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01/02/2022 - StarNews – Zona euro, Pmi manifatturiero finale di gennaio a 58,7 punti da 58,0 di dicembre

Nella zona euro, il Pmi manifatturiero (destagionalizzato) finale di gennaio sale a 58,7 punti (massimo da agosto) dai 59,0 della stima preliminare, dai 58,0 di dicembre (minimo in dieci mesi) e dai 59 stimati degli analisti di Star am nel Market movers settimanale.

Gli ultimi dati del Pmi hanno mostrato a inizio 2022 un rafforzamento del manifatturiero dell’eurozona, con produzione, nuovi ordini e livelli occupazionali che hanno riportato crescite più veloci. Il miglioramento su questi fronti, inoltre, arriva dagli ennesimi timidi segnali di risoluzione dei problemi sulla catena di distribuzione, con il più debole allungamento dei tempi medi di consegna in un anno. Anche il tasso di inflazione dei prezzi di acquisto è diminuito (al livello più debole in nove mesi) ma i prezzi di vendita sono aumentati indicando il secondo valore più alto in quasi 20 anni di raccolta dati.

I dati nazionali hanno mostrato come a gennaio il settore manifatturiero dell’Austria abbia avuto la crescita migliore (61,5, massimo in 4 mesi), e si sono riportate espansioni più veloci nei Paesi Bassi (60,1, massimo in 2 mesi), in Germania (59,8, massimo in 5 mesi) e in Irlanda (59,4, massimo in 2 mesi). Nelle altre economie dell’eurozona si è osservata una forte crescita e invariata da dicembre in Spagna (56,2, valore invariato), mentre miglioramenti più lenti sono stati notati in Italia (58,3, minimo in 11 mesi), in Grecia (57,9, minimo in 6 mesi) e in Francia (55,5, minimo in 3 mesi).

"Pare che sinora i manifatturieri dell’eurozona abbiano resistito alle intemperie causate dalla tempesta Omicron meglio delle precedenti ondate di covid - ha commentato Chris Williamson, capo economista di Markit –. Le aziende hanno riportato a gennaio il maggiore progresso della produzione e dei nuovi ordini in quattro mesi. Anche le previsioni future sono più rosee, con l’ennesimo allentamento dei parecchi ritardi nelle consegne, che ha giocato un ruolo fondamentale nell’incoraggiare i produttori manifatturieri a rivedere al rialzo le proprie previsioni per la crescita del prossimo anno al livello più alto da giugno".

“Il miglioramento, tuttavia - ha aggiunto Williamson –, non è affatto ben distribuito nell’eurozona, con un ritorno alla crescita in Germania, nei Paesi Bassi e in Austria in contrasto con l’espansione più lenta in Italia, Spagna e Grecia e la quasi stagnazione della produzione in Francia. In aggiunta, nonostante alcuni ritardi nelle consegne sono diminuiti dal picco dello scorso anno, i tempi medi di consegna rimangono estesi per parecchi beni chiave e per numerosi beni strumentali, ostacolando la produzione e trasformandosi in una maggiore pressione al rialzo sui prezzi. I prezzi medi di fabbrica sono aumentati al secondo tasso più alto in quasi venti anni, fattore questo che indica come l’inflazione rimarrà elevata nei prossimi mesi. Al contempo, la crescente tensione in Ucraina, la crisi dei prezzi energetici e le previsioni di un inasprimento delle politiche monetarie da parte delle banche centrali a livello globale stanno creando ostacoli aggiuntivi per le prospettive future”.

“Questo scenario – ha concluso l’economista – suggerisce che, malgrado il possibile miglioramento della crisi sulla fornitura, le condizioni della domanda nei prossimi mesi saranno probabilmente meno solidali con i manifatturieri”.


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