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01/06/2022 - StarNews – Usa, Ism manifatturiero a maggio a 56,1 punti dai 55,4 di aprile. Pmi manifatturiero di S&P Global definitivo di maggio a 57,0 da 59,2 di aprile

Negli Usa, l’Ism manifatturiero di maggio sale a 56,1 punti da 55,4 di aprile e dai 54,5 stimati dagli analisti di Star am nel Market movers settimanale.

Il dato, elaborato dall'Institute for Supply Management, segna dunque a sorpresa un’accelerazione e si consolida ben oltre la soglia di invarianza dei 50 punti, oltre la quale segnala un’espansione dell’attività.

Fra le varie componenti dell'indice, quella sui nuovi ordini sale a 55,1 punti da 53,5, mentre quella sull'occupazione scende sotto la soglia critica, a 49,6 da 50,9, e la componente dei prezzi a 82,2 da 84,6.

Il Pmi manifatturiero curato da S&P Global, invece, nel dato definitivo di maggio, scivola a 57,0 punti da 59,2 del mese precedente e da 57,5 della prima lettura. L'indice resta comunque ben oltre la soglia chiave dei 50, che denota un’espansione dell'attività.

"A maggio - ha commentato Chris Williamson, Chief Business Economist di S&P Global - una solida espansione della produzione manifatturiera dovrebbe contribuire a guidare un aumento del Pil nel secondo trimestre, con una crescita della produzione ben al di sopra della media vista negli ultimi dieci anni. Tuttavia, il tasso di crescita ha rallentato. I produttori, infatti, riportano vari problemi, come ritardi nella catena di approvvigionamento e carenza di manodopera, nonché un crescita più lenta della domanda”.

“Il raffreddamento della crescita dei nuovi ordini – ha aggiunto l’economista - è stato in parte legato ai prezzi elevati e alla preoccupazione diffusa tra i clienti per le prospettive economiche. Le pressioni sui costi di input nel frattempo si sono ulteriormente intensificate durante il mese. Anche se i ritardi nella consegna sono stati i minimi da 16 mesi, il potere di determinazione dei prezzi è rimasto fermo nelle mani del fornitore, con l'aumento di energia, salario e costi di trasporto che si aggiungono agli oneri dei costi delle imprese”.

“Il risultato – conclude Williamson - è stato l'aumento dei costi più forte da novembre, alimentando l'ennesima impennata quasi record dei prezzi e rimarcando i timori di pressioni inflazionistiche ancora molto elevate”.


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