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01/10/2021 - StarNews – Zona euro, Pmi manifatturiero finale di settembre a 58,6 punti da 61,4 di agosto

Nella zona euro, il Pmi manifatturiero (destagionalizzato) finale di settembre si attesta a 58,6 punti da 58,7 della stima preliminare, 61,4 di agosto e 58,7 della stima degli analisti di Star am, contenuta nel Market movers settimanale. A settembre, dunque, l'indice del settore ha marcato un altro forte miglioramento delle condizioni operative, con gli ultimi dati Pmi che hanno mostrato ancora forti tassi di espansione di produzione, nuovi ordini e occupazione. Detto questo, tutte e tre le variabili hanno osservato rallentamenti, causando il crollo dell’indice principale al livello più basso da febbraio scorso. Il tracollo è stato maggiore di quello di aprile 2020, mese di inizio della pandemia, quando sono state introdotte le misure restrittive sia nel blocco monetario che globalmente. A livello nazionale, sono state le nazioni relativamente più piccole a osservare i miglioramenti maggiori, con l’Austria in cima alla classifica, salita a 62,8, massimo in 2 mesi. L’economia austriaca, inoltre, è stata l’unica a rilevare una crescita manifatturiera mensile più veloce, mentre nelle altre economie dell’area si sono registrati rallentamenti. Al contempo, la Germania ha osservato il maggiore rallentamento rispetto ad agosto, con il relativo indice Pmi principale in flessione di oltre quattro punti, a quota 58,4, minimo in 8 mesi. I Paesi Bassi sono scivolati a 62,0 (minimo in 7 mesi), l’Irlanda a 60,3 (minimo in 6 mesi), l’Italia a 59,7 (minimo in 7 mesi), la Grecia a 58,4 (minimo in 2 mesi), la Spagna a 58,1 (minimo in 5 mesi) e Francia 55,0 (minimo in 8 mesi). "Il settore manifatturiero dell’eurozona a settembre è aumentato a un tasso elevato – ha commentato Chris Williamson, capo economista di Markit –. Malgrado ciò, le aziende hanno riportato una crescita in notevole decelerazione, a causa degli ostacoli causati dalla catena di distribuzione. I problemi sulla fornitura hanno continuato a creare scompiglio in diverse fasce del manifatturiero europeo, con segnalazioni di carenze e ritardi a tassi mai osservati in quasi 25 anni. E non si intravedono segnali di imminente miglioramento. I crescenti problemi legati alla fornitura e ai trasporti non solo sono stati citati come principali ostacoli alla produzione e alla domanda, ma ancora una volta hanno spinto notevolmente al rialzo i prezzi di settembre”. “Al contempo - ha aggiunto Williamson – la crescita occupazionale nel manifatturiero ha rallentato, in parte a causa dei minori bisogni di personale per la diffusa carenza di componenti. Con l’aumento dei costi e le fabbriche che stentano a produrre abbastanza beni per far fronte alla domanda dei clienti, i prezzi medi di vendita all’ingrosso di settembre sono aumentati a un tasso superiore e accelerato al livello simile al salto record osservato a inizio estate”. “La situazione della fornitura – ha concluso l’economista – dovrebbe iniziare a migliorare ora che i casi covid-19 sono in calo e il tasso di vaccinazione sta migliorando in parecchie economie, in particolare in Asia, da dove provengono tanti componenti. Questo processo sarà inevitabilmente lento e potrebbe estendere le problematiche della fornitura e dell’aumento dei prezzi a buona parte del 2022”.
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