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23/06/2022 - StarNews – Zona euro, nella stima flash di giugno, Pmi composito di S&P Global a 51,9 punti da 54,8 di maggio. Nel dettaglio, manifatturiero a 52,0 da 54,6 e servizi a 52,8 da 56,1

Nella zona euro, il Pmi composito, sintesi dei settori manifatturiero e servizi, nella stima flash di giugno decelera a 51,9 punti (minimo in 16 mesi) da 54,8 di maggio.

Il dato, elaborato da S&P Global sulla base di circa l’85% del totale delle risposte del sondaggio, resta così oltre la soglia di invarianza dei 50 punti per il 16esimo mese consecutivo.

Nel dettaglio settoriale, il Pmi del terziario è sceso a 52,8 punti da 56,1 di maggio (minimo da 5 mesi). L’indice del manifatturiero è scivolato a 52,0 punti (minimo in 22 mesi) da 54,6 di maggio. Quello della produzione manifatturiera, invece, è sceso sotto la soglia di invarianza, a 49,3 punti (minimo in 24 mesi) da 51,3 di maggio.

Nello spaccato geografico, la Germania ha indicato l’espansione più lenta, con una forte moderazione della crescita che ha registrato il valore più debole (51,3 punti da 53,7) dalla marginale contrazione di dicembre. Ciò riflette il nuovo calo della produzione manifatturiera e il rallentamento della crescita terziaria. La Germania ha soprattutto rilevato un maggiore tasso di incremento dei prezzi di acquisto, dovuto all’aumento record registrato dal terziario. Sebbene la crescita in Francia abbia superato quella tedesca, è comunque diminuita notevolmente (a 52,8 da 57) segnando i minimi da gennaio. Il declino particolarmente forte della produzione manifatturiera francese si è accompagnato ad una elevata riduzione del settore terziario. Nel resto dell’eurozona nel suo complesso, la crescita della produzione ha rallentato di nuovo rispetto al picco di aprile, scendendo ai minimi da gennaio e a causa di un valore quasi stagnante della produzione manifatturiera e alla più debole espansione dei servizi in cinque mesi.

“La crescita economica dell’eurozona - ha commentato Chris Williamson, capo economista di S&P Global – sta mostrando segni di incertezza visto l’affievolimento della domanda repressa dalla pandemia, acuito dallo shock creato dal costo della vita e dal crollo dell’ottimismo tra aziende e consumatori. Escludendo i mesi delle restrizioni pandemiche, il rallentamento di giugno è stato il più brusco registrato dall’indagine dal picco della crisi globale finanziaria del novembre 2008. Tale rallentamento indica che gli ultimi dati hanno segnalato un tasso di crescita del Pil appena dello 0,2% alla fine del secondo trimestre, in forte discesa dallo 0,6% riportato alla fine del primo trimestre, ma con il peggio che probabilmente arriverà nella seconda metà dell’anno. Il flusso dei nuovi ordini è in una fase di stallo, ed è collegato al crollo della domanda per beni e alla minore domanda per servizi, in particolare da parte dei consumatori a corto di contanti”.

“Al contempo – ha aggiunto l’economista –, l’ottimismo delle aziende è diminuito notevolmente ad un livello raramente osservato prima della pandemia dal crollo economico dell’eurozona del 2012, alludendo a una imminente contrazione, a meno che non si riprenda la domanda. La presenza di giacenze invendute suggerisce che il settore manifatturiero probabilmente cercherà di ridurre la capacità produttiva nei mesi prossimi e questo, assieme al peggioramento generale del settore dei servizi e al crollo dell’ottimismo, colpirà inevitabilmente la crescita occupazionale. Le persistenti pressioni inflazionistiche peggiorano ulteriormente le cose.”.

“Gli indicatori dell’indagine relativi ai prezzi - ha concluso Williamson -, che correttamente hanno anticipato la recente crescita dell’inflazione, sono rimasti elevati a livelli mai osservati nell’eurozona precedente alla pandemia, con un preoccupante crescente rialzo dei costi nel settore dei servizi. La recente contrazione della domanda ha già mostrato segnali di riduzione del prezzo dei beni, facendo intuire che l’inflazione potrebbe raggiungere il picco in un immediato futuro”.


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