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03/03/2022 - StarNews – Eurozona, a febbraio Pmi composito finale a 55,5 punti da 52,3 di gennaio. Pmi del terziario a 55,5 da 51,1 del mese precedente

Nell’eurozona, il Pmi composito finale, sintesi di manifatturiero e servizi, a febbraio si consolida a 55,5 punti da 55,8 della stima flash, 52,3 di gennaio e dai 53,5 punti attesi nel Market movers settimanale.

L’indebolimento del Pmi manifatturiero finale di febbraio (a 58,2 punti da 58,7), infatti, è stato superato dal rafforzamento dell’indice dei servizi, a 55,5 punti, da 55,8 della stima flash, da 51,1 di gennaio e dai 52,5 stimati dagli analisti di Star am.

Si segnala pertanto il rialzo più elevato della produzione composita manifatturiera e terziaria dallo scorso settembre. L’espansione è stata anche la più rapida della media di serie. Tuttavia, poiché la capacità economica è stata frenata dalle carenze della fornitura e dalla scarsità di personale, il valore di crescita si è mantenuto più debole rispetto ai picchi della seconda metà dello scorso anno. I tassi produttivi hanno registrato valori di crescita uguali nel manifatturiero e nel terziario. Il forte miglioramento della crescita terziaria, dopo il rallentamento di gennaio causato dalla pandemia, ha dato la spinta a un generale e più veloce rilancio.

Tra i Paesi dell’eurozona monitorati, l’Irlanda ha indicato la crescita più veloce della produzione combinata del manifatturiero e terziario (a 59,1 punti, massimo in 3 mesi). Seguono la Spagna (56,5, massimo in 3 mesi) Germania (55,6 dalla flash di 56,2, massimo in 6 mesi), Francia (55,5 dalla flash 57,4 e massimo in 2 mesi) e Italia (53,6, massimo in 2 mesi).

“Prima dell’invasione dell’Ucraina – spiega Williamson, capo economista di Ihs Markit –, i dati dell’indagine di febbraio hanno tracciato un quadro di robusto rilancio di crescita dell’economia dell’eurozona. Il Pil ha accelerato a un ritmo superiore allo 0,6%, sostenuto dall’allentamento delle restrizioni pandemiche. Le misure anti covid-19, dopo essere state reintrodotte a gennaio con il maggior rigore degli ultimi otto mesi per contrastare la minaccia dell’ondata Omicron, a febbraio si sono ridotte segnando l’incidenza minima da novembre e rilanciando la spesa, soprattutto nei servizi a più diretto contatto dei consumatori”.

“L’incremento della domanda – prosegue l’economista – ha indicato un’accelerazione e le assunzioni sono aumentate dal momento che le aziende hanno cominciato a prevedere prospettive di miglioramento. Tuttavia, l’attività economica ha confermato i vincoli delle strozzature nella catena di fornitura e delle carenze di personale, che si ripercuotono ancora sul canale distributivo di parecchi beni e servizi. I prezzi hanno registrato il più alto rincaro in quasi un quarto di secolo di raccolta dati. Anche se alcuni di questi ostacoli si ridurranno via via che l’ondata Omicron andrà a dissipandosi, il prezzo dell’energia e di altri beni principali, soprattutto agricoli, stanno di nuovo impennandosi a causa del conflitto in Ucraina. Ciò significa che siamo di fronte al grande rischio che l’inflazione aumenti e duri più a lungo del previsto, limitando il potere d’acquisto delle famiglie”.

“Sebbene una stima dell’impatto del conflitto sia ancora prematura – ha concluso –, è probabile che le prospettive di crescita siano state colpite da una maggiore avversione al rischio e dalle nuove sanzioni, smorzando l’effetto della ripresa dalla pandemia. Nei prossimi mesi, oltre all’aumento dei rischi di inflazione e all’affievolirsi delle prospettive di crescita per le aziende e le famiglie, si aggiunge l’effetto del conflitto in Ucraina che rende ancora più difficile l’azione di controllo dell’inflazione da parte della BCE, intenta a dare sostegno a una robusta ripresa economica”.


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