euro a +1,7% per il 2017, a +1,6% per il 2018 e a +1,7% per il 2019. “Direi che i rischi di inflazione siano ampiamente svaniti - osserva Draghi - Le aspettative dei mercati per l'andamento dei prezzi al consumo mostrano un deciso miglioramento. Queste stime però - puntualizza - si basano sul presupposto della piena attuazione delle misure di stimolo in corso".

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30/11/2016 StarNews – Dopo otto anni, l’Opec limita la produzione del petrolio. Raggiunta l'intesa a Vienna, Arabia Saudita accetta incremento produzione dell'Iran. Aumenta il prezzo del petrolio

Dopo otto anni, l’Opec limita la produzione del petrolio. Al vertice di Vienna, infatti, i membri dell’organizzazione che riunisce i Paesi produttori dell’oro nero ha raggiunto l’accordo finale dopo lunghe negoziazioni. In particolare, si è deciso di ridurre la produzione dell’organizzazione di 1,2 milioni di barili al giorno, a 32,5 milioni di barili al giorno, in linea con quanto annunciato in via preliminare ad Algeri alla fine dello scorso settembre. Mentre i Paesi non-Opec devono ridurla di 600.000 barili al giorno.

L’intesa è stata raggiunta dopo che l’Arabia Saudita ha accettato che l’Iran aumenti la sua produzione a 3,9 milioni di barili al giorno, per riportare la capacità produttiva del Paese ai livelli pre-sanzioni, premessa indispensabile prima di considerare eventuali tagli.

La notizia fa aumentare il prezzo del petrolio. Il future sul Brent con scadenza febbraio sale dell’8% a 50,07 dollari al barile. Il future sul WTI con scadenza gennaio cresce del 7,3% a 48,52 dollari al barile.

Passano in secondo piano per ora i dati forniti dall'Eia (Energy Information Administration), secondo cui le scorte di greggio (Crude Inventories) si sono ridotte la scorsa settimana negli Usa di 0,9 milioni di barili. Le scorte di benzina, invece, salgono di 2,1 milioni di barili.

Sempre secondo l’Eia, le scorte di distillati sono aumentate di 5 milioni di barili (stime: +1,3 milioni di barili).

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02/11/2016 StarNews – Fed lascia invariato il costo del denaro ma rileva un rafforzamento delle condizioni per un futuro rialzo dei tassi

La Federal Reserve lascia invariato il costo del denaro ma rileva un rafforzamento delle condizioni per un futuro rialzo dei tassi.

Il Fomc (Federal open market committee), il comitato esecutivo della Fed, infatti, come previsto da Wall Street, ha deciso, con otto voti a favore e due contro, di confermare i tassi nel range tra lo 0,25% e lo 0,50%. L’ultimo rialzo risale a dicembre scorso, quando l’istituto aveva alzato i Fed Funds per la prima volta dal 2006.

Nella nota che accompagna le decisioni di politica monetaria, l’istituto di Washington rileva un continuo rafforzamento delle condizioni per un rialzo. Malgrado ciò, ha privilegiato un approccio ancora attendista, per verificare gli ulteriori progressi verso gli obiettivi fissati.

La Fed registra un mercato del lavoro sempre più robusto, una debole espansione della spesa delle famiglie e un’accelerazione dell’attività economica dal modesto ritmo della prima metà dell’anno. L’inflazione, peraltro, osserva l’istituto, nonostante la crescita mostrata da inizio anno, resta sotto il target del 2%.

I rischi di breve termine per l’outlook economico, secondo il Fomc, sono sostanzialmente bilanciati e l’inflazione si profila al 2% nel medio termine, quando gli effetti temporanei della flessione dei prezzi di energia e di quelli alle importazioni si ritiene svaniranno e il mercato del lavoro potrà consoliderà ulteriormente.

La decisione del Fomc era largamente scontata dai mercati, anche perché una svolta nella politica monetaria a novembre era molto improbabile data l'imminenza delle elezioni presidenziali negli Usa e l'incertezza alimentata dalle ultime battute di campagna elettorale.

La normalizzazione dei tassi avviata un anno fa, peraltro, era stata già interrotta dalle incertezze suscitate dall'economia mondiale. Riprenderà verosimilmente a dicembre, con un cambio di  passo che, però, sarà molto graduale, come più volte prospettato dalla presidente della Fed, Janet Yellen. 

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26/10/2016 StarNews – Usa, scorte di greggio a sorpresa calano di 0,6 milioni di barili da -5,2 delle scorsa settimana

Negli Usa, le scorte di greggio (Crude inventories) a sorpresa nella settimana al 21 ottobre calano di 0,6 milioni di barili, a quota 468,2 mbg dopo la flessione della settimana precedente di 5,2 milioni.

Il dato, comunicato dall'Eia (Energy information administration, divisione del Dipartimento dell'Energia americano), diverge fortemente da quello dell’Api (American petroleum institute) che ha stimato un aumento delle scorte di petrolio di 4,8 milioni di barili.

Gli stock di distillati sono scesi di 3,2 milioni di barili a 152,4 mbg, mentre le scorte di benzine sono diminuite di 2 milioni a 226 mbg. Le riserve strategiche di petrolio si confermano a 695,1 mbg.

Le scorte di benzina sono calate di 2 milioni di barili.

Dopo la pubblicazione dei dati sulle scorte, il prezzo del petrolio ha ridotto le perdite a New York, provocando una reazione positiva sulle quotazioni del petrolio, che precedentemente crollavano del 2% penalizzate dalle voci di un passo indietro della Russia nell'accordo con l'Opec.

Sul New York mercantile exchange, il Light Sweet Crude si è quasi riportato sulla parità a 49,91 dollari (-0,10%), mentre il Brent Crude lima lo 0,35% a 50,63 dollari al barile.

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20/10/2016 StarNews – BCE lascia invariati i tassi di interesse a zero. Il governatore Draghi: "Ripresa ancora moderata ma stabile"

Come previsto dai mercati, il Consiglio direttivo della BCE ha deciso di lasciare invariati a zero il tasso di rifinanziamento principale, a -0,25% quello di rifinanziamento marginale e a -0,40% i tassi sui depositi overinght.

L’ultimo taglio al costo del denaro l’istituto lo aveva apportato a maggio scorso, di 5 punti base, a un nuovo minimo storico per la zona euro. E aveva annunciato altre misure espansive tra cui il rafforzamento del programma di Qe. 

L’Eurotower, in una nota, ha prospettato la permanenza dei tassi di interesse a un livello pari o inferiore a quello attuale per un prolungato periodo di tempo e ben oltre l’orizzonte degli acquisti netti di attività.

Sul fronte delle misure non convenzionali di politica monetaria, invece, ha confermato l’intenzione di condurre gli acquisti mensili di attività per 80 miliardi di euro finché non riscontrerà un aggiustamento durevole dell’evoluzione dei prezzi, coerente con il proprio obiettivo di inflazione, dunque, se necessario, anche oltre la fine di marzo 2017.

Alla base della scelta, ha spiegato il presidente della BCE, Mario Draghi, durante la conferenza stampa seguita al meeting, c’è l’andamento della ripresa economica, ancora "moderata ma stabile". "Preserviamo la politica accomodante – rileva Draghi - che può portare l'inflazione vicina al 2% nel medio termine. Al momento il progresso dei prezzi al consumo prosegue lento, in linea con le aspettative e con attese di ripresa anche nei prossimi due anni”.

"Continueremo ad agire utilizzando tutti gli strumenti a nostra disposizione – ha aggiunto - mostrandoci disposti a migliorare il programma di acquisto di asset Qe fino a marzo 2017 o oltre se necessario".

Draghi ha smentito, dunque, le voci su discussioni riguardo a un possibile tapering o a rimozione di stimoli e si è detto favorevole a bassi tassi d’interesse nel lungo periodo: "È improbabile una fine brusca del quantitative easing. A dicembre la visione sarà più chiara".

D’altra parte il governatore ha lamentato la lentezza con cui avanzano le riforme strutturali dei Paesi. E ha invitato i Paesi della zona euro a concentrarsi su un aumento della produttività, in quanto volàno di maggiori investimenti e posti di lavoro.

"L'economia dell'eurozona - ha concluso - continua a mostrare una certa resilienza rispetto a effetti avversi come l'incertezza politica. Merito anche delle misure messe in campo dalla BCE, che assicurano un sostegno certo, creando condizioni molto favorevoli per imprese e famiglie. Lo scenario di base resta però soggetto a rischi al ribasso. I prezzi moderati del petrolio e la ripresa del mercato del lavoro supportano i consumi delle famiglie. Ma la debolezza della domanda straniera penalizza ancora la crescita”. 

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21/09/2016 StarNews – La Fed non cambia nulla ma considera rafforzate le condizioni per un rialzo dei tassi

La Federal Reserve non cambia nulla ma considera rafforzate le condizioni per  un rialzo dei tassi.

Come previsto dai mercati, infatti, il Fomc (Federal Open Market Committee), il comitato esecutivo della Fed, con sette voti a favore e tre contro, ha deciso di lasciare i tassi di interesse invariati tra lo 0,25% e lo 0,50%. L’ultimo rialzo dei Fed Funds da parte dell’istituto risale a dicembre. Ed è stato anche il primo dal 2006.

Nel consueto comunicato successivo alla riunione di politica monetaria, la Fed definisce “rafforzate” le condizioni per un rialzo dei tassi ma ha ritenuto opportuna, al momento, una strategia ancora attendista. L’istituto considera i rischi per l’economia “grosso modo bilanciati”, pur avendo tagliato le previsioni sul Pil statunitense per il 2016 da +2% a +1,8%, e rivisto le stime sull’inflazione per quest’anno dall’1,4% all’1,3%.

Per il 2017, la Fed prevede due rialzi dei tassi anziché tre come prospettato in precedenza. Il target di lungo termine per i Fed Funds è stato tagliato dal 3% al 2,9%.

Si dice “soddisfatta di come sta andando", la presidente della Fed, Janet Yellen, nella conferenza stampa al termine della riunione del Fomc. Alla chairwoman, sembra appropriato un "aumento graduale e un conseguente approccio cauto alla progressiva riduzione della politica monetaria accomodante. La strategia monetaria americana non è su una via prefissata".

“L’inflazione – rileva Yellen - dovrebbe raggiungere il target del 2% entro due o tre anni, mentre il mercato del lavoro si sta rafforzando. In questo contesto l'attuale politica monetaria che è modestamente accomodante, dovrebbe contribuire a fare andare la congiuntura verso gli obiettivi prefissati".

Resta aperto, tuttavia, il dibattito sulla tempistica dei futuri rialzi. "Tra i membri dell'istituto – riferisce  la numero uno della Fed - c'è meno disaccordo di quanto i discorsi pubblici dei governatori facciano pensare".

La decisione della Fed, per quanto attesa, ha galvanizzato le principali borse asiatiche. Chiusa Tokyo per festività, positive, tra le altre, Shanghai dello 0,54%, Shenzhen dello 0,63%, Seul del +0,85% e Taiwan del +0,07%. 

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26/08/2016 StarNews – Yellen: “L'ipotesi di un rialzo del costo del denaro si sta rafforzando”

“L'ipotesi di un rialzo del costo del denaro si sta rafforzando”. A dirlo è la presidente della Fed, Janet Yellen, durante il suo atteso intervento al tradizionale simposio annuale di Jackson Hole.

Nel suo discorso, il capo dell’istituto di Washington ha riconosciuto i miglioramenti economici del Paese, dal mercato del lavoro ai consumi, non compromessi peraltro dalla limatura della seconda lettura del Pil del II trimestre rispetto alla stima preliminare (+1,1% da +1,2%).

Yellen, tuttavia, ha rimarcato la preoccupazione per gli investimenti e per il calo della produttività. “L'outlook economico resta incerto - ha precisato – e la politica monetaria americana non è su una via predeterminata”.

“Un rialzo del costo del denaro – ha detto ieri Robert Kaplan, presidente della Fed di Dallas - potrebbe avvenire in un futuro non troppo lontano”. Di diversa opinione Esther George, presidente della Fed di Kansas City, secondo cui non serve un approccio aggressivo, ma “è tempo di muoversi per alzare il costo del denaro in modo graduale”.

Per Dennis Lockhart, governatore della Fed di Atlanta, un rialzo dei tassi il mese prossimo merita una discussione seria: “Una stretta entro fine anno sarebbe appropriata”. E secondo James Bullard, capo della Fed di St. Louis, un buon momento per alzare i tassi potrebbe essere già settembre.

Malgrado le posizioni dei falchi della Fed, gli investitori continuano a escludere un rialzo già dal prossimo mese, vista anche la vicinanza delle elezioni presidenziali americane, che ricorrono a novembre. Molti, invece, ritengono sia dicembre il mese più indicato.

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22/04/2016 StarNews – L'Eurotower resta accomodante e lascia invariato il costo del denaro. Draghi chiude le polemiche: "BCE è indipendente. Abbiamo mandato per l'Eurozona, non per la Germania"

La BCE lascia invariato il costo del denaro. Nella riunione del Consiglio direttivo, infatti, l’istituto ha deciso di confermare gli attuali tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi nella banca centrale rispettivamente a zero, a -0,25% e, a -0,40%. Confermato anche il quantitative easing, dopo l'estensione a 80 miliardi annunciata a marzo.

Il presidente della BCE, Mario Draghi, nella conferenza stampa al termine del Consiglio, ha ribadito che i tassi di interesse resteranno su questi livelli, se non più bassi, ancora a lungo, sicuramente oltre il periodo degli acquisti di asset della BCE, che dureranno fino a fine marzo 2017 o oltre, finché non sarà raggiunto il target dell'inflazione. A giugno, poi, ha annunciato Draghi, partiranno nuove operazioni di rifinanziamento (TLTRO 2) anche sulle corporate.

I prezzi al consumo sono ancora troppo bassi e potrebbero anche tornare in negativo prima di rialzarsi. L’Eurotower, pertanto, intende continuare a monitorarne l'evoluzione e, se necessario, agirà utilizzando tutti gli strumenti disponibili secondo il suo mandato. Secondo le stime l'inflazione tornerà a salire nella seconda metà dell'anno e per tutto il 2017 e 2018.

Secondo il governatore, le ultime politiche monetarie hanno evitato il pericolo di turbolenze di lungo periodo e hanno contribuito a migliorare le condizioni di finanziamento a imprese e famiglie. Il Pil ha registrato una crescita grazie alla domanda domestica ma resta bloccato dalle esportazioni. Per questo e altri motivi, i rischi restano al ribasso.

"Le politiche monetarie – ha aggiunto - da sole non possono rilanciare l'economia, servono riforme strutturali e più sforzi nell'aumento della produttività e nelle creazione di posti di lavoro, che devono arrivare dall'Ue, ma anche dai singoli Stati. I tassi negativi funzionano e, senza la politica monetaria avviata nel 2012, oggi l'inflazione sarebbe negativa e la crescita ancora più debole, ma negli ultimi anni abbiamo agito quasi da soli".

Il Consiglio direttivo, ha riferito il numero uno della BCE, si è ritrovato unanime nel difendere la propria indipendenza. "Le nostre politiche monetarie sono condivise e difese dall'intero comitato. E non sono molto diverse da quelle che vengono attuate nella maggior parte del mondo. Funzionano ma bisogna dare loro tempo. Certo, con le riforme strutturali i loro effetti sarebbero più rapidi. Gli attacchi che arrivano alla BCE hanno solo l'effetto di minare la fiducia dei cittadini, ritardando i consumi e l'effetto delle nostre politiche. Un altro tipo di dibattito, invece, sarebbe utile per spiegare meglio le nostre politiche. Noi comunque obbediamo alle leggi, non ai politici. La Bce è indipendente. Abbiamo un mandato per l'Eurozona, non per la Germania". Replica così anche alle accuse rivolte all'istituzione monetaria da diversi politici tedeschi. Tra questi, il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, che aveva accusato la politica monetaria della BCE di essere per la Germania causa di problemi "straordinari".

Poi Draghi ha chiuso le polemiche, almeno per ora, sull'ipotesi dell'helicopter money – definita "assurda" dal governatore tedesco, Jens Weidmann - con la quale la BCE avrebbe potuto scavalcare gli istituti di credito e mettere denari freschi direttamente nelle tasche dei cittadini, per rilanciare domanda e prezzi: "Prima di tutto, ci sono difficoltà tecniche e legali, ma la verità è che non ne abbiamo mai discusso".

La reazione delle Borse alla decisione dell’istituto di Francoforte è stata molto moderata. Le principali borse del vecchio continente hanno archiviato la seduta sui livelli precedenti, nonostante le rassicurazioni di Draghi. Invariato il cambio Euro-Dollaro Usa, a 1,129. Oro in aumento (+0,75%) a 1.251,5 dollari l'oncia. Il Petrolio (Light Sweet Crude Oil) perde l'1,45% continuando a trattare a 43,54 dollari per barile.

Torna a scendere lo spread, di 3 punti base a 122, mentre il rendimento del Btp a 10 anni si attesta all'1,45%.

Tra le principali Borse europee, poco mossa Francoforte, che mostra un +0,14%, in calo Londra, a -0,45%, invariata Parigi, a -0,2%, in lieve aumento Milano, a +0,40% (quarto rialzo consecutivo da lunedì scorso).

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10/03/2016 StarNews – Esplode la volatilità dopo la conferenza stampa di Mario Draghi. Freno a mano per i listini e euro ai massimi

Esplode la volatilità dopo la conferenza stampa, a margine della riunione di politica monetaria della BCE, tenuta dal presidente dell’istituto, Mario Draghi, che ha escluso, al momento, ulteriori tagli dei tassi. I listini, così, hanno tirato il freno a mano e la moneta unica, dai minimi intraday, è volata ai massimi.

 

Secondo molti analisti, i commenti di Draghi sui tassi d'interesse (ormai su valori minimi) e l'aumento del numero di “falchi” all'interno del Consiglio direttivo hanno spaventato gli investitori. Oggi il governatore della Bundesbank, Jens Weidmann, non aveva diritto di voto ma le decisioni sono state votate non in modo unanime ma a grande maggioranza.

 

Il cambio euro-dollaro è crollato da 1,0970 circa fino al minimo intraday a 1,0822 dopo l'annuncio delle decisioni della Bce. Ma dopo le parole di Draghi, il cross euro/usd ha accelerato al rialzo fino a quota 1,1159. Il rendimento del Treasury decennale ha toccato un massimo all'1,95% e quello biennale allo 0,95%.

Wall Street, invece, ha ridotto i guadagni, virando in negativo. Il Dow Jones ha lasciato sul terreno lo 0,33%. S&P 500 lo 0,22%, Nasdaq Composite lo 0,32%. 

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28/01/2016 StarNews - La Fed lascia i tassi invariati e torna a toni più accomodanti

Il Fomc (Federal Open Market Committee), comitato esecutivo della Federal Reserve, lascia i tassi d'interesse invariati tra lo 0,25% e lo 0,50%.

 

La decisione, attesa dai mercati, è stata presa all’unanimità, dopo che a dicembre l’istituto aveva alzato i Fed Funds per la prima volta dal 2006.

Nella nota che accompagna le decisioni di politica monetaria, la Fed rileva il rallentamento “della crescita economica rispetto all’ultima riunione dello scorso mese e l'improbabile rapida risalita dell’inflazione verso il target del 2%”.

L’istituto fa riferimento anche alle recenti turbolenze sui mercati: “Stiamo monitorando attentamente gli sviluppi economici e finanziari a livello globale”.

Il nuovo tono accomodante della Fed sembra escludere nuovi rialzi dei tassi nel breve termine. Malgrado ciò si confermano le stime di un’economia ancora in crescita “a un ritmo moderato”, sostenuta dal rafforzamento del mercato del lavoro.

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