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02/05/2022 - StarNews – Zona euro, Pmi manifatturiero finale di aprile a 55,5 punti da 56,5 di marzo, terzo calo mensile consecutivo

Nella zona euro, il Pmi manifatturiero (destagionalizzato) finale di S&P Global ad aprile scende ancora (per il terzo mese consecutivo), a 55,5 punti (minimo in 15 mesi) dai 55,3 della stima preliminare e dai 56,5 di marzo.

La crescita dei manifatturieri dell’eurozona ha perso ulteriore vigore all’inizio del secondo trimestre. La produzione è in marginale espansione a 50,7 da 53,1 di marzo, ossia al tasso più debole dell’attuale sequenza di crescita di 22 mesi. Il progresso più blando è stato accompagnato dal lieve incremento dei nuovi ordini e dalla sostenuta pressione sulla catena di fornitura data dalle restrizioni anti-Covid in Cina e dalle attuale interruzioni causate dalla guerra in Ucraina. Le sfide che sta affrontando la catena di distribuzione, al contempo, hanno accelerato l’inflazione dei prezzi di acquisto al livello massimo in cinque mesi e sono stati riportati aumenti dei costi del carburante ed energetici. I manifatturieri di conseguenza hanno innalzato ad aprile i loro prezzi di vendita al tasso più veloce dell’indagine.

Nello spaccato dei Paesi dell’eurozona monitorati dall’indagine (esclusi Irlanda e Grecia, i cui dati saranno pubblicati il 3 di maggio), i Paesi Bassi hanno registrato ad aprile la crescita maggiore e più veloce (massimo in 2 mesi), a 59,9 punti. Le altre economie, a eccezione della Francia (a 55,7, massimo in 2 mesi), hanno riportato contrazioni, con valori che hanno raggiunto i livelli minimi in oltre un anno (Austria a 57,9, minimo in 15 mesi; Italia a 54,5, minimo in 16 mesi; Spagna a 53,3, minimo in 14 mesi). Gli ultimi dati per la Germania (a 54,6, minimo in 20 mesi) sono particolarmente degni di nota, con le componenti nuovi ordini e produzione in contrazione per la prima volta da giugno 2020.

"Ad aprile - ha commentato Chris Williamson, Chief Business Economist presso S&P Global –, l’attività manifatturiera dell’eurozona ha registrato una crescita vicina alla stagnazione, con la produzione al tasso di crescita più lento da giugno 2020. Non solo le imprese hanno riportato problemi per la mancanza di componenti attualmente aggravati dalla guerra in Ucraina e dal nuovo lockdown in Cina, ma anche l’aumento dei prezzi e la crescente incertezza sulle prospettive economiche future hanno colpito la domanda".

“Allo stesso modo - ha aggiunto Williamson –, la crescita dei nuovi ordini è diminuita fortemente dall’inizio dell’anno, guidata dalla Germania , la cui produzione è tornata a calare per la prima volta in quasi due anni. Crescita modesta anche in Francia, Italia e Spagna. E sembra che la tendenza della produzione sia destinata a peggiorare: le previsioni rimangono molto deboli rispetto agli standard storici e, considerato l’attuale livello delle giacenze, il rallentamento della crescita dei nuovi ordini è indicativo di una contrazione della produzione manifatturiera dell’eurozona nei prossimi mesi. Il forte aumento dei prezzi al contempo porrà ulteriore pressione al ribasso sulla domanda. Un nuovo aumento dei costi, largamente attribuito ai prezzi energetici crescenti e all’ennesima pressione al rialzo dei prezzi pagati per vari altri beni carenti, ha provocato il maggiore rincaro dei beni prodotti registrato in almeno 20 anni di storia dell’indagine comparabile”.

“In breve – ha concluso l'economista -, il manifatturiero dell’eurozona sembra destinato a un periodo difficile, di crollo della produzione e di aumenti di prezzi".


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